giovedì 22 aprile 2021

APACHES, “Gente dei Cactus”

In lingua  zufri,  Apache vuol dire  "Nemico" e questo dice tutto sul modo nel  quale questo popolo era visto dai propri vicini.  Gli Hopi, però, preferivano chiamarli  "Gente  dei Cactus",  per contrapporre il proprio modo di vivere alloro, errante e nomade. Gli Apache infatti non coltivavano la terra né allevavano bestiame, e l'asprezza del territorio nel quale vivevano non consentiva loro di accumulare troppe provviste  per l'inverno: dunque, le razzie costituivano  l'unico mezzo attraverso  il quale procurarsi il necessario. La Loro economia, in sostanza, si basava sulla rapina. Apache è un  nome affascinante, che suggerisce un'affinità tra queste  coriacee piante  spinose  e il  modo  nel quale gli Apache affrontavano la vita in ogni suo aspetto. Guerra compresa. La guerra della "Gente dei Cactus" era, infatti, "pungente" proprio come le spine di  queste piante:  gli Apache rifuggivano  lo scontro  in campo aperto ogni  qualvolta ne avevano l'occasione e preferivano affidarsi a fulminee  incursioni, dopo le quali sparivano nel nulla come fantasmi. Il  loro era un modo di combattere rapido e brutale, dunque, ma anche insidioso, fatto di agguati  e ingegnose imboscate. Gli  Apaches  normalmente utilizzano tre tipologie di imboscate da loro.La prima, divenuta in seguito talmente nota  da non  ingannare quasi più nessuno, consisteva nel mandare uno sparuto gruppo di guerrieri  contro il  nemico, fingendo casualità nel contatto, e di farli poi ripiegare velocemente in modo da attirare gli inseguitori in trappola; per la riuscita erano necessari cavalli freschi e veloci, guerrieri coraggiosi disposti a fungere da  esca e un nemico poco accorto che si facesse prendere dall'entusiasmo di una facile vittoria. Meno conosciuto era il trucco di fingere una fuga dopo le prime scaramucce e di riparare con apparente panico all'interno di una zona di folta vegetazione, dove quindi la visibilità fosse scarsa, per poi uscirne in due gruppi separati che, manovrando a semicerchio, sorprendevano il nemico da entrambi i fianchi. Ma lo stratagemma più usato era quello più semplice: osservare con invisibili esploratori la marcia del nemico per poi  organizzare una letale imboscata in un luogo favorevole lungo il tragitto, in genere angusti canyon o gole dalle pareti a picco. In alcuni casi, ci si poteva permettere il lusso di risparmiare le preziose munizioni e bersagliare dall'alto  i nemici con massi e grosse pietre. 




giovedì 15 aprile 2021

DALL' ARRAMPICARSI SUGLI ALBERI - Bertolt Brecht

I. 

Quando  uscite dalla vostra acqua a sera 

— poiché dovete  essere nudi e la pelle morbida  — 

salite anche sui vostri grandi alberi 

alla brezza leggera. E il cielo deve essere smorto. 

Scegliete grossi alberi che a sera, neri 

e pigri, cullano le loro vette! 

E  attendete la notte nel loro fogliame 

e intorno la fronte  incubo e pipistrello! 

2. 

Le foglioline ispide nei cespugli graffiano 

la vostra schiena che  saldamente dovete 

rizzare tra i rami; cosí vi arrampicate 

con  un leggero  gemito piú in alto tra i rami. 

È tanto bello cullarsi sull'albero! 

Ma non  cullatevi con le ginocchia! 

Dovete  essere per l'albero  come la sua vetta 

da cento anni a sera: lei lo culla. 


