domenica 27 dicembre 2020

IL PRIMO GIORNO DELL'ANNO - PABLO NERUDA

Lo distinguiamo dagli altri

come se fosse un cavallino

diverso da tutti i cavalli.

Gli adorniamo la fronte

con un nastro,

gli posiamo sul collo sonagli colorati,

e a mezzanotte

lo andiamo a ricevere

come se fosse

un esploratore che scende da una stella.

Come il pane assomiglia

al pane di ieri,

come un anello a tutti gli anelli…

La terra accoglierà questo giorno

dorato, grigio, celeste,

lo dispiegherà in colline

lo bagnerà con frecce

di trasparente pioggia

e poi lo avvolgerà

nell’ombra.

Eppure

piccola porta della speranza,

nuovo giorno dell’anno,

sebbene tu sia uguale agli altri

come i pani

a ogni altro pane,

ci prepariamo a viverti in altro modo,

ci prepariamo a mangiare, a fiorire,

a sperare.


lunedì 21 dicembre 2020

Lo YAGE - William Burroughs

Il tedesco mi fissò un appuntamento per prendere lo Yage con il Brujo locale […] Lo stregone era sui settanta con un viso da lattante. Aveva la gentilezza insidiosa di un drogato dei vecchi tempi. Arrivai ad una capanna di paglia con il pavimento sudicio mentre stava calando la sera. Mi domandò immediatamente se avevo una bottiglia. Tolsi un quarto di aguardiente dal sacco da viaggio e glielo porsi. Si fece una bella bevuta e passò la bottiglia all’assistente. Io non bevvi perché volevo provare il brivido dello Yage allo stato puro. Il Brujo mise la bottiglia da una parte e si accosciò vicino ad un bacile fissato su di un tripode. Dietro al bacile c’era una nicchia di legno con una immagine della Vergine, un crocifisso, un idolo di legno, piume e pacchettini legati con dei nastri. Il Brujo rimase lì seduto senza muoversi per un gran tempo. Bevve un’altra gran sorsata dalla bottiglia. Le donne si ritirarono dietro una parete di bambù e non si fecero più vedere. Il Brujo cominciò a cantilenare sopra il bacile. Afferrai «Yage Pintar» ripetuto in continuazione. Sferzò l’aria sopra al bacile con uno scopettino per spazzar via quegli spiriti maligni che avessero avuto intenzione di infilarsi nello Yage […] Alla fine scopri il bacile e vi pescò dentro circa un’oncia di un liquido nero e me la porse in una sudicia tazzina di plastica rossa. Il liquido era oleoso e fosforescente. Lo bevvi d‘un ?ato. Amare avvisaglie della nausea. Gli restituì la tazza e lo stregone e il suo assistente bevvero anche loro […]. Dopo un paio di minuti un’ondata di vertigine mi travolse e la capanna si mise a girare vorticosamente. Era come partire sotto l’etere, o come quando si è molto ubriachi e ci si sdraia e il letto si mette a girare vorticosamente. Lampi azzurri mi passarono davanti agli occhi. La capanna prese un aspetto arcaico […]. L’assistente stava fuori in agguato con la palese intenzione di uccidermi. Venni colto da una nausea violenta, improvvisa e mi slanciai verso la porla andando a sbattere con la spalla contro lo stipite. Sentii Furto ma nessun dolore. Camminavo a stento. Nessuna coordinazione. I piedi erano come blocchi di legno. Vomitai violentemente appoggiandomi contro un albero e caddi al suolo in preda ad una disperata infelicità. Mi sentivo intorpidito come se fossi stato ricoperto da strati di cotone […]. Continuavo a ripetere «Voglio soltanto andarmene via di qui». Una stupidità meccanica incontrollabile si impossessò di me […] devo aver vomitato sei volte […] sentivo vomitare e gemere come se fosse stata un’altra persona [.. Le gambe e le braccia cominciarono a contrarmisi in modo incontrollabile […]. Rientrai nella capanna. I lampi azzurri ancora davanti agli occhi. Mi sdraiai e mi coprii con una coperta. Avevo freddo come con la malaria. Improvvisamente mi sentii molto insonnolito. La mattina dopo stavo benissimo a parte una certa stanchezza ed un leggero residuo di nausea.  



sabato 12 dicembre 2020

PAINT IT BLACK – The Rolling Stones

Paint  It Black
, nella sua struttura originale, era considerevolmente più ritmico e funky. Quel che accadde fu che, durante l'intervallo di una session, Bill Wyman scivolò dietro ad un organo Hammond improvvisando una parodia del loro vecchio impresario Eric Easton, che un tempo era stato un organista professionista. Subito Charlie Watts raccolse il ritmo elaborando quel tipico, rigidissimo off-beat che faceva d'accompagnamento alle danzatrici d'harem in scadenti pellicole hollywoodiane; Brian strimpellò la linea melodica sul sitar e da simili bizzarrie nacque l'arrangiamento. Jagger vi adopera due tipi di voce, canta i primi due versi in una cupa ed impassibile tonalità e poi ruggisce il resto della strofa nel suo più celebre strillo sguaiato. 
Vedo una porta rossa e la voglio dipingere di nero
Basta colori da adesso, voglio che sia tutto nero
Vedo le ragazze passare con i loro vestiti estivi
Devo voltarmi fino a quando l’oscurità non se ne va

Vedo una fila di macchine e sono tutte dipinte di nere
Con i fiori ed il mio amore entrambi non torneranno più
Vedo gente che gira la testa e rapidamente distoglie lo sguardo
Come un bambino appena nato, è una cosa che succede ogni giorno

Guardo dento di me e vedo che il mio cuore è nero
Vedo la mia porta rossa devo averla dipinta di nero
Forse scomparirò e non dovrò affrontare la realtà
Non è facile affrontarla quando tutto il tuo mondo è nero

Il mio mare verde non diventerà più blu intenso
Non potevo prevedere che questa cosa ti succedesse anche a te
Se guardi bene nel sole che tramonta
Il mio amore riderà con me prima che arrivi il mattino

