venerdì 24 marzo 2017

Tomas Milian l'eroe del western politico

LA RESA DEI CONTI, (1967) L'ultimo incarico di un bounty -Killer (Lee Van Cleef) è quello di catturare un messicano (Milian) accusato di stupro e omicidio: ma il colpevole è in realtà il figlio di un ricco.Così Sollima (regista) spiegava il risultato del film:"Cuchillo (Millian) ha funzionato anche perché le platee, e i giovani in particolare, lo vivevano come uno di loro,non il supereroe molto freddo alla Clint Eastwood, era uno molto umano, che se doveva rubare rubava, che mentiva continuamente, che aveva tutti i difetti umani ed era di una classe sociale che nel western non era mai stata raccontata. e poi era il periodo del '68, della contestazione, e anche se da parte mia non c'era nessuna intenzione di fare un film specificatamente per quel pubblico, è andata criticamente così, il film è caduto in quel periodo, ed è stato visto e amato proprio da quel pubblico".
FACCIA A FACCIA, (1967) Un professore (Gian Maria Volonté) preso in ostaggio da un fuorilegge (Tomas Milian impara talmente bene la lezione di violenza che domina nel West da trasformarsi in uno spietato criminale. E al bandito, che invece ha ritrovato dentro di sé barlumi di una coscienza dimenticata, non resta che ucciderlo. Se da una parte il professore ricorda le guardie rosse con la sua rivoluzione culturale imposta a quei desperados di frontiera attraverso formule che potremmo paragonare al partito-guida, al culto della personalità, alla direzione individuale e al terrore staliniano, dall'altra Milian fa pensare a certi movimenti popolari messi in disparte o addirittura sconfessati dai burocrati moscoviti per ragioni di opportunità, di calcolo politico, o perché non perfettamente allineati con un piano d'ordine generale.
CORRI UOMO CORRI, (1968) Un peone simpatico e cialtrone, Cuchillo (Millian), finito in cella con un oppositore di Porfirio Diaz, viene convertito alla rivoluzione e si impossessa di un tesoro con cui finanziare la lotta. Film volutamente più politico. A cominciare dai titoli, che mischiano disegni alla Guttuso sulla rivoluzione messicana, a prime pagine di giornali rivoluzionari con la scritta "La lucha continua". O come le frasi di Cuchillo che diventano slogan: "Adiòs, non mi prenderete mai, Cuchillo se ne va". Cose, che al tempo, in pieno '68, venivano viste in sala come piccole avventure rivoluzionarie.
TEPEPA,(1968) In Messico un bandito rivoluzionario, Terpepa (Milian), viene braccato dal medico (Steiner) a cui avrebbe violentato la fidanzata. Nelle interviste di allora Tomas Milian si lancia decisamente nell'esaltazione del film e del suo personaggio: "Tepepa è il più felice incontro della mia carriera e mi porta ad essere molto vicino alla mia gente e nel modo più sincero. Gli eroi crudeli e romantici del western, i vendicatori, i giustizieri mi hanno conferito una certa popolarità, ma Tepepa - così lontano dalla tipologia del western - è qualche cosa di nuovo e di più importante".









venerdì 17 marzo 2017

La repressione dell'omosessualità nella Firenze Rinascimentale

A Firenze, in pieno Rinascimento fu istituito uno speciale servizio di polizia – la Magistratura degli Ufficiali della Notte – con l’unico compito di scoprire e reprimere le pratiche omosessuali considerate causa di disgrazie, guerre, pestilenze; punizioni divine che, per “l’orribile vizio” di alcuni, si abbattevano sulla città e il territorio circostante. Ad allarmare le autorità era la forte incidenza dell’omosessualità nella vita sociale delle città tanto che Firenze godeva in tutta Europa, in questo campo, di una notevole reputazione. In Germania, per esempio, gli omosessuali erano definiti fiorentini e le loro manifestazioni amorose florenzen (termine tedesco che indica i sodomiti). Gli Ufficiali della Notte (sei cittadini eletti annualmente), agivano su delazione, raccoglievano le denunce anonime, indagavano e denunciavano. Le “tamburazioni” ovverole denunce anonime venivano depositate in segreto, alla loro attenzione, negli appositi contenitori posti nelle chiese di San Piero Scheraggio e Orsanmichele, in Duomo e nella Badia: i "tamburi" venivano aperti e svuotati del loro contenuto delatorio ogni 15-20 giorni. Tra il 1432 e il 1502 ci fu l’impressionante cifra di oltre 10.000 uomini e ragazzi indagati per il reato di sodomia, con più di 2.000 condanne. Le pene prevedevano l’esclusione degli omosessuali dal voto, multe, punizioni corporali e potevano arrivare fino alla castrazione e la morte.
A sopprimere la Magistratura degli Ufficiali della Notte fu un’esigenza di marketing cittadino e non certo una maggiore consapevolezza dei diritti delle persone. Le magistrature ordinarie continuarono a punire l’omosessualità, ma senza dar risalto ai casi riscontrati con l’intento di “togliere a Firenze una fama squalificante”.

