lunedì 24 novembre 2014

La questione sociale e l'anarchia

Se dovessi rispondere alla domanda: "Che cos'è la schiavitù", potrei con una parola rispondere: "E' l'assassinio", e tutti capirebbero immediatamente cosa intendo dire ... E a quest'altra domanda, dunque "Che cos'è la proprietà?" perché non potrei rispondere ugualmente: "E' un furto", con la certezza di essere compreso? Quest'ultima affermazione non è. infatti, che la prima, appena trasformata. (P.J. Proudhon)

Ecco degli operai che si danno da fare per prosciugare questo pantano, a strapparne alberi e cespugli, per dirla in breve a ripulire il terreno; essi vengono così ad aumentarne il valore ... Questo valore che essi vi aggiungono è loro ripagato sotto forma di alimenti e di salario giornaliero, ma diventa così definitivamente proprietà del capitalista  (P.J. Proudhon)

Anarchia assenza di padrone, di sovrano, è questa la forma di governo alla quale ogni giorno più ci accostiamo (P.J. Proudhon)


martedì 18 novembre 2014

SCIOPERO

Una fabbrica è percorsa da uno stato di agitazione, che si trasforma in sciopero quando un lavoratore, ingiustamente accusato di aver compiuto un furto, si impicca. Gli operai non si limitano alla protesta per la morte del loro compagno, ma chiedono la riduzione dell'orario di lavoro e un aumento salariale. Queste richieste non vengono accettate dalla direzione della fabbrica che, di fronte alla determinazione dei lavoratori, non esita a far ricorso a tutte le armi della provocazione e infine alla repressione più spietata.

"Mai prima di allora era comparsa sullo schermo l'immagine di un'azione collettiva. Si trattava ora di rappresentare il concetto di collettività. Ma il nostro entusiasmo produsse una rappresentazione unilaterale delle masse e del collettivo ... Sono tuttavia convinto che in quel periodo questa deviazione era non solo naturale ma necessaria. Importava che lo schermo fosse soprattutto penetrato dalla visione generale, il collettivo unito e spinto da un unico desiderio. L'individuale nel collettivo, il significato più profondo che chiediamo oggi al cinema, difficilmente avrebbe potuto affermarsi se la via non fosse stata aperta dal concetto generale." 
                                      (Sergej M. Ejzenstejn, 1934)

mercoledì 12 novembre 2014

Tutto è di tutti

Si dicono delle belle cose sulla necessità di dividere ciò che si possiede con coloro che non hanno nulla. Ma chiunque provi a mettere in pratica questo principio è subito messo in guardia che tutti questi grandi sentimenti son buoni soltanto per i libri di poesie, non certo per la vita reale ... E ci abituiamo, ed educhiamo i nostri figli a vivere con una moralità a doppia faccia, da ipocriti! ... Ma una società non può continuare a vivere in questo modo; essa deve ritornare alla verità o sparire.

Tutto è di tutti! E purché l'uomo e la donna arrechino la loro quota di lavoro, hanno diritto alla loro quota di ciò che sarà prodotto da tutti. E questa quota concederà loro come minimo l'agiatezza. Finiamola con queste formule ambigue quali il diritto al lavoro, o a ciascuno il prodotto integrale del suo lavoro. Ciò che noi proclamiamo è il diritto all'agiatezza - l'agiatezza per tutti! 
(Petr A. Kropotkin)