Vedo una porta rossa e la voglio dipingere di nero
Basta colori da adesso, voglio che sia tutto nero
Vedo le ragazze passare con i loro vestiti estivi
Devo voltarmi fino a quando l’oscurità non se ne va

Voglio vedere tutto dipinto di nero
Nero come la notte, nero come il carbone
Voglio vedere il sole spazzato via dal cielo
Voglio vedere tutto nero nero nero

Yeah!
Nel febbraio del 1963, Giorgio Gomelsky si accorge di Jagger e compagni e li ingaggia per uno stage di otto mesi nel suo locale di Richmond, il Crawdaddy, dove i Rolling Stones fanno pratica  ripetendo alla noia i blues più classici. Andrew Loog Oldham, scaltro manager londinese, nota il complesso e lo strappa a Gomelsky, decidendo di imporre i cinque come antagonisti dei Beatles. Carica quindi le tinte "sporche" e forti della musica Stones, conia frasi a effetto come "lascereste  che vostra sorella uscisse con uno Stone?" Nel giugno del 1963 esce il primo 45 giri della formazione, Come On un pezzo di Chuck Berry, per l’etichetta musicale Decca. Il pezzo ha fortuna come il seguente, I Wanna Be Your Man, che porta la firma  dei "rivali" Lennon & Mc Cartney. Ci vorrà tempo prima che Jagger e Richard acquistino identità anche sotto il profilo compositivo;  primo brano scritto dal duo sarà Tell Me, sul Lp THE ROLLING STONES. Dopo una cover di Buddy Holly Not Fade Away, nel giugno del 1964 gli Stones ottengono finalmente il primo posto al vertice della classifica della loro carriera con It's All Over Now  di Bobby Womack. Il brano è registrato ai famosi Chess Studios di Chicago, a conferma del legame esistente tra gli Stones e il blues delle origini. Il traguardo del primo posto in classifica sarà tagliato nei mesi successivi anche da Little Red Rooster, The Last Time, Get Off My Cloud e Satisfaction, forse l'inno più celebre del complesso. Sul fronte dei concerti, le "Pietre Rotolanti" sono ormai un gruppo da "tutto esaurito", di qua e di la dell'Oceano. La straordinaria presenza scenica di Jagger maschera certe imperfezioni stilistiche. Con AFTERMATH, gli Stones pubblicano il loro primo album interamente originale. Tra i brani si segnala, per la sua lunghezza, Goin' Home (undici  minuti). I singoli sono comunque il formato preferito degli Stones. Un altro brano famoso del periodo è Paint It Black, che introduce nuovi colori strumentali con l'uso del sitar.

venerdì 4 dicembre 2020

GANDOR - Italo Spinelli

Gangor è la storia del fotoreporter Upin, inviato nel Bengala occidentale per un reportage sullo sfruttamento e la violenza subita dalle donne tribali. A Purulia, accompagnato dal suo assistente Ujan, mentre fotografa un gruppo di indigene intente a lavorare, Upin mette a fuoco Gangor rimanendo profondamente turbato dall’immagine di lei mentre allatta il suo bambino. La foto viene pubblicata in prima pagina su un giornale suscitando scandalo e la vita di Gangor cambia drammaticamente. Upin ignaro di tutto, dopo essere tornato a Calcutta da sua moglie, ossessionato dal pensiero di Gangor, decide di tornare a Purulia per ritrovarla. Upin scoprirà cosi di essere diventato, senza volerlo, strumento della stessa violenza che avrebbe voluto fermare. Upin, impazzito per il senso di colpa, sacrifica tutto per aiutare Gangor, ma alla fine sarà lei a portare avanti con coraggio la denuncia contro gli stupratori. Al processo la mobilitazione delle donne diventerà la sua forza.

Il film è liberamente tratto dal racconto Choli Ke Pichhe (Dietro il corsetto) di Mahasweta Devi. 

Il regista ha dichiarato: “Cos’hai dietro il corsetto, che hai? Choli ke pichhe, kya hai?” È stata una canzone popolare di un film bollywoodiano, di qualche anno fa. Il “choli” è il corsetto che copre la parte media del tronco e lascia scoperta la pancia. Partendo da questo successo, Mahasweta Devi, impegnata da anni a livello politico e sociale a favore delle comunità emarginate, ha scritto un racconto breve, dallo stesso titolo, “Choli ke Pichhe”. (…) Abbiamo girato nei luoghi del racconto, nel distretto di Purulia, a sette ore di macchina da Calcutta. (…) Le donne, in stragrande maggioranza, sono impiegate soprattutto nell’edilizia, trasportate in camion dalla fornace di mattoni alle strade da asfaltare, ai nuovi palazzi. Pagate una miseria, sfruttate, criminalizzate, non parlano il bengalese, vivono senza alcuna garanzia di istruzione o di servizio sanitario. Sono le donne che appaiono intorno a Gangor, la protagonista del film. Lavorare con loro e in mezzo alla loro bellezza è stata per me un’esperienza intensa. Come lo è stato realizzare questo film con una troupe mista, italiana ed indiana, un innamoramento tra culture.

Italo Spinelli (Italia, 1951) è un regista teatrale e cinematografico. Ha messo in scena, fra gli altri lavori, “Creditori” di Strindberg, “La giornata di uno scrutatore” di Italo Calvino e “Platone” tratto dalla Repubblica. Nel 1980 ha esordito nel cinema con Doppio movimento (co-regia P. Grassini) e nel 1989 ha diretto Roma Paris Barcelona. E’ autore di documentari e reportage come Ripensando Lima (1988), Un fiume di Cinema - Sulle tracce di Michelangelo Antonioni (1995) Danzando in Cambogia (1998), Bernardo Bertolucci Hyderabad (2000). È fondatore e direttore artistico del Festival Asiaticafilmmediale, che si svolge a Roma dal 2000.



sabato 28 novembre 2020

Noi non vogliamo più una scuola

Noi non vogliamo più una scuola in cui si impara a sopravvivere disimparando a vivere. La maggior parte degli uomini non sono stati altro che animali spiritualizzati, capaci di promuovere una tecnologia al servizio dei loro interessi predatori ma incapaci di affinare umanamente la vita e raggiungere così la propria specificità di uomo, di donna, di fanciullo. Al termine di una corsa frenetica verso il profitto, i topi in tuta e in giacca e cravatta scoprono che non resta più che una misera porzione del formaggio terrestre che hanno rosicchiato da ogni lato. Dovranno progredire nel deperimento, o operare una mutazione che li renderà umani.

