martedì 23 febbraio 2016

L'INTERROGATORIO di Erich Muhsam

Si chiama? mi domandò il commissario di polizia.
Dissi il mio nome.
Nato?
Si!
Quando, intendevo.
Dissi la data.
Religione?
Non sono affari suoi.
Scriva: giudeo! E il funzionario scrisse.
La sua professione?
Lirico.
Cosa?
Li-ri-co
Cosa?
Deliro.
De-li-ran-te! Sillabò il funzionario.
L'interrogatorio durò a lungo. Alla fine tutte queste
domande mi davano fastidio.
Accidentaccio! Esclamo. Sono qui in un manicomio?
Certo! Rispose gentilmente il commissario
e mi fece mettere una camicia di forza.

giovedì 18 febbraio 2016

Dadà Dadaumpa

Dadà è un cane, un compasso, l’argilla addominale, né nuovo né giapponese nuda, gazometro dei sentimenti in bolle, Dadà è brutale e non fa propaganda, Dadà è un quantum vitale in trasformazione trasparente senza sforzo e rotatoria.
Dadà è un microbo vergine, Dadà è contro il caro vita, Dadà società anonima per lo sfruttamento delle idee, Dadà ha 391 posizioni e colori differenti secondo il sesso del presidente. Si trasforma, afferma, dice simultaneamente il contrario, senza importanza, grida, pesca con la lenza, Dadà è contro il futuro. Dadà è morto. Dadà è idiota. Viva Dadà. Dadà non è una scuola letteraria, urla.

Dadà lavora con tutte le sue forze all’instaurazione dell’idiota dovunque. Ma coscientemente. E tende lui stesso a diventarlo sempre di più. Dadà è terribile: non si commuove per le sconfitte dell’intelligenza. Dadà è pittosto vigliacco, ma vigliacco come un cane arrabbiato, non riconosce nessun metodo né l’accesso alla persuasione.
Dadà non è una dottrina da mettere in pratica: Dadà, per dire una bugia è: un affare che rende bene. Dadà fa debiti e non se ne sta in panciolle. Il buon Dio ha creato una lingua universale, è questa la ragione per cui non lo si prende sul serio. Una lingua è un’utopia. Dio può permettersi di non aver successo: anche Dadà. Ecco perché i critici dicono: dadà si concede lussi, o Dadà è in calore, Dio si concede lussi o Dio è in calore. Chi ha ragione: Dio, Dadà o il critico?

venerdì 12 febbraio 2016

OPPIO di Graham Greene

Dopo due pipe provai una certa sonnolenza, dopo quattro la mia mente era vigile e calma; l'infelicità e il timore divennero come il vago ricordo di un qualcosa che un tempo avevo considerato importante. Io, che mi vergogno a mostrare la rozzezza del mio francese, mi trovai a recitare a chi stava con me una poesia di Baudelarie. Tornato a casa, quella sera sperimentai per la prima volta la notte in bianco dell'oppio. Si resta distesi, rilassati ma svegli, senza desiderare il sonno. La veglia ci fa paura, quando abbiamo dei pensieri agitati, ma in questo caso si è tranquilli, e sarebbe sbagliato anche dire che si è felici: la felicità agita il polso. E poi, improvvisamente e senza avvertimenti, ci si addormenta. Si dorme per una notte intera, di un sonno profondo come non mai, poi ci si sveglia, e il quadrante luminoso dell'orologio dice che sono passati venti minuti del cosiddetto tempo reale.
(Henry Graham Greene nato a Berkhamsted, il 2 ottobre del 1904, scrittore, drammaturgo, sceneggiatore, autore di libri di viaggi, agente segreto e critico letterario inglese. Soffriva di un disturbo bipolare che influenzò profondamente la  sua scrittura e lo portò a degli eccessi nella vita privata)

venerdì 5 febbraio 2016

Quarto potere di Orson Welles

Un giornalista tenta di ricostruire il passato e la personalità del miliardario e magnate Charles Foster Kane che è morto mormorando "Rosebud". Raccoglie testimonianze di persone che a Kane sono state vicine negli affari e nella vita privata, e ognuno dà una angolazione diversa ma non sa nulla di Rosebud, che solo nell'ultima inquadratura si rivela essere il nome dello slittino d'infanzia del miliardario.

Io penso che il dovere di ogni artista sia quello di criticare la propria civiltà e i contemporanei. E' un compito chiaro e netto per qualsiasi artista di qualche ambizione. D'altra parte se ammettessi di criticare il capitalismo avrei l'aria di assumere un atteggiamento critico marxista, il che non è vero. Non è un caso del resto che Citzen Kane (Quarto Potere) sia vietato in Russia: essi non lo amano per nulla allo stesso modo dei capitalisti. Io sono antimaterialista. Sono più semplicemente contro la plutocrazia. E' la plutocrazia americana che io ho criticato. Credo che Kane sia un uomo detestabile ma ho molto simpatia per lui in quanto essere umano.
(Orson Welles, in "Cahiers du cinéma", n.84, giugno 1958)

Citzien Kane è la sola immagine valida dell'uomo ricco, la cosa più indescrivibile al mondo, perché è tutta intessuta, tutta falsata in partenza dalle nostre passioni. Non ho intenzione di parlare di Quarto Potere, di commentarne la storia. Io grido, perché ne sono entusiasta, ecco tutto. Ho chiesto ad altri di mettere di mettere da parte il loro pudore, di esaltare il genio.
(Luis Aragon, in "Les lettres francaises", 26 novembre 1959)