lunedì 12 ottobre 2020

AQUALUNG - Jethro Tull

La mistura esplosiva di hard-rock, folk britannico, strumenti di tradizione classica e la tendenza a una peculiare deformazione ritmica della forma-canzone, fanno di "AQUALUNG" il disco musicalmente più vario ed equilibrato della produzione della band.
Aqualung inizia con un riff distorto, scandito da attimi di geniale silenzio, poi il brano prosegue sorretta dalla voce stentorea e nasale di Anderson, capace di notevoli cambi di registro, e magistrale nell'equilibrare la melodia della chitarra con glissando e improvvise ruvidezze, mentre dipinge lo squallido quadretto urbano, con Aqualung seduto da solo nel parco: "Sitting on a park bench, eyeing little girls with bad intent". Il repentino dimezzamento del tempo a metà canzone introduce la vena acustica del gruppo e aggiunge un effetto drammatico al tormentato e ancestrale rapporto fra uomo e religione, fra dubbio, menzogne e fede impastata alla condizione dei miserabili, degli emarginati striscianti nei bassifondi della società. 
Seduto su una panchina al parco
Adocchia le bambine con cattive intenzioni.
Il naso gli cola,
Si pulisce le dita unte sui suoi abiti sudici.
Si asciuga al sole freddo,
E nel frattempo continua a guardarle.
Si sente a disagio,
E sputa pezzi della sua sfortuna.
 
Freddi raggi di sole,
Un vecchio che vaga da solo.
Passa il tempo
Nell' unico modo che conosce.
Le gambe gli fanno male
Mentre si piega a raccogliere un mozzicone,
Poi va al cesso
E si riscalda i piedi.
 
Si sente solo,
L' esercito è in giro
Salvezza alla moda
E una tazza di tè
Aqualung amico mio
Non scostarti pieno di imbarazzo
Povero diavolo non vedi che sono solo io?
 
Ti ricordi ancora
La nebbia gelata di dicembre,
Quando il ghiaccio
Attaccato alla tua barba
È dolore lancinante?
E ti conquisti i tuoi ultimi respiri a fatica
Che suonano come quelli di un palombaro,
E i fiori sbocciano
Come la pazzia a primavera
 
Freddi raggi di sole,
Un vecchio che vaga da solo.
Passa il tempo
Nell' unico modo che conosce.
Le gambe gli fanno male
Mentre si piega a raccogliere un mozzicone,
Poi va al cesso
E si riscalda i piedi.
 
Si sente solo,
L' esercito è in giro
Salvezza alla moda
E una tazza di tè
Aqualung amico mio
Non scostarti pieno di imbarazzo
Povero diavolo non vedi che sono solo io?  
 
Aqualung amico mio
Non scostarti pieno di imbarazzo
Povero diavolo non vedi che sono solo io?
 
Seduto su una panchina al parco
Adocchia le bambine con cattive intenzioni.
Il naso gli cola,
Si pulisce le dita unte sui suoi abiti sudici.
Si asciuga al sole freddo,
E nel frattempo continua a guardarle.
Si sente a disagio,
E sputa pezzi della sua sfortuna
Fra le più  longeve e influenti  formazioni inglesi, i Jethro Tull iniziano a Blackpool nel 1967. Ian Anderson e Glen Cornick provengono dai John Evan's  Smash, mentre Mick Abrahams e Clive Bunker arrivano dai McGregor's Engine di Luton. Nel novembre del 1967, dopo una parentesi come Bag Of Blues, Anderson, Abrahams e Bunker, assieme al bassista Glen Cornick, formano i Jethro Tull. Quando il nome di un agronomo inglese del '600, Jethro Tull, appare alla ribalta, c'è chi si ingegna già a trovare marchi di fabbrica come rock-blues-folk per questa musica. Una varietà di tematiche che non può non affascinare: i riff blues della chitarra di Abrahams, venature antiche ad affiorare nei punti più impensati del tessuto sonoro, tutto costruito attorno ad uno strumento tradizionalmente «povero» e snobbato, il flauto; Il leader è un estimatore di Roland  Kirk. Anderson soffia, parla, sospira, grida nel suo tubo di metallo, vestito come uno straccione: la sua presenza magnetica sembra fare di lui, più che di ogni altro, il messia di una nuova era. Il loro primo album THIS WAS si fa già notare con brani come: Beggar's  Farm, Dharma For One, We Used To Know, giganteschi calderoni di idee sorprendenti; Nothing Is Easy, A Song For Jeffrey per graffiare in modo indelebile i meandri più nascosti della nostra rabbia ed emotività. I Jethro Tull sono già Ian Anderson, magico cesellatore di atmosfere. STAND UP, il secondo album, sembra già suggerire da solo una miriade di nuovi messaggi al blues: che in Inghilterra appare solo un modo di interpretare il pentagramma. E qui la rappresentazione assume toni inusitati, sempre meno piatti e scontati: illusioni forse troppo grandi che iniziano a prendere piede, ma la certezza che la strada può essere ricca di soddisfazioni. BENEFIT segna il punto più alto della parabola del gruppo: il suono che ti avvolge  completamente e definitivamente, in una curiosa dimensione di dolcezza e di intuizioni folgoranti; la voce di Ian, maestosa e sempre efficace, a guidarti per mano con semplicità e profondità. Musica che  nasconde le emozioni più colorate in ogni respiro, costruita con una sapienza ed incisività irripetibili.  Con AQUALUNG il gruppo si eleva definitivamente al rango di superstar.

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