E' tempo che il memento vivere prenda il posto del memento mori che bollava le conoscenze sotto il  pretesto che niente è mai acquisito.

Ci siamo lasciati troppo a lungo persuadere che non c'era da attendere altro dalla sorte comune che la  decadenza e la morte. É una visione da vegliardi prematuri, da golden boys caduti in senilità precoce perché hanno preferito il denaro all'infanzia. Che questi fantasmi di un presente coniugato al passato cessino di occultare la volontà di vivere che cerca in ciascuno di noi la via della sua sovranità!

Per spezzare l'oppressione, la miseria, lo sfruttamento, non basta più una sovversione avvelenata dai valori morti che essa combatte. É venuta l'ora di scommettere sulla passione incomprimibile di ciò che è vivo, dell'amore, della conoscenza, dell'avventura che chiunque abbia deciso di crearsi secondo la sua "linea di cuore" inaugura ad ogni istante.

La società nuova comincia dove comincia l'apprendistato di una vita onnipresente. Una vita da percepire e da comprendere nel minerale, nel vegetale, nell'animale, regni da cui l'uomo deriva e che porta in sé con tanta incoscienza e disprezzo. Ma anche una vita fondata sulla creatività, non sul lavoro; sull'autenticità, non sull'apparire; sull'esuberanza dei desideri, non sui meccanismi di rimozione e di sfogo. Una vita spogliata della paura, dell'obbligo, del senso di colpa, dello scambio, della dipendenza.

Perché essa coniuga inseparabilmente la coscienza e il godimento di sé e del mondo. 


lunedì 23 novembre 2020

UN POVERO VERGOGNOSO – Xavier Forneret

 
L'ha cavata 

Da una  tasca bucata, 

Sotto gli occhi l'ha messa 

L'ha guardata ben bene 

Dicendo:  «Infelice! »

L'ha soffiata 

Con  la bocca umettata; 

Aveva  quasi  paura 

Di un  tremendo pensiero 

Che  lo colse nel cuore. 

L'ha bagnata: 

Una  lacrima ghiacciata 

Che  per caso sgelò; 

La sua stanza è tarlata 

Ancor  Oli di un bazar. 

L'ha strofinata, 

Ma   non l'ha riscaldata; 

Non  sentendola  quasi 

Ché, contratta dal freddo, 

Gli  voltava la schiena. 

L'ha pesata 

Sull'aria appoggiata, 

Come  si pesa un'idea; 

Con  del filo di ferro 

L'ha poi misurata. 

L'ha sfiorata 

Con  la bocca aggrottata. 

Con  terrore improvviso 

Essa allora  gridò: 

Baciami, addio! 

L'ha baciata, 

E  poi l'ha incrociata 

Sull'orologio del corpo, 

Che  mal caricato 

suonava  cupo e sordo. 

L'ha palpata 

Con  mano ostinata 

A  farla morire.

-Si questo boccone

Nutrire mi può

L'ha tagliata 

Lavata 

Portata 

Rosolata, 

L'ha mangiata. 

Quando non era ancora grande, gli avevano detto: "Se hai fame, mangiati una mano".



lunedì 9 novembre 2020

THE BEAT GOES ON – Sonny & Cher

Nel gennaio del 1967, la coppia Sonny & Cher pubblica The Beat Goes On: numero 2 nella Billboard Hot 100, conquista posizioni alte anche nel resto del mondo, raggranellando un totale di circa 4 milioni di copie vendute. Sorretta da un groove irresistibile, la canzone è una sorta di commento su mode, fatti e cambiamenti dell'epoca dalla minigonna alla guerra in Vietnam, dai tabelloni elettronici che segnano i punteggi delle partite di baseball alle teenyboppers, le adolescenti che idolatrano le pop star. In questo brano Bono riesce a fotografare perfettamente lo spirito di quegli anni; oltretutto, "the beat goes on" è la frase incisa sulla sua tomba, nonché la canzone che Cher cantò al suo funerale.
I tamburi continuano a battere un ritmo martellante al cervello
(la de da de de, la de da de da)

Charleston era una volta la rabbia, 
la storia ha voltato pagina, 
la minigonna è la cosa attuale, 
tennybopper è il nostro re appena nato, 

e il ritmo continua, il ritmo continua
i tamburi continuano a battere un ritmo martellante al cervello
(la de da de de, la de da de da)

Il negozio di alimentari del Supermart, 
le bambine continuano a spezzare i loro cuori, 
e gli uomini ancora continuano a marciare per la guerra
elettricamente tengono un punteggio baseball

E il ritmo continua, il ritmo continua
i tamburi continuano a battere un ritmo martellante al cervello
(la de da de de, la de da de da.)

Le nonne si siedono sulle sedie a ricordare
ragazzi continuano a seguire le ragazze per ottenere un bacio
le automobili vanno sempre più veloci
Bums piange  ancora 'Ehi amico, hai un centesimo?

