mercoledì 28 ottobre 2020

La città di Afyonkarahissar

La città di Afyonkarahissar, che in turco significa per l'appunto Castellonero dell'Oppio, si stende attorno ad uno sperone d'arenaria alto una cinquantina di metri, in cima al quale si trovava il castello nero in questione, che vigilava sull'oppio di tutta la provincia che confluiva in città ogni estate. Attorno al 1800 si trattava di un'attività ordinata, metodica e accuratamente regolata, che proseguiva in questo modo da quasi ottocento anni.

Quando soffia il vento  giusto, le donne di Afyon vanno nei campi a raccogliere il succo del papavero, e il vento che soffia all'inizio dell'estate sull'altopiano anatolico, in Turchia, scuotendo dolcemente nel tardo pomeriggio gli ultimi petali di papavero rimasti, è proprio quello che ci vuole. Dopo aver inciso due linee per il lungo sulla capsula verde, la donna che pratica le incisioni tiene in mano per un momento lo stelo, e il lattice esce da solo, attraverso quei piccoli tagli, ad incontrare il soffio fresco e carezzevole della brezza. Ne viene fuori soltanto una goccia: se il vento fosse appena più forte, il succo colerebbe e andrebbe perduto, ma il vento giusto lo fa solo uscire, lo fissa sulle scanalature e comincia subito a farlo seccare. Il papavero turco non è una varietà molto produttiva, e venticinque chili per ettaro sono già un ottimo risultato. Prendendo il vento durante la notte, il succo diventa di un colore perlaceo, poi rosato, e poi quasi marrone. Il mattino dopo, quando le donne tornano a staccarlo (nella provincia di Afyon dopo la metà di giugno non c'è pericolo di rugiada), l'oppio assomiglia già molto a quello che il consumatore fumerà o mangerà. L'oppio ed i petali sono praticamente le uniche parti della pianta che le donne di Afyon non adoperano: i semi finiscono nel pane e le foglie nelle insalate, l'olio si usa per cucinare, con gli steli s'intrecciano spessi tessuti con cui si rappezzano i soffitti, e le capsule seccate e tritate diventano mangime per il bestiame. Ad Afyon soltanto gli uomini fumano oppio, e neanche tanto: la maggior parte viene confezionato dalle donne in pani regolari di poco meno d'un chilo, che vengono avvolti in foglie di papavero e lasciati quindi ad indurire all'aria aperta un paio di giorni. Poi i pani vengono liberati dalle foglie e cosparsi di un leggero strato di semi di acetosa, per impedire che si appiccichino l'uno all'altro, e infine vengono messi in ceste di vimini foderate di tela per essere trasportati a Castellonero  dell'Oppio. 


mercoledì 21 ottobre 2020

SOSPESE - Pier Felice Castrale

Sospese – le nostalgie

come gocce d’acqua

distese malinconie invernali

quasi un rubare l’affetto

la mano abbandonata

in una stanza calda

fuori risse di venti e neve.

Tornare …

senza annegare nell’illusione 

d’un sogno lungo e rapido

treni per luoghi lontani

ritardi – e ancora attese

Tornare …

distrattamente la mano

lucida

il bracciolo della poltrona

Aspettare …

(Pier Felice Castrale 7 agosto 1955 – 14 dicembre 2010) è vissuto a Torino ed è stato poeta suo malgrado: “Non fu mai mia seria intenzione fare il poeta ma è successo, semplicemente perché questo è il modo più completo d’esprimersi


