martedì 26 gennaio 2021

Nella Terra degli uomini liberi

 
Di nuovo in Africa. Ouagadougou, Burkina Faso "Terra degli uomini liberi". Con lo zaino sulle spalle, lasciando l'Europa fredda e piovosa per giungere in questo continente caldo e soffocante, il brusco passaggio era attenuato dal lungo spazio fra i ricordi e la realtà. La realtà invece, dopo appena qualche ora d'aereo ti aggrediva subito, non solo con odori e suoni frastornanti, ma anche con una valanga di pensieri che mescolavano il passato e il presente senza lasciarti respiro. Era un po' il senso di questo viaggio, che richiamava i tempi della lotta, il sogno della rivoluzione ma si svolgeva in un territorio che  si poteva rivelare pericoloso e implacabile se non si conservava la mente fredda. Superati i controlli doganali e una fila di baracchette di legno che  vendevano un po' di tutto nell'atrio squallido dell'aeroporto. Mi feci largo tra i viaggiatori notturni appena arrivati da Tangeri con un volo Air France e mi affacciai alla notte tropicale. Questa mi accolse con una zaffata che mescolava odori di cibo cotto per strada, vegetazione umida, scarichi di gas dei veicoli e rifiuti. In lontananza si scorgevano bagliori di incendi che rischiaravano un disordinato ammasso di palazzi e abitazioni più piccole che emergevano come un fortino fantasma. Aveva smesso di piovere da poco e l'acqua sollevava da asfalto e cemento un tendaggio di vapore malsano. Un  camion militare e un blindato pattugliavano l'ingresso alla R16 che portava in città. I passeggeri appena giunti erano in fila per prendere uno scalcinato autobus di lamiera bluastra, screziato da macchie di ruggine. Intanto in lontananza si udivano tuoni di mortaio. L'ex Alto Volta Francese, ribattezzato Burkina Faso dal presidente Thomas Sankara salito a potere con un colpo di stato nel 1984, cinto da Ghana, Togo, Benin, Niger, Mali e Costa d'Avorio non aveva sbocchi sul mare ed era uno dei paesi più poveri del mondo, ma restava un crocevia per traffici di ogni tipo. Salii sul pulman dopo aver scambiato un occhiata d’intesa con un ragazzo con la pelle scura e baffi spioventi. Ci sedemmo vicino e lui mi sussurrò all'orecchio: "I Compagni ti aspettano, dobbiamo sbrigarci, tra mezzora scatta il coprifuoco e le strade sono pericolose. La polizia spara a vista".

(Tatto da ROMANZO IN POLVERE di Gepy Goodtime, edizioni La Paz , Caracas 1977)

giovedì 21 gennaio 2021

LA DISTRUZIONE - Charles Baudelaire

Accanto a me incessantemente s'agita 

il Demonio, e mi gira intorno come 

aria impalpabile; io l'ingoio e sento 

che mi brucia il polmone, e d'un eterno 

desiderio colpevole lo colma. 

A volte, conoscendo l'amor mio 

per l'Arte, mi si mostra sotto forma 

di donna seducente, e con speciosi 

pretesti, comportandosi da ipocrita, 

a filtri infami le mie labbra avvezza. 

In mezzo alle distese solitarie 

e profonde del tedio egli mi guida 

ansante e affranto di fatica, lungi 

dallo sguardo di Dio, e dentro agli occhi 

conturbati m'avventa vesti lorde, 

ferite aperte e tutto il sanguinoso 

triste apparato della Distruzione!