E il ritmo continua, il ritmo continua
i tamburi continuano a battere un ritmo martellante al cervello
(la de da de de, la de da de da)
e il ritmo continua, si il ritmo continua 
e il ritmo continua, il ritmo continua
il ritmo continua, il ritmo continuano
il ritmo va
Di origine italiana, trasferitosi a Inglewood, California, dalla natia Detroit, Salvatore Bono lascia la scuola nei primi anni '50 e comincia a impegnarsi in svariati lavori mentre scrive canzoni e cerca di introdursi nell'ambiente musicale. Nel 1957 la sua High School Dance viene incisa da Larry Williams e appare sul retro di Short Fat Fanny. In seguito al buon successo che riscuote la composizione, Bono ottiene un lavoro di produttore per la Specialty di Hollywood e registra qualche pezzo con lo pseudonimo Don Christy. Mentre continua la sua attività compositiva, passa alla Hi-Fi Records e poi forma senza successo un paio di etichette, Dak e Thrush. Nel 1963 divorzia dalla moglie, sposata nel 1954, e inizia a lavorare come assistente di Phil Spector alla Philles Records. In questo periodo scrive, assieme a Jack Nitzsche, il pezzo Needles And Pins che, all'inizio del 1964, diventa un grosso successo per i Searchers. Cherilyn Sarkasian La Pier, di origine armena e indiana Cherokee, interrompe gli studi regolari verso il 1962 per studiare recitazione a Hollywood. Per pagarsi le lezioni lavora come corista ed è a una session delle Ronettes, nel 1963, che incontra Sonny Bono. L'anno successivo i due si sposano. Sempre nel 1964 la coppia incide The Letter per la Vault, con il nome di Cesar And Cleo, e Baby Don't Go per la Reprise, come Sonny & Cher. Nel 1965 il duo passa alla Atlantic e il secondo 45 giri, I Got You Babe, sale al primo posto della hit parade in luglio. Vende circa tre milioni di copie e segna l'inizio di una grande popolarità che dura tre anni circa. 



domenica 1 novembre 2020

Il mio nome è Sean Connery

Addio Sean Connery. L’attore scozzese è morto la scorsa notte nella sua villa alle Bahamas. La scorsa estate aveva compiuto 90 anni. Nato a Fountainbridge, sobborgo di Edimburgo, il 25 agosto 1930, da genitori di modeste condizioni, Thomas Sean Connery lasciò la scuola a sedici anni e si arruolò nella Royal Navy, che dovette lasciare per colpa di un'ulcera. Fece i classici mille mestieri (bagnino, lavapiatti, muratore, guardia del corpo); poi, alto, prestante e bello com'era, trovò anche lavoro come modello e rappresentò la Scozia nel concorso di Mister Universo del 1953, malgrado la precoce calvizie iniziata a soli diciannove anni. Ma per fortuna i parrucchini esistono e Sean, che mirava in alto, dopo piccole parti in tv e al cinema (incluso un film di Tarzan) affrontò i concorsi per incoronare il futuro 007. Scelto da Albert Broccoli e Harry Saltzman, iniziò la sua carriera di agente segreto con un primo film a modesto budget, Agente 007 licenza di uccidere (1962), il cui inaspettato successo ne generò poi altri sei: tutti interpretati da lui, ambientati in universi filmici sempre più complessi, futuribili e costosi. Quando, a 32 anni, Sean Connery si candida per portare sul grande schermo l'agente 007, deve gareggiare con Cary Grant, James Mason e Richard Burton. Ma è lui il prescelto, quello che arriva per primo ad ammirare il bikini bianco di Ursula Andress ('007 - Licenza di uccidere', Terence Young, 1962), il cui inaspettato successo ne generò poi altri sei: tutti interpretati da lui, ambientati in universi filmici sempre più complessi, futuribili e costosi

 Agente 007,  licenza di uccidere (Dr. No, Gb 1962, col, 105') Terence Young.   

James Bond (Connery), agente del controspionaggio inglese, viene inviato in Giamaica a indagare sulla misteriosa scomparsa di un suo collega. Primo episodio di una serie fortunatissima per merito anche della felice scelta di Sean Connery nei panni dell'agente uscito dalla penna di Ian Fleming. Ma in questo folgorante esordio di 007 dove smaschera il dottor No, che da un'isoletta lancia raggi capaci di deviare razzi e navicelle spaziali. Catturato degli aiutanti del dottore, riesce a distruggere il suo laboratorio. Lasciarono il segno anche la sensualità della Andress che pesca in bikini bianco, gli sfondi esotici, i metodi da brivido con cui i nemici di Bond provano a eliminarlo, i bellissimi titoli di testa creati da Saul Bass. Il primo «007 ebbe un successo inaspettato, che meravigliò i suoi stessi produttori

A 007, dalla Russia con amore (From Russia with Love, Gb 1963, col, 116') Terence Young. 

Dal romanzo di Ian Fleming, secondo episodio e probabilmente il migliore della serie dedicata a James Bond. L'organizzazione criminale Spectre vuole impossessarsi di una sofisticata macchina sovietica, il Lektor. A capo c'è una donna pronta a tutto, ma Bond (Connery) sventa le trame della Spectre, un'organizzazione criminale che vuole dominare il mondo. Naturalmente a collaborare con Bond tra Istanbul, l'Orient Express e Venezia c'è una spia russa, innamorata di lui più che della propria patria. C'è Robert Shaw, l'attore dello Squalo, a contrastare 007, mentre la Bond Girl di turno è Tatiana Romanova (Bianchi). Avvincente e ironica spy-story, influenzata dal clima di disgelo anni Sessanta, con molta azione e altrettanta suspense. Inizio folgorante con Bond che esce dall'acqua, si toglie la muta e sotto ha un impeccabile smoking. Bello il duello rusticano tra le zingare.

Agente 007, missione Goldfinger (Goldfinger, Gb 1964, col, 109')  Guy Hamilton. 

Sull'onda del successo dei primi due film i produttori cominciarono a fare della fantascienza. Auric Goldfinger (Fritibe) vuole far scoppiare una bomba nucleare dentro al deposito aureo degli Stati Uniti: contaminato l'oro americano, potrà così veder aumentare a dismisura il valore del suo. Terzo 007 della serie, uno dei migliori, anche perché all'ineffabile Bond di Connery si contrappone in modo convincente il Goldfinger del bravo attore tedesco Gert Fr6be. Fa la sua apparizione la celebre Aston Martin DB4 «elaborata» con ogni tipo di diavoleria tecnologica. L'omonimo tema musicale, cantato da Shirley Bassey, divenne un hit. 

Agente 007, Thunderball — Operazione tuono (Thunderball,  Gb   1965, col, 125') Terence  Young. 

