domenica 29 novembre 2015

IL CAPITALE E IL DENARO

Il capitale è la forma immediata del denaro, la sua forma arcaica.
L’esistenza del denaro come idea in una testa è l’idea che il denaro può comprare tutto. Così, basta che il denaro penetri in una testa ed ecco che diviene ciò che manca, ciò che difetta, ciò che deve aumentare, ecco che diviene sete di denaro. 
La passione del denaro è la passione dell’universalità, è la passione d’essere tutto. Il denaro è immediatamente la contraddizione tra l’idea di tutto ciò che esiste e tutto ciò che esiste.
Il capitale è il denaro che vuol realizzarsi come denaro.
Il capitale è il denaro che sale alla testa.
Il denaro è immediatamente una menzogna sul denaro: mentre il denaro è essenzialmente ciò che manca, la rarità che esiste, il capitale come idea in una testa di capitalista e come attività del capitalista è: ciò che manca ma che può aumentare indefinitamente. 
E’ il denaro che vuol realizzarsi senza sopprimersi.
La disgrazia del pensiero borghese è di voler realizzare il denaro senza sopprimerlo.

mercoledì 18 novembre 2015

Senza integrazione non c’è disintegrazione

L’anarchia è la migliore forma di organizzazione sociale anche, e soprattutto, perché è l’unica che si adatta alla nostra forma di vita a meno di non supporre, ma sarebbe da sciocchi, che nel nostro genoma c’è anche la propensione alla autodistruzione.
Bisogna quindi amare e vivere nelle natura guardando gli animali non vuol dire lottare contro il progresso, ma contro la sua degenerazione. Nella nostra natura c’è sia l’anarchia che la tecnologia: non facciamo errori grossolani. Qui è non comprendere che anche la tecnologia, che è neutrale è stata poi assoggettata alle teorie dell’assurdo; se, come me, non poni cesura totale tra naturale e culturale allora anche la tecnica, in senso non banale, è natura: perché ne è emersione. 
Utilizzare gli strumenti interni al sistema che si contesta scatenando le contraddizioni, questo è necessario, senza integrazione non c’è disintegrazione: generando paradossi l’anarchia sarà possibile.

lunedì 9 novembre 2015

LO STATO

Lo Stato non è pensabile senza il dominio e la schiavitù; deve dominare tutti coloro che ne fanno parte: questa si chiama appunto volontà dello Stato. Ecco perché ogni stato è dispotico, sia il despota uno solo oppure siano molti o addirittura tutti.
La volontà dominatrice dello Stato si realizza grazie all’universale identificazione nella legge, dato che questa non è più l’emanazione di un signore ma della volontà popolare. Ma l’alienazione statale riposa sull’astrazione dell’ideale umano. Lo Stato moderno cioè lo Stato al suo stato puro, si fonda proprio su questa pretesa di rappresentare istituzionalmente le ragioni dell’idea umana, dell’umanità.
Lo Stato come la Chiesa, non può essere riformato, ma solo abolito. Si tratta di un’abolizione radicale che non ammette deroghe o modifiche perché costituisce la premessa di ogni futuro discorso sulla positività sociale dell’unico: l’esistenza comunitaria di questi dipende dalla non esistenza dello Stato.
Per chiudere nessuno per lo Stato può avere una volontà propria e, se qualcuno dimostra di averla, esso deve escluderlo, rinchiuderlo o esiliarlo. Infatti, se tutti dimostrassero di avere tale volontà, lo Stato non esisterebbe.

lunedì 2 novembre 2015

TONI di Jean Renoir


L'italiano Toni è uno degli operai stranieri immigrati che nel Sud della Francia lavorano nella costruzione della ferrovia. Già amante di Marie, sua padrona di casa, egli si innamora della spagnola Josepha, la quale sposa il capo operaio Albert, che l'ha violentata. Dopo due anni, Toni lascia Marie, che tenta il suicidio, e convince Josepha a lasciare il marito. Costei però scappa con il cugino e uccide Albert che la insegue. Toni sotterra il cadavere, si accusa dell'omicidio e viene ucciso dalla polizia, nonostante Josepha si sia costituita.

"La nostra ambizione era che il pubblico potesse immaginare che una macchina da presa invisibile avesse filmato le fasi di un conflitto senza che gli esseri umani trascinati inconsciamente in questa azione se ne fossero accorti. Non era probabilmente il primo a tentare un'avventura del genere, né l'ultimo. In seguito il neorealismo italiano doveva portare il sistema alla perfezione. All'epoca di Toni i grandi successi del cinema francese si fondavano sull'imitazione del teatro Boulevard. Era naturale che sentissi una forte tentazione di opporre a questi artefici la rappresentazione di un fatto di cronaca nel suo autentico ambiente naturale".
(Jean Renoir, in Cinema Nuovo n.87, 25 luglio 1956)

"Toni era in apparenza uno dei tanti studi di maniera sulla vita provenzale, ma andava al di là del costume e dell'ambientazione locale, e sapeva evocare con precisione e incisività tutte le passioni celate fra le pieghe della tradizione e dell'abitudine. In questo film, la natura era un elemrnto vivo e presente; e la vita intima dei personaggi era concretata in soluzioni e osservazioni non dissimili da quelle geniali di Murnau, Sjostrom, Pudovkin, Vidor. Toni era un saggio di composizione cinematografica nel senso più pieno della parola.
(Richard Griffith, in Paul Rotha e Richard Griffith, Storia del cinema, Einaudi, Torino 1964)