sabato 26 settembre 2020

Juliette Gréco

Settant'anni di musica, figura emblematica dell'esistenzialismo, una giovinezza marcata dall'impegno politico fin da quando giovanissima venne arrestata e picchiata dalla Gestapo nella Francia occupata dai nazisti, mentre insieme alla sorella Charlotte cercavano la madre deportata.

"Mi batterò fino alla fine per la felicità; contro il terrore, il terrorismo intellettuale, l’indifferenza e la perdita dell’unico tesoro che dobbiamo preservare ad ogni costo: la libertà. La libertà di stare al mondo come desideriamo, di pensare, di ridere, di dare, di scambiare e di amare senza vincoli tutto ciò e tutti coloro che amiamo. Cantare è la mia arma, il mio modo di difendere la libertà. Credo nell’importanza delle parole, nel loro potere. Scegliere un testo e cantarlo è un atto di responsabilità; scelgo di mettermi al servizio dei testi, di interpretarli, di cantarli per renderli più accessibili. Le parole sono autonome, io faccio del mio meglio per aiutarle a entrare nella vita vera. Un giorno, a Parigi, ho sentito Si tu t’imagines fischiettata da un operaio che lavora su un ponteggio. Mi sono venute le lacrime agli occhi. È stata la ricompensa più bella. La poesia era là, scesa in strada. Non era una prerogativa dei ricchi, dei colti, di quelli che hanno studiato. Ero riuscita a trasmettere un po’ di poesia e a renderla più vicina, accessibile a tutti. Non ho mai avuto timore di presentare idee forti, testi rivoluzionari, pungenti o provocatori, sensuali, maliziosi, erotici o persino sessuali. Ogni genere di censura mi disturba. Interpretando quelle opere, rivendico il diritto alla libera espressione. Il palcoscenico è una tribuna che mi viene concessa, e me ne servo. Ringrazio, ma me ne servo. Non sono innocente." (Juliette Gréco)




 

sabato 19 settembre 2020

Vi è un piacere nei boschi inesplorati- George Gordon Byron

Vi è un piacere nei boschi inesplorati

e un’estasi nelle spiagge deserte,

vi è una compagnia che nessuno può turbare

presso il mare profondo,

e una musica nel suo ruggito;

non amo meno l’uomo ma di più la natura

dopo questi colloqui dove fuggo

da quel che sono o prima sono stato

per confondermi con l’universo e lì sentire

ciò che mai posso esprimere

né del tutto celare.

George Gordon Byron (1788-1824) fu il più influente tra i poeti romantici inglesi. La sua poesia, infatti, creò una moda, diffusasi rapidamente in tutta l'Europa, che fu considerata la quintessenza del romanticismo. Era una poesia che si proponeva di esprimere "il male del secolo", l'inquietudine, l'irrequietezza, la malinconia e lo spirito di ribellione contro qualsiasi ordine precostituito


sabato 12 settembre 2020

PRESENCE OF THE LORD - Blind Faith

Eric Clapton dopo lo scioglimento dei Cream, è nei Blind Faith con Steve Winwood che suona anche con Hendrix, unisce armoniosamente l’organo alla chitarra di Eric che, quando si libera ha un effetto esplosivo, come nello splendido assolo di questa Precence of The Lord. 
È un brano scritto interamente da Clapton, da cui emerge il suo cammino spirituale iniziato anche grazie al suo amico George Harrison.
Ho finalmente trovato un modo di vivere proprio come non ho mai potuto fare prima.
So che non ho molto da dare, ma posso aprire qualsiasi porta.
Tutti conoscono il segreto, tutti sanno il punteggio.
ho finalmente trovato un modo per vivere nel colore del Signore.

ho finalmente trovato un posto dove vivere, proprio come ho mai potuto prima.
E io so che non ho molto da dare, ma presto saprò aprire qualsiasi porta.
tutti conoscono il segreto, tutti sanno il punteggio.
ho finalmente trovato un posto dove vivere in presenza del Signore.
alla presenza del Signore

ho finalmente trovato un modo per vivere, proprio come ho mai potuto prima.
E so che non ho molto da dare, ma posso aprire qualsiasi porta.
tutti conoscono il segreto, ho detto tutti sanno il punteggio.
ho finalmente trovato un modo per vivere nel colore del Signore.
nel colore del Signore.
Un solo disco prodotto dal supergruppo che comprendeva Eric Clapton, Ginger Baker, Ric Grech e Steve Winwood,  Blind Faith (numero 1 sia in UK che in USA) fuse con successo il blues rock meravigliosamente pomposo dell’ex gruppo di Clapton e Baker, i Cream, e il rock più intimo dei Traffic di Winwood, in un ibrido che nei momenti migliori scintillava di luce purissima.
Super perché metteva insieme i cocci dei Cream (Eric Clapton chitarra, Ginger Baker batteria) con quelli dei Traffic (Steve Winwood voce, organo, piano elettrico e chitarra), completati con l'ottimo Rich Grech (basso e violino) dai Family. La figura centrale del progetto è comunque Winwood: sue tre composizioni su sei, con il resto diviso fra una cover di Buddy Holly, un numero firmato da Baker che è in sostanza un lungo assolo di batteria ed infine un unico contributo di Clapton.
La parabola di questa band fu brevissima, solo una manciata di mesi, a causa dei dissidi interni scaturiti dalle forti personalità dei componenti (d’altronde la vita dei supergruppi non è mai stata troppo longeva). I Blind Faith produssero un solo omonimo disco nell’agosto del 1969 che ebbe un successo straordinario ed è considerato come una delle migliori dischi rock di tutti i tempi. Basti pensare che il loro primo concerto fu tenuto il 7 giugno 1969 all’Hyde Park di Londra di fronte a 150.000 persone e che l’album vendette circa 500.000 copie in un mese arrivando al primo posto sia negli U.S.A che in Inghilterra!
La copertina originale del disco ritrae un’undicenne nuda (Mariora Goschen) con in mano un superjet di metallo, ma fu censurata in alcuni paesi, tra i quali l’Italia, per i suoi riferimenti ritenuti esplicitamente erotici. In realtà le intenzioni del grafico Bob Seidemann erano altre: il superjet rappresenterebbe, infatti, il frutto dell’albero della conoscenza, mentre la bambina quello dell’albero della vita.