lunedì 12 ottobre 2020

AQUALUNG - Jethro Tull

La mistura esplosiva di hard-rock, folk britannico, strumenti di tradizione classica e la tendenza a una peculiare deformazione ritmica della forma-canzone, fanno di "AQUALUNG" il disco musicalmente più vario ed equilibrato della produzione della band.
Aqualung inizia con un riff distorto, scandito da attimi di geniale silenzio, poi il brano prosegue sorretta dalla voce stentorea e nasale di Anderson, capace di notevoli cambi di registro, e magistrale nell'equilibrare la melodia della chitarra con glissando e improvvise ruvidezze, mentre dipinge lo squallido quadretto urbano, con Aqualung seduto da solo nel parco: "Sitting on a park bench, eyeing little girls with bad intent". Il repentino dimezzamento del tempo a metà canzone introduce la vena acustica del gruppo e aggiunge un effetto drammatico al tormentato e ancestrale rapporto fra uomo e religione, fra dubbio, menzogne e fede impastata alla condizione dei miserabili, degli emarginati striscianti nei bassifondi della società. 
Seduto su una panchina al parco
Adocchia le bambine con cattive intenzioni.
Il naso gli cola,
Si pulisce le dita unte sui suoi abiti sudici.
Si asciuga al sole freddo,
E nel frattempo continua a guardarle.
Si sente a disagio,
E sputa pezzi della sua sfortuna.
 
Freddi raggi di sole,
Un vecchio che vaga da solo.
Passa il tempo
Nell' unico modo che conosce.
Le gambe gli fanno male
Mentre si piega a raccogliere un mozzicone,
Poi va al cesso
E si riscalda i piedi.
 
Si sente solo,
L' esercito è in giro
Salvezza alla moda
E una tazza di tè
Aqualung amico mio
Non scostarti pieno di imbarazzo
Povero diavolo non vedi che sono solo io?
 
Ti ricordi ancora
La nebbia gelata di dicembre,
Quando il ghiaccio
Attaccato alla tua barba
È dolore lancinante?
E ti conquisti i tuoi ultimi respiri a fatica
Che suonano come quelli di un palombaro,
E i fiori sbocciano
Come la pazzia a primavera
 
Freddi raggi di sole,
Un vecchio che vaga da solo.
Passa il tempo
Nell' unico modo che conosce.
Le gambe gli fanno male
Mentre si piega a raccogliere un mozzicone,
Poi va al cesso
E si riscalda i piedi.
 
Si sente solo,
L' esercito è in giro
Salvezza alla moda
E una tazza di tè
Aqualung amico mio
Non scostarti pieno di imbarazzo
Povero diavolo non vedi che sono solo io?  
 
Aqualung amico mio
Non scostarti pieno di imbarazzo
Povero diavolo non vedi che sono solo io?
 
Seduto su una panchina al parco
Adocchia le bambine con cattive intenzioni.
Il naso gli cola,
Si pulisce le dita unte sui suoi abiti sudici.
Si asciuga al sole freddo,
E nel frattempo continua a guardarle.
Si sente a disagio,
E sputa pezzi della sua sfortuna
Fra le più  longeve e influenti  formazioni inglesi, i Jethro Tull iniziano a Blackpool nel 1967. Ian Anderson e Glen Cornick provengono dai John Evan's  Smash, mentre Mick Abrahams e Clive Bunker arrivano dai McGregor's Engine di Luton. Nel novembre del 1967, dopo una parentesi come Bag Of Blues, Anderson, Abrahams e Bunker, assieme al bassista Glen Cornick, formano i Jethro Tull. Quando il nome di un agronomo inglese del '600, Jethro Tull, appare alla ribalta, c'è chi si ingegna già a trovare marchi di fabbrica come rock-blues-folk per questa musica. Una varietà di tematiche che non può non affascinare: i riff blues della chitarra di Abrahams, venature antiche ad affiorare nei punti più impensati del tessuto sonoro, tutto costruito attorno ad uno strumento tradizionalmente «povero» e snobbato, il flauto; Il leader è un estimatore di Roland  Kirk. Anderson soffia, parla, sospira, grida nel suo tubo di metallo, vestito come uno straccione: la sua presenza magnetica sembra fare di lui, più che di ogni altro, il messia di una nuova era. Il loro primo album THIS WAS si fa già notare con brani come: Beggar's  Farm, Dharma For One, We Used To Know, giganteschi calderoni di idee sorprendenti; Nothing Is Easy, A Song For Jeffrey per graffiare in modo indelebile i meandri più nascosti della nostra rabbia ed emotività. I Jethro Tull sono già Ian Anderson, magico cesellatore di atmosfere. STAND UP, il secondo album, sembra già suggerire da solo una miriade di nuovi messaggi al blues: che in Inghilterra appare solo un modo di interpretare il pentagramma. E qui la rappresentazione assume toni inusitati, sempre meno piatti e scontati: illusioni forse troppo grandi che iniziano a prendere piede, ma la certezza che la strada può essere ricca di soddisfazioni. BENEFIT segna il punto più alto della parabola del gruppo: il suono che ti avvolge  completamente e definitivamente, in una curiosa dimensione di dolcezza e di intuizioni folgoranti; la voce di Ian, maestosa e sempre efficace, a guidarti per mano con semplicità e profondità. Musica che  nasconde le emozioni più colorate in ogni respiro, costruita con una sapienza ed incisività irripetibili.  Con AQUALUNG il gruppo si eleva definitivamente al rango di superstar.

