venerdì 24 febbraio 2017

Blind Blake

La raffinatezza musicale di Blind Blake stava nel suo stile chitarristico incredibilmente fluido; ma su tutto aleggiava un senso di sconfitta e di abbandono.
Pare che Blind Blake abbia abitato in una casa di Chicago negli Anni Venti, ma per tutta la vita fu un viaggiatore, che se ne stava solo e cercava di arrangiarsi. Il maggior successo commerciale lo otteneva al Sud, e benché vivesse della sua musica faceva la stessa vita dei lavoratori. Bill Williams, che era a sua volta un chitarrista estroso, ricorda di aver visto Blake nei campi vicino a Bristol, nel Tennessee, nel 1921: "lavoravo sulla strada, in una di quelle che chiamavano road gangs, fuori Bristol. Vivevamo accampati, sotto le tende. Sai, avevamo un sacco di tende e roba simile, qualche casetta di legno, si montava tutto nel fosso ai lati della strada che stavamo costruendo. Non me lo dimenticherò mai, era sabato sera e stava piovendo, e 'sta donna mi dice:"C'è uno che vuol vederti". Così vado alla porta e c'era questo tizio, bagnato fradicio, con l'acqua che gli sgocciolava da tutte le parti. Aveva dei gambali, degli stivaloni alti fin qui, e una chitarra, ed era cieco. Era venuto all'accampamento per conto suo, fin da Bristol: non aveva nessuno con sé. Mi fa: "Sei un chitarrista?" e io: "Si", "Be', anch'io sono un chitarrista". Non disse altro, entrò e si sistemò per suonare: ragazzi, sapeva suonare davvero! E da allora, ogni venerdì e sabato sera veniva al campo e suonava per i ragazzi e suonavamo insieme."
Blake cantava con calore, rilassato, senza l'asprezza di un certo country blues; aveva una voce tranquilla, senza ansia, e dava ai suoi blue un senso di autoironia. La chitarra di Blake suonava come un pianoforte, aveva una calibratura di tono e una precisione che davano alla sua musica un gabato lirismo, specialmente nei blues più lenti.

Georgia Bound

Packing up my duffle, gonna leave this town,
Packing up my duffle, gonna leave this town, 
And I'm gonna bustle to catch that train southbound.

I got the Georgia blues for the plough and hoe,
I got the Georgia blues for the plough and hoe,
Walked out my shoes over this ice and snow.

(Faccio su la mia roba, me ne vado da questa città / faccio su la mia roba, me ne vado da questa città, / e farò di tutto per prendere il treno che va a Sud. / Ho il blues della Georgia, rimpiango l'aratro e la zappa, / ho il blues della Georgia, rimpiango l'aratro e la zappa, / mi sono consumato le scrpe su questo ghiaccio e questa neve) 



domenica 19 febbraio 2017

Anarchismo e Anarchia

Errico Malatesta presentando il pensiero anarchico ha diviso l’Anarchia (il fine) dall’Anarchismo (il mezzo). Con questa grande divisione tra anarchismo e anarchia, Malatesta cerca di conferire al primo la sua massima valenza realistica e alla seconda la sua più alta espressione etica. Il primo si media con la storia, acquisendo tutti i giudizi di fatto che questa produce nel suo continuo mutamento, la seconda si mantiene contro la storia perché il processo storico non può mai coincidere con i giudizi di valore che l’anarchia esprime. L’anarchia è l’ideale che potrebbe anche non realizzarsi mai, così come non si raggiunge mai la linea nell’orizzonte che si allontana di tanto in quanto uno avanza verso di esso, invece l’anarchismo è metodo di vita e di lotta e deve essere, dagli anarchici, praticato oggi e sempre, nei limiti delle possibilità variabili secondo i tempi e le circostanze. L’anarchia è l’ideale, la meta mai completamente raggiungibile della libertà e dell’uguaglianza, e dunque è tutto ciò che sta alla base dell’agire anarchico; l’anarchismo, invece, costituisce l’insieme teorico-pratico della traduzione qi questi valori e di questi motivi nel processo storico e come tale fa da tramite dinamico fra deduzione mutevole e relativa del presente e gli obiettivi universali del futuro. L’anarchismo può quindi utilizzare e far proprio qualunque strumento di comprensione dell’esistente mentre l’anarchia non ha bisogno, per sussistere, di essere “giustificata” da tale spiegazione. 

venerdì 10 febbraio 2017

GRAFFITI

L'etichetta "Graffiti" è un termine obsoleto, inadeguato e irrilevante, concepito e guidato dai media in un "tentativo" di descrivere un movimento storico e culturale originato e creato nei ghetti di New York City. Esso non spiega in nessun modo l'essenza o le dinamiche interne della sua esistenza e non caratterizza nemmeno il personaggio dell'artista come un artista di per se, o lo mette in relazione con l'evoluzione dell'arte stessa, che esiste da 17 anni. Tutto ciò che ne consegue può essere considerato solo come un diretto risultato della tradizione da segire e niente più. Proprio come c'era prima il seme della pianta, c'era la causa ben determinata per l'effetto. Una rivalutazione è d0obbligo-

Se i commercianti d'arte sono i magnaccia e le gallerie sono i bordelli, allora che cosa siamo noi e che cos'è l'arte? Viva gli Ex Vandal per sempre! Dalla ciurma dei TAT - Brim, Bio, BG 183, T-Kid, Mack, Cem.

(Tratti da INTERNATIONAL GRAFFITI TIMES, volume 8, 1986, New York, USA) 

lunedì 6 febbraio 2017

THE CHELSEA GIRLS di Andy Warhol

Episodi proiettati su un doppio schermo, uniti idealmente dal fatto di svolgersi tutti in camere del Chelsea, un hothel di New York. Non solo di "ragazze" è popolato il film, ma di esseri che attribuiscono grande importanza al rapporto sessuale, completamente in balìa della ricerca affannosa di un piacere ottenuto per lo più attraverso la droga o l'amore "irregolare". Il film si compone di 12 bobine, ognuna delle quali comprende un unico piano-sequenza di 35 minuti.

Se vuoi sapere tutto su Andy Warhol, limitati a guardare con attenzione la superficie dei quadri, dei miei film e me stesso: eccomi, sono tutto qui. Non c'è nulla dietro a queste immagini.
(Andy Warhol, Catalogo Amerikansk Pop-Konst, Moderna Museet, Stoccolma 1964)

The Chelsea Girl in realtà include, in un vasto comprensivo affresco, vari film. La loro grandissima efficacia risiede proprio nell'autenticità dell'apporto degli attori che non fanno altro che vivere la loro vita, anche nei suoi momenti più intimi e nelle pieghe più nascoste, di fronte alla macchina da presa, convinti a questo dallo straordinario rispetto di Warhol  nei loro confronti e dalla sua totale disponibilità a qualsiasi avvenimento. E' una straordinaria categoria di irregolari che cercano di far strisciare le loro vite negli interstizi di una società interamente presa nell'insensata spirale di guadagno e consumo, e lo spettacolo non è certo entusiasmante.
( Alfredo Leonardi, "Occhio mio dio", Feltrinelli, Milano 1971)