L'organizzazione internazionale del crimine ricatta la NATO con la minaccia di far esplodere due bombe atomiche nascoste nelle Bahamas. Dopo una lotta senza esclusione e peripezie subacquee di colpi 007 risale all'ideatore del progetto e lo uccide quando sta per garantirsi la salvezza. Al suo quarto episodio il ciclo mantiene ancora una certa freschezza. Statuario e infinitamente cattivo, Celi è un efficace emissario del Male.

Agente  007, Si vive solo due volte (You Only Live Twice, Gb 1967, col, 116') Lewis Gilbert. 

James Bond, che non è morto come credono persino i suoi capi; è pronto ad affrontare una nuova missione. A  turbare la pace del mondo è sempre la Spectre, che questa volta sabota a turno le navicelle spaziali americane e russe, nella speranza di portare alla guerra le due superpotenze. Per scongiurare il pericolo, 007 dovrà andare in Giappone sotto false spoglie e sgominare un'organizzazione criminale nascosta in un vulcano spento e il cui scopo è di provocare la terza guerra mondiale. Sceneggiate da Roald Dahl, le avventure di Bond cominciano qui ad aumentare la loro componente fantastica e inverosimile, destinata ad affermarsi in misura ancora maggiore negli episodi successivi. 

Agente 007, Una cascata di diamanti (Diamonds Are Forever, Gb 1971, col, 122') Guy  Hamilton.  

Un'enorme quantità di diamanti rubati viene usata per la costruzione di un satellite capace di distruggere l'armamento nucleare delle grandi  potenze. 007 scopre la  base di lancio e la distrugge con l'aiuto dell'aviazione statunitense.




mercoledì 28 ottobre 2020

La città di Afyonkarahissar

La città di Afyonkarahissar, che in turco significa per l'appunto Castellonero dell'Oppio, si stende attorno ad uno sperone d'arenaria alto una cinquantina di metri, in cima al quale si trovava il castello nero in questione, che vigilava sull'oppio di tutta la provincia che confluiva in città ogni estate. Attorno al 1800 si trattava di un'attività ordinata, metodica e accuratamente regolata, che proseguiva in questo modo da quasi ottocento anni.

Quando soffia il vento  giusto, le donne di Afyon vanno nei campi a raccogliere il succo del papavero, e il vento che soffia all'inizio dell'estate sull'altopiano anatolico, in Turchia, scuotendo dolcemente nel tardo pomeriggio gli ultimi petali di papavero rimasti, è proprio quello che ci vuole. Dopo aver inciso due linee per il lungo sulla capsula verde, la donna che pratica le incisioni tiene in mano per un momento lo stelo, e il lattice esce da solo, attraverso quei piccoli tagli, ad incontrare il soffio fresco e carezzevole della brezza. Ne viene fuori soltanto una goccia: se il vento fosse appena più forte, il succo colerebbe e andrebbe perduto, ma il vento giusto lo fa solo uscire, lo fissa sulle scanalature e comincia subito a farlo seccare. Il papavero turco non è una varietà molto produttiva, e venticinque chili per ettaro sono già un ottimo risultato. Prendendo il vento durante la notte, il succo diventa di un colore perlaceo, poi rosato, e poi quasi marrone. Il mattino dopo, quando le donne tornano a staccarlo (nella provincia di Afyon dopo la metà di giugno non c'è pericolo di rugiada), l'oppio assomiglia già molto a quello che il consumatore fumerà o mangerà. L'oppio ed i petali sono praticamente le uniche parti della pianta che le donne di Afyon non adoperano: i semi finiscono nel pane e le foglie nelle insalate, l'olio si usa per cucinare, con gli steli s'intrecciano spessi tessuti con cui si rappezzano i soffitti, e le capsule seccate e tritate diventano mangime per il bestiame. Ad Afyon soltanto gli uomini fumano oppio, e neanche tanto: la maggior parte viene confezionato dalle donne in pani regolari di poco meno d'un chilo, che vengono avvolti in foglie di papavero e lasciati quindi ad indurire all'aria aperta un paio di giorni. Poi i pani vengono liberati dalle foglie e cosparsi di un leggero strato di semi di acetosa, per impedire che si appiccichino l'uno all'altro, e infine vengono messi in ceste di vimini foderate di tela per essere trasportati a Castellonero  dell'Oppio. 


mercoledì 21 ottobre 2020

SOSPESE - Pier Felice Castrale

Sospese – le nostalgie

come gocce d’acqua

distese malinconie invernali

quasi un rubare l’affetto

la mano abbandonata

in una stanza calda

fuori risse di venti e neve.

Tornare …

senza annegare nell’illusione 

d’un sogno lungo e rapido

treni per luoghi lontani

ritardi – e ancora attese

Tornare …

distrattamente la mano

lucida

il bracciolo della poltrona

Aspettare …

(Pier Felice Castrale 7 agosto 1955 – 14 dicembre 2010) è vissuto a Torino ed è stato poeta suo malgrado: “Non fu mai mia seria intenzione fare il poeta ma è successo, semplicemente perché questo è il modo più completo d’esprimersi


lunedì 12 ottobre 2020

AQUALUNG - Jethro Tull

La mistura esplosiva di hard-rock, folk britannico, strumenti di tradizione classica e la tendenza a una peculiare deformazione ritmica della forma-canzone, fanno di "AQUALUNG" il disco musicalmente più vario ed equilibrato della produzione della band.
Aqualung inizia con un riff distorto, scandito da attimi di geniale silenzio, poi il brano prosegue sorretta dalla voce stentorea e nasale di Anderson, capace di notevoli cambi di registro, e magistrale nell'equilibrare la melodia della chitarra con glissando e improvvise ruvidezze, mentre dipinge lo squallido quadretto urbano, con Aqualung seduto da solo nel parco: "Sitting on a park bench, eyeing little girls with bad intent". Il repentino dimezzamento del tempo a metà canzone introduce la vena acustica del gruppo e aggiunge un effetto drammatico al tormentato e ancestrale rapporto fra uomo e religione, fra dubbio, menzogne e fede impastata alla condizione dei miserabili, degli emarginati striscianti nei bassifondi della società. 
Seduto su una panchina al parco
Adocchia le bambine con cattive intenzioni.
Il naso gli cola,
Si pulisce le dita unte sui suoi abiti sudici.
Si asciuga al sole freddo,
E nel frattempo continua a guardarle.
Si sente a disagio,
E sputa pezzi della sua sfortuna.
 