sabato 3 ottobre 2020

POLL - Chris Kraus

Alla vigilia della prima guerra mondiale la quattordicenne Oda von Siering fa ritorno a casa, a Poll, sulla costa del Baltico, regione dove faticosamente convivono tedeschi, russi ed estoni, ai confini tra Germania e Impero Russo durante l’oscuro declino di un’epoca. Il padre di Oda, Ebbo (Edgar Selge), è uno scienziato morboso e inquietante che predilige misteriosi esperimenti sulla razza e controlla la famiglia in modo crudele, in particolare la zia Milla, aristocratica perduta tra musica e tradimenti. Curiosa e ribelle, Oda finisce per prendersi cura di un anarchico estone ferito, nascondendolo agli occhi di tutti. Ma quel che sembrava un romantico gioco infantile si trasforma presto in atto di sfida capace di innescare un’incontrollabile reazione a catena, l’alba di una rivoluzione che verrà.

POLL è vagamente basato sulle memorie della poetessa berlinese (1900-1988, una prozia del regista Chris Kraus), in cui descrive la sua visita d'infanzia nella provincia russa del Mar Baltico dell'Estonia, poco prima dello scoppio della prima guerra mondiale. La storia mutevole di questo paese è poco conosciuta oggi: i crociati tedeschi avevano conquistato gran parte degli Stati baltici nel Medioevo, ma alla fine caddero sotto l'egemonia dell'impero zarista. All'inizio del XX secolo, il governo russo esercitò crescenti pressioni sui tedeschi baltici, che furono privati dei loro privilegi, della loro cultura e del loro dominio sugli estoni soggiogati. Nel 1939 gli ultimi tedeschi baltici furono inglobati nel "Terzo Reich".                La ragazza si trova immersa in una regione di confine: un territorio dove russi, estoni e la vecchia aristocrazia tedesca convivono in un precario equilibrio, che proprio in quel fatidico 1914 sarebbe stato cancellato per sempre. Oda rappresenta l’anomalia, che come un teorema pasoliniano fa irruzione in questo equilibrio fragile e lo spazza via con la forza della sua umanità. Oda si scontrerà con il pre-nazismo scientifico rappresentato dal padre Ebbo Von Siering (un medico e scienziato), con l’immobilismo di una società che è restia al cambiamento (“niente cambia!” urla Ebbo) e infine incontrerà Schnaps, un ribelle anarchico ferito dall’esercito russo, accudendolo e forse innamorandosene. Imparerà a conoscerlo e con lui coltiverà la sua nascente passione per la poesia: straordinaria la sequenza di Oda che inscena un vero e proprio spettacolo teatrale per la sua famiglia, parlando semplicemente dei bacilli presenti in una goccia d’acqua: scienza e arte in lei convivono e si “illuminano” a vicenda.

Chris Kraus (Germania, 1963) ha ottenuto un notevole successo con il suo primo lungometraggio Scherbentanz (Shattered Glass, 2002), insignito di due riconoscimenti del Bayerischer Filmpreis. Il suo secondo lungometraggio Vier Minuten (Four Minutes, 2006) è stato uno dei film tedeschi di maggior successo degli ultimi anni e ha vinto più di 50 premi, in Germania e all’estero. Kraus è inoltre un rinomato regista teatrale (Premio Abbiati di Reggio Emilia per l’opera Fidelio).