venerdì 4 settembre 2020

ZUI AI (love for life) - Gu Changwei

 

In un piccolo villaggio cinese, un traffico illecito di sangue ha diffuso l’AIDS nella comunità. La famiglia Zhao è al centro della vicenda: Qi Quan, il figlio maggiore, è stato il primo a indurre i vicini a donare il sangue con la promessa di denaro veloce. Il nonno, disposto a tutto pur di rimediare al danno causato dalla sua famiglia, trasforma la scuola locale in una casa di cura per i malati. Fra i pazienti c’è il suo secondo figlio De Yi (Aaron Kwok), che affronta la morte imminente con rabbia e incoscienza. De Yi incontra la bellissima Qin Qin (Zhang Ziyi), moglie del cugino, recente vittima del virus. I due sono attratti l’uno dall’altra, condividendo l’amarezza e la paura del loro destino. Pur senza aspettative per il futuro, diventano amanti ma si accorgono presto di essere davvero innamorati l’uno dell’altra. Il sogno di vivere la loro relazione in modo legittimo e libero viene compromesso quando i compaesani li scoprono: con il tempo che scivola via, devono decidere se arrendersi o dare una possibilità alla felicità prima che sia troppo tardi.

Gu Changwei (Cina, 1957) ha studiato alla Beijing Film Academy e fa parte della rinomata “Quinta generazione” che ha rivoluzionato il cinema cinese. Ha cominciato la carriera come direttore della fotografia, collaborando con Chen Kaige e Zhang Yimou in film come Háizi Wáng (King of the Children), Hong gao Liang (Sorgo rosso), e il capolavoro del 1993 Ba Wang bie ji (Addio mia concubina). Nel 2005 ha diretto il suo primo film, Kong que (Peacock), che ha vinto l’Orso d’argento al Festival di Berlino. Nel 2007 ha realizzato Li Chun (And the Spring Comes) presentato al Festival Internazionale del Film di Roma.

Love For Life (in cinese Zui Ai, letteralmente "Il Più Amato") è un bel dramma che si ispira al libro Ding Shuang Meng, che a sua volta attinge appieno da un periodo piuttosto buio della storia della Cina, i primi anni del 1990. In questo periodo, nelle zone rurali nella provincia dell'Henan, la terribile piaga dell'AIDS si sparse grazie ad un traffico illecito di sangue, che uccise migliaia e migliaia di poveri contadini (nella seconda metà del 1990 il numero di infetti ammontava ad almeno 100.000). Il governo non si accorse subito del problema, e quando se ne accorse, preferì coprire il problema mantenendo un assoluto silenzio. Nonostante ciò, il film è stato approvato dalle autorità cinesi, famose per la loro severa censura, che colpisce moltissimi prodotti cinematografici del paese.

Gu Changwei, cresciuto alla scuola di Zang Yimou, porta sullo schermo un dramma romantico dal sapore orientale, ambientato all’inizio degli anni ’90 e pienamente calato in quell’atmosfera socio culturale della Cina di quegli anni. Il regista si fa scudo di due volti molto noti: Aaron Kwok è De Yi, e la bellissima Zang Ziyi è la splendida protagonista Qin Qin, elegante e vivace, è consapevole del suo imminente destino, ma che non rinuncia alla vita e all’amore. Il regista, utilizza uno stile apparentemente frontale sia quando posa lo sguardo all'interno delle dinamiche della micro-società creatasi nella scuola lazzaretto sia nel seguire il rapporto d'amore tra i due malati di AIDS con la dettagliata descrizione delle difficoltà affrontate dai due protagonisti per vedersi riconoscere la legittimità del loro legame. L'asciuttezza del cineasta lascia poi il passo a momenti di straziante disperazione con dettagli che male si amalgamano nell'incerta partitura di questo requiem in rosso (oltre ad essere il colore del sangue, dunque del virus e della morte, è anche quello degli agognati certificati di matrimonio) su un tema capitale della contemporaneità. Dopo aver deciso di continuare a vivere, De Yi e Qin Qin scelgono, nonostante tutto, una strana forma di momentanea felicità, un amore per la vita totale, mentre, da parte sua, il cattivo e affarista Qi Quan rimane immobile in una sgradevole e troppo schematica cecità morale