venerdì 10 marzo 2017

Francisco Ferrer e la scuola di tutti

Contando su forze modeste, però nel contempo con potente fede razionale e con un'attività che è ben lungi dal venire meno, quantunque vi si oppongano avversità di ogni sorta e grado, si è costituita la ESCUELA MODERNA. Il suo proposito è quello di coadiuvare rettamente, senza concessioni ai procedimenti tradizionali, l'insegnamento pedagogico basato sulle scienze naturali. Questo metodo, nuovo ma l’unicamente reale e positivo, ha sfondato in tutti gli ambienti del mondo civilizzato e ha avuto successo con innumerevoli lavoratori, di intelligenza superiore e dotati di spirito di sacrificio.
Non ignoriamo il nemico che ci circonda. Non ignoriamo gli indicibili pregiudizi di cui è pregna la coscienza sociale del paese. È creatura di una pedagogia medievale, soggettiva, dogmatica, che ridicolmente presume di costituire criterio infallibile. Non ignoriamo neppure che per legge ereditaria, confortata dalle suggestioni del ceto medio, le tendenze passive che vi sono connaturate già nei bambini in tenera età, si accentuano nei nostri giovani con rilievo straordinario. 
La lotta è strenua, il lavoro è intenso, ma con la volontà costante e perpetua, unica provvidenza del mondo morale, siamo certi che otterremo il trionfo che perseguiamo; che ricaveremo dei cervelli vivi, capaci di reagire; che le intelligenze dei nostri allievi, quando si emancipano dalla tutela razionale del nostro Centro, continueranno ad essere nemici mortali dei pregiudizi; saranno intelligenze sostanziose, in grado di formare convincimenti ragionati, propri, personali, nei confronti di tutto ciò che sarà oggetto del pensiero.
Il fine ultimo dell'energia cerebrale dell'uomo è quello di produrre l'ideale con l'arte e con la filosofia, queste vaste generalizzazioni congetturabili. Ma affinché l'ideale non degeneri in favola o in vaga illusione, e il congetturabile non sia edificio che si erge su fondamenta di sabbia, è necessario in modo assoluto che abbia per base sicura, incrollabile, le nozioni esatte e positive delle scienze naturali.
D'altra parte, non si educa integralmente l'uomo disciplinando la sua intelligenza, ma trascurando il cuore e relegando la volontà. L'uomo, nell'unità del suo funzionalismo cerebrale, è un complesso; presenta vari aspetti fondamentali; è una energia che osserva, un'emozione che rifiuta o accetta la comprensione e una volontà che cristallizza in azioni quanto percepisce e ama.

domenica 5 marzo 2017

UNA DONNA SPOSATA di Jean-Luc Godard

Frammento della giornata di una donna parigina del 1964. Charlotte Giraud fa l'amore con l'amante l'attore Robert, va a prendere il bambino a scuola,  cena con il marito l'industriale Pierre, e il regista Leenhardt. Si succedono quattro lunghi monologhi: Pierre parla della memoria, Charlotte del presente, Leenhardt dell'intelligenza, la cameriera Madame Céline del sesso.

Ho finito di girare UNA DONNA SPOSATA, un film in cui i soggetti sono considerati come degli oggetti, in cui gli inseguimenti in taxi si alternano alle interviste etnologiche, in cui lo spettacolo della vita si confonde in definitiva con la sua analisi; insomma, un film in cui il cinema si muove libero e felice di non essere altro che se stesso.
(Jean-Luc Godard, "Il cinema è il cinema", Garzanti, Milano 1971)

L'uomo di cinema che a mio avviso è meglio riuscito a mettere a fuoco la condizione, o almeno una certa condizione femminile moderna, è Godard con una buona parte della sua produzione e in particolare con UNA DONNA SPOSATA. Questo soggetto composto di due gambe, gonna, reggiseno, di un marito, un amante che, secondo la lapidaria definizione dello stesso autore e attraverso l'occhio duramente, paradossalmente provocatorio della sua cinepresa, risulta essere la protagonista, che l'intero contesto sociale in cui si muove, gli uomini, le altre donne, la stampa, il cinema, la pubblicità, contribuiscono a confermare proprio nella sua qualità di oggetto, mi pare l'accusa più pesante e circostanziata della pressione condizionatrice esercitata dalla civiltà attuale sulla donna. 
(Carlo Ravaioli, "La donna contro se stessa", Laterza, Bari 1969)