Freddi raggi di sole,
Un vecchio che vaga da solo.
Passa il tempo
Nell' unico modo che conosce.
Le gambe gli fanno male
Mentre si piega a raccogliere un mozzicone,
Poi va al cesso
E si riscalda i piedi.
 
Si sente solo,
L' esercito è in giro
Salvezza alla moda
E una tazza di tè
Aqualung amico mio
Non scostarti pieno di imbarazzo
Povero diavolo non vedi che sono solo io?
 
Ti ricordi ancora
La nebbia gelata di dicembre,
Quando il ghiaccio
Attaccato alla tua barba
È dolore lancinante?
E ti conquisti i tuoi ultimi respiri a fatica
Che suonano come quelli di un palombaro,
E i fiori sbocciano
Come la pazzia a primavera
 
Freddi raggi di sole,
Un vecchio che vaga da solo.
Passa il tempo
Nell' unico modo che conosce.
Le gambe gli fanno male
Mentre si piega a raccogliere un mozzicone,
Poi va al cesso
E si riscalda i piedi.
 
Si sente solo,
L' esercito è in giro
Salvezza alla moda
E una tazza di tè
Aqualung amico mio
Non scostarti pieno di imbarazzo
Povero diavolo non vedi che sono solo io?  
 
Aqualung amico mio
Non scostarti pieno di imbarazzo
Povero diavolo non vedi che sono solo io?
 
Seduto su una panchina al parco
Adocchia le bambine con cattive intenzioni.
Il naso gli cola,
Si pulisce le dita unte sui suoi abiti sudici.
Si asciuga al sole freddo,
E nel frattempo continua a guardarle.
Si sente a disagio,
E sputa pezzi della sua sfortuna
Fra le più  longeve e influenti  formazioni inglesi, i Jethro Tull iniziano a Blackpool nel 1967. Ian Anderson e Glen Cornick provengono dai John Evan's  Smash, mentre Mick Abrahams e Clive Bunker arrivano dai McGregor's Engine di Luton. Nel novembre del 1967, dopo una parentesi come Bag Of Blues, Anderson, Abrahams e Bunker, assieme al bassista Glen Cornick, formano i Jethro Tull. Quando il nome di un agronomo inglese del '600, Jethro Tull, appare alla ribalta, c'è chi si ingegna già a trovare marchi di fabbrica come rock-blues-folk per questa musica. Una varietà di tematiche che non può non affascinare: i riff blues della chitarra di Abrahams, venature antiche ad affiorare nei punti più impensati del tessuto sonoro, tutto costruito attorno ad uno strumento tradizionalmente «povero» e snobbato, il flauto; Il leader è un estimatore di Roland  Kirk. Anderson soffia, parla, sospira, grida nel suo tubo di metallo, vestito come uno straccione: la sua presenza magnetica sembra fare di lui, più che di ogni altro, il messia di una nuova era. Il loro primo album THIS WAS si fa già notare con brani come: Beggar's  Farm, Dharma For One, We Used To Know, giganteschi calderoni di idee sorprendenti; Nothing Is Easy, A Song For Jeffrey per graffiare in modo indelebile i meandri più nascosti della nostra rabbia ed emotività. I Jethro Tull sono già Ian Anderson, magico cesellatore di atmosfere. STAND UP, il secondo album, sembra già suggerire da solo una miriade di nuovi messaggi al blues: che in Inghilterra appare solo un modo di interpretare il pentagramma. E qui la rappresentazione assume toni inusitati, sempre meno piatti e scontati: illusioni forse troppo grandi che iniziano a prendere piede, ma la certezza che la strada può essere ricca di soddisfazioni. BENEFIT segna il punto più alto della parabola del gruppo: il suono che ti avvolge  completamente e definitivamente, in una curiosa dimensione di dolcezza e di intuizioni folgoranti; la voce di Ian, maestosa e sempre efficace, a guidarti per mano con semplicità e profondità. Musica che  nasconde le emozioni più colorate in ogni respiro, costruita con una sapienza ed incisività irripetibili.  Con AQUALUNG il gruppo si eleva definitivamente al rango di superstar.

sabato 3 ottobre 2020

POLL - Chris Kraus

Alla vigilia della prima guerra mondiale la quattordicenne Oda von Siering fa ritorno a casa, a Poll, sulla costa del Baltico, regione dove faticosamente convivono tedeschi, russi ed estoni, ai confini tra Germania e Impero Russo durante l’oscuro declino di un’epoca. Il padre di Oda, Ebbo (Edgar Selge), è uno scienziato morboso e inquietante che predilige misteriosi esperimenti sulla razza e controlla la famiglia in modo crudele, in particolare la zia Milla, aristocratica perduta tra musica e tradimenti. Curiosa e ribelle, Oda finisce per prendersi cura di un anarchico estone ferito, nascondendolo agli occhi di tutti. Ma quel che sembrava un romantico gioco infantile si trasforma presto in atto di sfida capace di innescare un’incontrollabile reazione a catena, l’alba di una rivoluzione che verrà.