mercoledì 13 gennaio 2021

NIGHTS IN WHITE SATIN – The Moody Blues

Siamo nel 1967, venti di trasformazione. L’album Days of Future Passed, inciso con una grande orchestra, segna il passaggio dei Moody Blues dal beat al pop progressivo. Contiene il capolavoro Night in white satin, scritto dal nuovo cantante Justin Hayward. Diciannovesimo in patria, non compare nella classifica americana, ma si riscatterà quando ripubblicato nel 1972, sarà secondo negli USA e nono nel Regno Unito. Il brano è lento e racconta del triste bisogno d’amore che si prova nella notte. In Italia diventa la storia di un condannato che ha ucciso per gelosia. “Ho difeso il mio amore”, per i Nomadi, Profeti, Gatti Rossi e Bit-Nik, per Dalida è “Un po’ d’amore.  
Notti in raso bianco
Che non finiscono mai
Lettere scritte
Non per essere spedite
La bellezza che mi è sempre mancata
davanti a questi occhi
Quale sia realmente la verità
Non lo so più dire
Perché io ti amo
Sì, io ti amo
Oh, come ti amo
Guardo la gente
Che cammina mano nella mano
Quello che io sto passando non lo possono capire
Alcuni cercano di raccontarmi pensieri che sfuggono
Alla fine tu sarai proprio ciò che vuoi essere
Ed io ti amo
Sì ti amo
Oh, come  ti amo
Oh, come  ti amo
Notti in raso bianco
Che non finiscono mai
Lettere scritte
La bellezza che mi è sempre mancata
davanti a questi occhi
Che mi è sempre mancata
Quale sia realmente la verità
Non lo so più dire
Perché io ti amo
Sì, io ti amo
Oh, come ti amo
Oh, come ti amo
Perché io ti amo
Sì, io ti amo
Oh, come ti amo
Oh, come ti amo
Uno dei gruppi del beat originale, i Moody Blues si sono evoluti con gli anni verso forme di progressive molto apprezzate dal pubblico e ancora oggi, con un repertorio di nostalgie pop, vantano una  vasta schiera di ammiratori. È Birmingham la patria del complesso, che si forma nel 1964 sulle ceneri di alcuni complessi locali: il chitarrista Denny Laine viene dai Diplomats, il tastierista Mike Pinder dai Crew Cats, l'armonicista e flautista Ray Thomas da El Riot & The Rebels, il batterista Graeme Edge dagli Avengers mentre il bassista Clint Warwick è troppo giovane per avere esperienze di nota. Preso il nome da un pezzo di Slim Harpo, i cinque debuttano alla Carlton Ballroom di Birmingham e si assicurano presto un ingaggio discografico presso la Decca, stentando all'esordio di Lose Your Money ma cogliendo uno straordinario centro con il secondo 45 giri, Go Now, cover di un pezzo di Bessie Banks che va nei Top 10 americani e inglesi. L' hit resterà unico in quei primi giorni ma consente al gruppo di muoversi con tranquillità sulla scena, incidendo senza affanni una serie di pezzi raccolti in Gran Bretagna come The Magnificent Moodies e negli Stati Uniti come Go Now: fra i brani, una cover dei Drifters I Don't Want To Go On Without You, I'll Go Crazy di James Brown ma anche un pezzo di George Gershwin e citazioni da Willie Dixon. La crisi del beat, nel 1966, è fatale per la formazione, che dopo due 45 giri deludenti come Stop! e Boulevard  De La Madeleine finisce per sciogliersi. Laine a quel punto va nei Move e poi nei Wings di Paul McCartney. Pinder, Thomas e Edge tornano però presto sui loro passi e nel novembre 1966 sono pronti con una seconda edizione dei Moody Blues, con il chitarrista Justin Hayward e il bassista  John Lodge. Il beat è lontano e nei progetti del complesso si affacciano ambiziose idee di progressive. Lo spunto originale è una trascrizione rock della Sinfonia del Mondo Nuovo di Dvorak, che viene però accantonata per un concept album meno ambizioso ma egualmente altisonante come Days Of Future Passed (1967), condotto dai Moody con l'arrangiatore Peter Knight. Il disco si rivela tra i più influenti del periodo, con i liquidi suoni del mellotron (all'epoca, una  novità assoluta), gli eterei passaggi vocali di Hayward e Thomas e i colori classici della London Symphony Orchestra, in uno scenario esotico fra pop romantico, fiaba di Tolkien e psichedelia: Nights In White Satin è il pezzo più celebre, più volte in classifica negli anni. 




martedì 5 gennaio 2021

Z, L’ORGIA DEL POTERE – Costa Gavras

In una non meglio precisata nazione del Mediterraneo, il potere è in mano a un governo fantoccio guidato dai militari. Gli unici a opporsi alla dittatura sono i membri di un partito pacifista di sinistra. Quando questi organizzano una manifestazione a cui è prevista la partecipazione del loro leader, personaggio carismatico e risoluto, strane voci iniziano a circolare su un possibile attentato organizzato ai danni del capo del partito. L’uomo, dal canto suo, non presta attenzione alle voci e conferma la propria partecipazione. Il giorno del corteo, però, le indiscrezioni sono purtroppo confermate dai fatti: un veicolo investe il politico, che muore di lì a poco in ospedale. Secondo la ricostruzione della polizia si sarebbe trattato di un incidente causato dall’ubriachezza del guidatore. Una palese montatura sulla quale indaga il giudice istruttore del locale tribunale. Nel corso delle indagini, l’uomo acquisirà una nuova coscienza sullo stato in cui versa il suo Paese.

Il regista greco Constantin Costa-Gravas adatta Z, uno dei più famosi romanzi dello scrittore Vassilis Vassilikos. La trama di questo solido thriller politico, ispirato ad eventi reali seppur non esplicitati, abbraccia un arco temporale che va dall’assassinio del deputato socialista greco Gregoris Lambrakis avvenuto nel 1963 sino al colpo di stato messo in atto dall’esercito nel 1967.

Il film è stato scritto da Gravas con Jorge Semprún, la colonna sonora vincitrice di un premio BAFTA è di Mikis Theodorakis compositore celebre per le musiche di Zorba il greco. La pellicola ricevette 4 nomination agli Oscar 1970 vincendo due statuette come Miglior film straniero e Miglior montaggio. Tra gli altri riconoscimenti assegnati alla pellicola segnaliamo il Premio della giuria al Festival di Cannes assegnato a Costa-Gavras e un Golden Globe come Miglior film straniero.

Questo è il comunicato radio che la mattina del 22 aprile 1967 informava la popolazione greca dell’instaurazione del regime militare: “Qui stazione radio delle forze armate greche. A causa della drammatica situazione che si è creata, da mezzanotte l’esercito ha assunto il governo del paese. Seguirà un comunicato del comandante dell’esercito… secondo l’articolo 91 della Costituzione e dopo suggerimento del governo sospendiamo gli articoli 6, 8, 10, 12, 14, 18, 20, 95 e 98 della Costituzione a causa della minaccia alla sicurezza dei cittadini e della nazione che proviene dall’estero. Firmato Costantino re dei greci. Il presidente e i membri del Consiglio dei ministri.