giovedì 8 aprile 2021

FOR YOU LOVE – The Yardbirds

Gli Yardbirds compaiono sulla scena musicale dal nulla, infatti sul retro della copertina del 45 giri si
racconta come sono nati e la storia di ogni componente. Con un errore. All'interno del gruppo risulta ancora Eric Clapton che, non approvando la svolta commerciale  intrapresa dagli altri proprio con questo brano, decide di andarsene al momento dell'uscita del disco. La copertina indica come chitarrista Jeff Beck, che si inserisce dopo che Jimmy Page ha declinato l'offerta. Jimmy entrerà negli Yardbirds quando se ne andrà anche  Beck e li trasformerà in Led Zeppelin. For  Your  Love comunque  li proietta nelle classifiche 30 in Inghilterra e 5° negli USA. 
Per il tuo amore
Per il tuo amore
Per il tuo amore
Ti do di tutto e di più, e questo è certo
Per il tuo amore
Ti porto anelli di diamanti e altre cose direttamente a casa tua
Per il tuo amore
Per emozionarti di gioia, ti regalo diamanti luminosi
Ci saranno giorni che entusiasmeranno
Ti faranno sognare di me di notte
Per il tuo amore
Per il tuo amore
Per il tuo amore
Per il tuo amore, per il tuo amore
Darei le stelle sopra
Per il tuo amore, per il tuo amore
Ti darei tutto quello che potevo
Per il tuo amore
Per il tuo amore
Per il tuo amore
Darei la luna se fosse mio per dare
Per il tuo amore
Darei le stelle e il sole per vivere
Per il tuo amore
Per emozionarti di gioia, ti regalo diamanti luminosi
Ci saranno giorni che entusiasmeranno
Ti faranno sognare di me di notte
Per il tuo amore
Per il tuo amore
Per il tuo amore
Per il tuo amore
Per il tuo amore
La nascita degli Yardbirds, uno dei gruppi più influenti della scena beat, si può far risalire al 1963, anno in cui la Metropolis Blues  Band, un  quartetto fondato l'anno prima da Keith Relf e da Paul  Samwell-Smith, si fonde con i Suburbitan, formazione che comprende Top Topham, Chris Dreja e Jim McCarty. Dall'unione dei cinque nascono gli Yardbirds (nome che non significa "gallinacci" come annuncerà Mike Bongiorno in un famoso festival di Sanremo, ma in slang sta a indicare i vagabondi che vivono lungo le ferrovie). Quando il gruppo comincia a prendere quota e viene ingaggiato da Giorgio Gomelsky  nel suo locale di Richmond, il Crawdaddy, Topham, il chitarrista, se ne va e viene sostituito da Eric  Clapton, già con i Roosters e Casey Jones & The Engineers. Al  Crawdaddy gli Yardbirds prendono il posto di un giovane gruppo che ha fatto fortuna, i Rolling Stones, e come loro si fanno notare per le puntigliose riletture dei classici rock e blues americani. Proprio nel locale di Gomelsky il quartetto ha l'onore di accompagnare nel dicembre 1963 l'armonicista Sonny Boy Williamson: le registrazioni, pubblicate poi su vari dischi, sono le prime in ordine di tempo di Clapton e compagni. La piccola fama che gli Yardbirds si guadagnano nel periodo (con Williamson suonano ancora al First R&B Festival di Birmingham) porta a ripetuti contatti discografici alla ricerca di un ingaggio. Dopo il rifiuto della Decca e della CBS (che anni dopo pubblicherà in Olanda due demo del gruppo,
Boom Boom  e Honey In Your Hips, la Columbia 
infine sigla un accordo e pubblica FIVE LIVE YARDBIRDS, registrato dal vivo al Marquee nel marzo del 1964. Gli inizi del  complesso sono tutt'altro che fortunati. I Wish You Would e Good Morning Little Schoolgirl, i primi singoli editi nel 1964, vendono male, e Keith Reif crea problemi ai compagni per le sue ricorrenti crisi d'asma. Al Jazz Blues Festival di Richmond, in agosto, viene sostituito da Mike O'Neill degli Authentics. La svolta avviene qualche mese più tardi, quando gli Yardbirds partecipano con successo al Beatles Christmas Show (dal 25 dicembre al 6 gennaio 1965) e si affidano a un giovane compositore,  Graham Gouldman, per il loro nuovo 45 giri, For Your Love. Il brano ha una  genesi contrastata: Clapton è contrario a inciderlo, ritenendolo troppo lontano dallo standard blues,  ma Samwell-Smith  insiste e grazie a Keith Relf riesce a imporlo con un arrangiamento oltretutto molto facile. Registrato con l'aiuto di Brian Auger alle tastiere e di altri musicisti (Dreja è alla chitarra, Clapton si limita al minimo), il brano sale vertiginosamente in classifica e lancia gli Yardbirds nella stratosfera del beat. Per dignità e coerenza Eric Clapton abbandona il  gruppo. Al suo posto, dopo un fallito abboccamento con Jimmy Page, subentra Jeff Beck, già con i Tridents. Destino vuole che la prima esibizione degli Yardbirds nuova edizione cada il 5 marzo 1965, data di uscita ufficiale di For Your Love. 



giovedì 1 aprile 2021

NAZARIN – Luis Bunuel

Il prete Nazarin procede nella grande tradizione degli spagnoli pazzi avviata da Cervantes. La sua pazzia consiste nel prendere sul serio le grandi idee e le grandi parole, e nel cercare di vivere di conseguenza. Pazzo è colui che rifiuta di ammettere che la realtà è reale, anche  quando è soltanto un'atroce  caricatura di come  dovrebbe essere la realtà. Don Chisciotte vede la sua Dulcinea nella figlia di un contadino, e Nazarin riconosce l'immagine desolata dell' "uomo caduto" dietro le mostruose fattezze di Andara e Ujo; e l'eco dell'amore divino dietro la frenetica bellezza di Beatriz. Lungo  tutto il film noi seguiamo la "cura" del pazzo Nazarin, o meglio la sua tortura. Egli è respinto  da tutti coloro che incontra, i ricchi perché lo considerano un pericoloso antisociale, gli altri, le vittime, perché hanno bisogno di un genere di consolazione  diverso e più efficace nell'immediato. Le stesse donne che lo seguono (un misto tra Sancho Panza e Maria Maddalena) hanno nei suoi confronti sentimenti ambigui. Mentre l'ultima rivelazione gli giunge in prigione, dov'è costretto tra criminali e assassini: la "bontà" di Nazarin, esattamente come la "cattiveria" di El Sacrilego, è priva di  conseguenze pratiche in un mondo dove ciò che conta è soltanto l'efficacia. In questo senso, Nazarin è per Bunuel la storia della perdita di un'illusione: quella del Cristianesimo. Ma c'è dell'altro. Mentre l'immagine di Cristo si fa sempre più pallida nella coscienza di Nazarin, un'altra immagine si fa strada: quella dell'uomo. Gradualmente, Bunuel ci mostra attraverso una serie di episodi esemplari questa doppia evoluzione: la distruzione dell'illusione divina e la scoperta della realtà dell'uomo. Il soprannaturale cede il posto alla natura e al suo  potere. Una rivelazione che appare più forte in due momenti indimenticabili del film: quando Nazarin offre la sua "consolazione celeste"  alla moribonda innamorata, che risponde, fedele al suo  amore: «Cielo  no, Juan si»; e alla fine, quando Nazarin rifiuta dapprima l'elemosina, per poi accettarla, non come carità, ma come segno di amicizia. Così, Nazarin abbandona la sua solitudine: ha perso Dio, ma a trovato amore e fratellanza.