POLL è vagamente basato sulle memorie della poetessa berlinese (1900-1988, una prozia del regista Chris Kraus), in cui descrive la sua visita d'infanzia nella provincia russa del Mar Baltico dell'Estonia, poco prima dello scoppio della prima guerra mondiale. La storia mutevole di questo paese è poco conosciuta oggi: i crociati tedeschi avevano conquistato gran parte degli Stati baltici nel Medioevo, ma alla fine caddero sotto l'egemonia dell'impero zarista. All'inizio del XX secolo, il governo russo esercitò crescenti pressioni sui tedeschi baltici, che furono privati dei loro privilegi, della loro cultura e del loro dominio sugli estoni soggiogati. Nel 1939 gli ultimi tedeschi baltici furono inglobati nel "Terzo Reich".                La ragazza si trova immersa in una regione di confine: un territorio dove russi, estoni e la vecchia aristocrazia tedesca convivono in un precario equilibrio, che proprio in quel fatidico 1914 sarebbe stato cancellato per sempre. Oda rappresenta l’anomalia, che come un teorema pasoliniano fa irruzione in questo equilibrio fragile e lo spazza via con la forza della sua umanità. Oda si scontrerà con il pre-nazismo scientifico rappresentato dal padre Ebbo Von Siering (un medico e scienziato), con l’immobilismo di una società che è restia al cambiamento (“niente cambia!” urla Ebbo) e infine incontrerà Schnaps, un ribelle anarchico ferito dall’esercito russo, accudendolo e forse innamorandosene. Imparerà a conoscerlo e con lui coltiverà la sua nascente passione per la poesia: straordinaria la sequenza di Oda che inscena un vero e proprio spettacolo teatrale per la sua famiglia, parlando semplicemente dei bacilli presenti in una goccia d’acqua: scienza e arte in lei convivono e si “illuminano” a vicenda.

Chris Kraus (Germania, 1963) ha ottenuto un notevole successo con il suo primo lungometraggio Scherbentanz (Shattered Glass, 2002), insignito di due riconoscimenti del Bayerischer Filmpreis. Il suo secondo lungometraggio Vier Minuten (Four Minutes, 2006) è stato uno dei film tedeschi di maggior successo degli ultimi anni e ha vinto più di 50 premi, in Germania e all’estero. Kraus è inoltre un rinomato regista teatrale (Premio Abbiati di Reggio Emilia per l’opera Fidelio). 


sabato 26 settembre 2020

Juliette Gréco

Settant'anni di musica, figura emblematica dell'esistenzialismo, una giovinezza marcata dall'impegno politico fin da quando giovanissima venne arrestata e picchiata dalla Gestapo nella Francia occupata dai nazisti, mentre insieme alla sorella Charlotte cercavano la madre deportata.

"Mi batterò fino alla fine per la felicità; contro il terrore, il terrorismo intellettuale, l’indifferenza e la perdita dell’unico tesoro che dobbiamo preservare ad ogni costo: la libertà. La libertà di stare al mondo come desideriamo, di pensare, di ridere, di dare, di scambiare e di amare senza vincoli tutto ciò e tutti coloro che amiamo. Cantare è la mia arma, il mio modo di difendere la libertà. Credo nell’importanza delle parole, nel loro potere. Scegliere un testo e cantarlo è un atto di responsabilità; scelgo di mettermi al servizio dei testi, di interpretarli, di cantarli per renderli più accessibili. Le parole sono autonome, io faccio del mio meglio per aiutarle a entrare nella vita vera. Un giorno, a Parigi, ho sentito Si tu t’imagines fischiettata da un operaio che lavora su un ponteggio. Mi sono venute le lacrime agli occhi. È stata la ricompensa più bella. La poesia era là, scesa in strada. Non era una prerogativa dei ricchi, dei colti, di quelli che hanno studiato. Ero riuscita a trasmettere un po’ di poesia e a renderla più vicina, accessibile a tutti. Non ho mai avuto timore di presentare idee forti, testi rivoluzionari, pungenti o provocatori, sensuali, maliziosi, erotici o persino sessuali. Ogni genere di censura mi disturba. Interpretando quelle opere, rivendico il diritto alla libera espressione. Il palcoscenico è una tribuna che mi viene concessa, e me ne servo. Ringrazio, ma me ne servo. Non sono innocente." (Juliette Gréco)




 

sabato 19 settembre 2020

Vi è un piacere nei boschi inesplorati- George Gordon Byron

Vi è un piacere nei boschi inesplorati

e un’estasi nelle spiagge deserte,

vi è una compagnia che nessuno può turbare

presso il mare profondo,

e una musica nel suo ruggito;

non amo meno l’uomo ma di più la natura

dopo questi colloqui dove fuggo

da quel che sono o prima sono stato

per confondermi con l’universo e lì sentire

ciò che mai posso esprimere

né del tutto celare.

George Gordon Byron (1788-1824) fu il più influente tra i poeti romantici inglesi. La sua poesia, infatti, creò una moda, diffusasi rapidamente in tutta l'Europa, che fu considerata la quintessenza del romanticismo. Era una poesia che si proponeva di esprimere "il male del secolo", l'inquietudine, l'irrequietezza, la malinconia e lo spirito di ribellione contro qualsiasi ordine precostituito


sabato 12 settembre 2020

PRESENCE OF THE LORD - Blind Faith

Eric Clapton dopo lo scioglimento dei Cream, è nei Blind Faith con Steve Winwood che suona anche con Hendrix, unisce armoniosamente l’organo alla chitarra di Eric che, quando si libera ha un effetto esplosivo, come nello splendido assolo di questa Precence of The Lord. 
È un brano scritto interamente da Clapton, da cui emerge il suo cammino spirituale iniziato anche grazie al suo amico George Harrison.
Ho finalmente trovato un modo di vivere proprio come non ho mai potuto fare prima.
So che non ho molto da dare, ma posso aprire qualsiasi porta.
Tutti conoscono il segreto, tutti sanno il punteggio.
ho finalmente trovato un modo per vivere nel colore del Signore.