venerdì 7 novembre 2014

Jacob Bohme calzolaio

Nell'anno 1600 il calzolaio Jacob Bohme all'età di venticinque anni, stando alla testimonianza del suo discepolo e biografo Abraham von Franckenberg, fu colto dalla luce divina e, alla vista improvvisa di un recipiente di zinco (e del piacevole e amichevole suo riflesso) stringe il fondamento primo o, centro della natura occulta.
Lo stesso Bohme afferma di aver infranto, per un quarto d'ora, le porte dell'inferno. Ho riconosciuto e ho visto in me stesso tutti e tre i mondi e ho riconosciuto tutto ciò che è nel male e nel bene, e come l'uno abbia origine dall'altro. E ho visto che come in un caos la tutto giace, ma il suo sviluppo mi è rimasto oscuro. Egli riconosce che tutte le cose esistono nel sì e nel no, e questi non sono due cose distinte, bensì una cosa sola. E tolti questi due poli costantemente in conflitto, tutto era immerso nella notte, e le ore silenziose e immobili".
E soprattutto nell'incessante lotta delle sette qualità naturali, nel vorticare della ruota della paura, che la natura si manifesta. Bohme fu il primo a concepire la vita del cosmo come una guerra accanita, un movimento, un processo, un'eterna genesi.
Come il suo precursore, il pastore luterano Valentin Weigel (1533-1588), Bohme si rifà a una tradizione di ottica visionaria che si sviluppa da Agostino a Boezio fino a Ugo di San Vittore (1096-1141). Quest'ulyimo distingue tre piani della visione: in ordine d'importanza, l'occhio della carne, quello della ragione e quello della contemplazione mistica. Con l'occhio carnale, dice Bohme, nessuna conoscenza è possibile; è possibile, invece, con l'occhio che genera in me la vita. Bohme parla di penetrare con lo sguardo fino al fondo, al di sopra e al di là della natura.
La potente influenza esercitata da Bohme nelle direzioni più disparate ha fatto sì che egli fornisse utilissimi argomenti ad acerrimi nemici della visione newtoniana del mondo, quali Goethe e Blake, e insieme l'ispirazione che consentito a Newton di formulare la sua teoria sulla gravitazione e quella sul carattere della luce. Nell'opera di Bohme si trova anche, il primo Keplero, la visionaria intuizione delle orbite ellittiche dei pianeti, risultanti dalla polarità di due fuochi o centri.

sabato 1 novembre 2014

Il boll weavil, l'alluvione e il blues

Il boll weavil, un insetto che si nutre di cotone, era apparso nel Texas tra il 1890 e il 1900, e si era rapidamente diffuso in un'ondata devastatrice su miglia e miglia di acri coltivati a cotone. Nel 1915 aveva raggiunto il Mississipi, gettando la comunità in una crisi ancora più profonda. Molti dei primi blues  avevano per argomento il boll weavil, che era presentato spesso come un amichetto un pò canaglia con il quale molti neri sembravano identificarsi, per il suo istinto distruttivo e per la sua ricerca di una casa.
Un altro colpo fu la serie di alluvioni disastrose tra il 1915 e il 1916, con aree enormi completamente distrutte e molti piantatori e piccoli proprietari rovinati. Non erano le prime né le ultime alluvioni del Mississipi: nel 1927 un'altra devastò la zona e ispirò Charley Patton uno dei suoi dischi migliori High Water Everywhere, un pezzo sofferto e appassionato. E' un opera profondamente seria, la voce, accompagnata dagli accenti lugubri delle corde basse, con la tensione e l'acqua che salgono al suono delle dita sulla cassa della chitarra, é tesa, con una raucedine che la soffoca e la spezza. In certi punti cede alla rassegnazione, sottolineandola con pizzichi delicati alle corde alte.

Backwater at Blythville, doctor weren't around, 
Backwater at Blythville, done took Joiner Town,
It was fifty families and children, suffer to sink and drown.

The water was risin', up at my friend' door,
The water was risin', up at my friend' door,
The man said to his womenfolk
"Lord we'sbetter'd row"

The water was risin'; got up in my bed,
Lord the water rollin', got up to my bed,
I thought I would take a trip Lord out on a big ice-sled.

Oh I hear, Lord, Lord, water upon my door,
You Know what I mean? Same here,
I hear the ice boat Lord went sinking down.

(Blytville allagata, e non c'erano dottori, / Blytville allagata, e poi anche Joiner Town, /  cinquanta famiglie e bambini che finivano affogati.
L'acqua saliva fino alla porta del mio amico, / E lui disse alle donne di casa: "Mio Dio, è meglio filarsela".
L'acqua saliva eccola al mio letto, / Signore, l'acqua saliva, avanzava fino al mio letto,  / mi sembrava di andare in slitta, Signore!
Ascolta, Signore, Signore, l'acqua era alla mia porta, / Non so se mi spiego. Proprio a quel punto, / mi dicono che la nave di ghiaccio è affondata.)