ho finalmente trovato un posto dove vivere, proprio come ho mai potuto prima.
E io so che non ho molto da dare, ma presto saprò aprire qualsiasi porta.
tutti conoscono il segreto, tutti sanno il punteggio.
ho finalmente trovato un posto dove vivere in presenza del Signore.
alla presenza del Signore

ho finalmente trovato un modo per vivere, proprio come ho mai potuto prima.
E so che non ho molto da dare, ma posso aprire qualsiasi porta.
tutti conoscono il segreto, ho detto tutti sanno il punteggio.
ho finalmente trovato un modo per vivere nel colore del Signore.
nel colore del Signore.
Un solo disco prodotto dal supergruppo che comprendeva Eric Clapton, Ginger Baker, Ric Grech e Steve Winwood,  Blind Faith (numero 1 sia in UK che in USA) fuse con successo il blues rock meravigliosamente pomposo dell’ex gruppo di Clapton e Baker, i Cream, e il rock più intimo dei Traffic di Winwood, in un ibrido che nei momenti migliori scintillava di luce purissima.
Super perché metteva insieme i cocci dei Cream (Eric Clapton chitarra, Ginger Baker batteria) con quelli dei Traffic (Steve Winwood voce, organo, piano elettrico e chitarra), completati con l'ottimo Rich Grech (basso e violino) dai Family. La figura centrale del progetto è comunque Winwood: sue tre composizioni su sei, con il resto diviso fra una cover di Buddy Holly, un numero firmato da Baker che è in sostanza un lungo assolo di batteria ed infine un unico contributo di Clapton.
La parabola di questa band fu brevissima, solo una manciata di mesi, a causa dei dissidi interni scaturiti dalle forti personalità dei componenti (d’altronde la vita dei supergruppi non è mai stata troppo longeva). I Blind Faith produssero un solo omonimo disco nell’agosto del 1969 che ebbe un successo straordinario ed è considerato come una delle migliori dischi rock di tutti i tempi. Basti pensare che il loro primo concerto fu tenuto il 7 giugno 1969 all’Hyde Park di Londra di fronte a 150.000 persone e che l’album vendette circa 500.000 copie in un mese arrivando al primo posto sia negli U.S.A che in Inghilterra!
La copertina originale del disco ritrae un’undicenne nuda (Mariora Goschen) con in mano un superjet di metallo, ma fu censurata in alcuni paesi, tra i quali l’Italia, per i suoi riferimenti ritenuti esplicitamente erotici. In realtà le intenzioni del grafico Bob Seidemann erano altre: il superjet rappresenterebbe, infatti, il frutto dell’albero della conoscenza, mentre la bambina quello dell’albero della vita.








venerdì 4 settembre 2020

ZUI AI (love for life) - Gu Changwei

 

In un piccolo villaggio cinese, un traffico illecito di sangue ha diffuso l’AIDS nella comunità. La famiglia Zhao è al centro della vicenda: Qi Quan, il figlio maggiore, è stato il primo a indurre i vicini a donare il sangue con la promessa di denaro veloce. Il nonno, disposto a tutto pur di rimediare al danno causato dalla sua famiglia, trasforma la scuola locale in una casa di cura per i malati. Fra i pazienti c’è il suo secondo figlio De Yi (Aaron Kwok), che affronta la morte imminente con rabbia e incoscienza. De Yi incontra la bellissima Qin Qin (Zhang Ziyi), moglie del cugino, recente vittima del virus. I due sono attratti l’uno dall’altra, condividendo l’amarezza e la paura del loro destino. Pur senza aspettative per il futuro, diventano amanti ma si accorgono presto di essere davvero innamorati l’uno dell’altra. Il sogno di vivere la loro relazione in modo legittimo e libero viene compromesso quando i compaesani li scoprono: con il tempo che scivola via, devono decidere se arrendersi o dare una possibilità alla felicità prima che sia troppo tardi.

Gu Changwei (Cina, 1957) ha studiato alla Beijing Film Academy e fa parte della rinomata “Quinta generazione” che ha rivoluzionato il cinema cinese. Ha cominciato la carriera come direttore della fotografia, collaborando con Chen Kaige e Zhang Yimou in film come Háizi Wáng (King of the Children), Hong gao Liang (Sorgo rosso), e il capolavoro del 1993 Ba Wang bie ji (Addio mia concubina). Nel 2005 ha diretto il suo primo film, Kong que (Peacock), che ha vinto l’Orso d’argento al Festival di Berlino. Nel 2007 ha realizzato Li Chun (And the Spring Comes) presentato al Festival Internazionale del Film di Roma.

Love For Life (in cinese Zui Ai, letteralmente "Il Più Amato") è un bel dramma che si ispira al libro Ding Shuang Meng, che a sua volta attinge appieno da un periodo piuttosto buio della storia della Cina, i primi anni del 1990. In questo periodo, nelle zone rurali nella provincia dell'Henan, la terribile piaga dell'AIDS si sparse grazie ad un traffico illecito di sangue, che uccise migliaia e migliaia di poveri contadini (nella seconda metà del 1990 il numero di infetti ammontava ad almeno 100.000). Il governo non si accorse subito del problema, e quando se ne accorse, preferì coprire il problema mantenendo un assoluto silenzio. Nonostante ciò, il film è stato approvato dalle autorità cinesi, famose per la loro severa censura, che colpisce moltissimi prodotti cinematografici del paese.

Gu Changwei, cresciuto alla scuola di Zang Yimou, porta sullo schermo un dramma romantico dal sapore orientale, ambientato all’inizio degli anni ’90 e pienamente calato in quell’atmosfera socio culturale della Cina di quegli anni. Il regista si fa scudo di due volti molto noti: Aaron Kwok è De Yi, e la bellissima Zang Ziyi è la splendida protagonista Qin Qin, elegante e vivace, è consapevole del suo imminente destino, ma che non rinuncia alla vita e all’amore. Il regista, utilizza uno stile apparentemente frontale sia quando posa lo sguardo all'interno delle dinamiche della micro-società creatasi nella scuola lazzaretto sia nel seguire il rapporto d'amore tra i due malati di AIDS con la dettagliata descrizione delle difficoltà affrontate dai due protagonisti per vedersi riconoscere la legittimità del loro legame. L'asciuttezza del cineasta lascia poi il passo a momenti di straziante disperazione con dettagli che male si amalgamano nell'incerta partitura di questo requiem in rosso (oltre ad essere il colore del sangue, dunque del virus e della morte, è anche quello degli agognati certificati di matrimonio) su un tema capitale della contemporaneità. Dopo aver deciso di continuare a vivere, De Yi e Qin Qin scelgono, nonostante tutto, una strana forma di momentanea felicità, un amore per la vita totale, mentre, da parte sua, il cattivo e affarista Qi Quan rimane immobile in una sgradevole e troppo schematica cecità morale