sabato 30 marzo 2013

PANICO!


Il Panico non è un movimento artistico collocabile nell’ambito dell’avanguardia storica, sia per ragioni temporali (nasce ufficialmente nel 1962) che per motivi intrinseci: non ha mai avuto un proprio manifesto né un proprio organo; non ha mai definito i propri componenti né si è mai posto come movimento o gruppo definito; non ha mai difeso né affermato proprie posizioni nei confronti di chicchessia.
Dal punto di vista storiografico, Panico non è altro che una parola, usata concordemente da Fernando Arrabal, Alejandro Jodorowsky e Roland Topor all’interno dei propri percorsi individuali a partire dall’ inizio degli anni Sessanta. Ciascuno a suo modo e secondo i propri particolari intenti e motivazioni, infatti,Jodorowsky, Arrabal e Topor hanno posto l’aggettivo o il sostantivo “panico” in calce o in apertura delle proprie azioni ed opere, per qualificare non tanto un intento comune quanto piuttosto un riferimento a un contesto, a un modo e a una concezione quanto mai generale e generalizzabile della pratica artistica e della vita.

“Proclamo fin da ora che panico non è né un gruppo né un movimento artistico o letterario; sarebbe piuttosto uno stile di vita. O meglio, ignoro cosa sia. Preferirei chiamare il panico un antimovimento piuttosto che un movimento. 
Tutti possono dirsi panici, proclamarsi creatori del movimento, scrivere <La> teoria panica. 
Ognuno può affermare di essere stato il primo ad avere l’idea del panico, a inventarne il nome, a creare un accademia panica o a nominarsi presidente del movimento.” (Fernando Arrabal 1963)

giovedì 28 marzo 2013

ALDOUS HUXLEY


Mistico e visionario, si pone a un crocevia culturale importante: quello delle culture che si occupano dell’interiorità della vita spirituale e dell’esperienza psichedelica. Grande teorico dell’esperienza spirituale come dimensione sperimentabile in contrapposizione all’universo della fede dogmatica e indimostrabile.
Huxley aveva da sempre mostrato un vivo interesse per le sostanze in grado di plasmare la mente, e fin dagli anni Trenta tenne conferenze e scrisse articoli su di esse. Quando agli occhi di tutti le droghe erano solo o stimolanti (cocaina, caffè, tabacco ecc.) o narcotici (oppio, morfina ecc.), Huxley già parlava e scriveva di funghi allucinogeni e di sciamani siberiani. In uno dei suoi romanzi più famosi, Il Mondo nuovo, descrisse una potente droga futuristica il soma, dal nome del mitico enteogeno vedico.
Le porte della percezione (1954), libro nel quale descrive la sua esperienza con la mescalina, è diventato una sorta di “bibbia” del movimento psichedelico, probabilmente il miglior saggio che sia mai stato scritto sul rapporto fra esperienza psichedelica e esperienza artistica.
Attraverso le sue intuizioni letterarie e le sue riflessioni filosofiche, politiche e psicologiche, molte delle quali conservano la loro attualità a quasi mezzo secolo di distanza, Huxley può a ragione essere considerato un pioniere nella ricerca sulle dimensioni della coscienza.
Morì il 22 novembre 1963, scegliendo un modo coerente con tutta la sua vita: sentendo che il cancro che lo divorava ormai da anni stava per mettere fine alla sua vita, chiese alla moglie di somministrargli come estrema unzione 100 mcg di LSD intramuscolo. Lo scrisse su un foglietto, con mano tremante, perché non era più in grado di parlare. Se ne andò perfettamente cosciente verso l’Altro Mondo, in serenità e senza le terribili sofferenze che i medici avevano previsto.

mercoledì 27 marzo 2013

LE PAROLE



Il male sta nelle parole che la tradizione ha voluto assolute, nei significati snaturati che le parole continuano a rivestire. Mentiva la parola amore, esattamente come la parola morte. Mentivano molte parole, mentivano quasi tutte. Ecco che cosa dovevo fare: studiare le parole esattamente come si studiano le piante, gli animali … E poi ripulirle dalla muffa, liberarle dalle incrostazioni di secoli di tradizioni, inventarne delle nuove, soprattutto scartare per non servirsi più di quelle che l’uso quotidiano adopera con maggior frequenza, le più marce, come: sublime, dovere, tradizione, pietà, sacrificio, rassegnazione, anima, pudore, cuore, eroismo, sentimento.

martedì 26 marzo 2013

Il mio nome è Lucifero


Per favore permettetemi di presentarmi
Sono un uomo ricco e raffinato
Ho girato per molti, molti anni
Ho rubato a molti uomini l’anima e la fede
C’ero quando Gesù Cristo ebbe il suo momento di dubbio e di dolore
Mi accertai che Pilato lavasse le sue mani e vendesse la sua fede
Piacere di conoscervi
Spero indoviniate il mio nome
Ma ciò che vi sconcerta
È la natura del mio gioco.
Non mi mossi da S. Pietro
Quando capii che una grossa svolta era nell’aria,
uccisi tutti gli zar e tutti i suoi ministri Anastasia urlava invano.
Cavalcavo un carro armato, avevo il grado di generale,
quando la guerra lampo infuriava l’odore dei morti era insopportabile.
Osservavo con gioia i vostri re e regine
Combattere cento anni per gli dèi che avevano creato
Gridai: ”Chi uccise i Kennedy?”
Anche se, dopo tutto, eravamo stati voi ed io.
Allora permettetemi di presentarmi,
sono un uomo ricco e raffinato,
e ho disposto trappole per i trovatori,
Che vennero uccisi prima di arrivare a Bombay.
Proprio come ogni poliziotto è un criminale,
Così tutti i peccatori sono santi.
Poiché la testa e la coda, chiamatemi Lucifero,
Perché ho bisogno di qualcuno che mi freni.
Così se m’incontrate, siate gentili,
Abbiate compassione ed un po’ di tatto.
 Usate la cortesia che avete imparato,
O rovinerò la vostra anima.

sabato 23 marzo 2013

Sperimentiamo con l'immaginazione

Quando si è bambini tutto è così misterioso... Le cose più semplici, come un albero, non hanno alcun senso preciso. Lo vedi da lontano e ti appare piccolo, ma come ti avvicini sembra crescere; non possiedi ancora la padronanza delle regole. da adulti pensiamo di comprenderle, le regole, ma ciò che in realtà sperimentiamo è una restrizione dell'immaginazione. da bambino trovavo il mondo assolutamente e totalmente fantastico. Naturalmente avevo i soliti timori, tipo andare a scuola: riconosco che lì c'era qualche problema. Tuttavia anche tutti gli altri avvertivano quello stesso problema, e quindi le mie paure erano del tutto normali. A quei tempi per me la scuola rappresentava un crimine contro la gioventù. Distruggeva i principi della libertà. Gli insegnanti non incoraggiavano la conoscenza, o gli atteggiamenti positivi; le persone che mi interessavano non ci andavano proprio a scuola.

venerdì 22 marzo 2013

L'INTUITO LIBERO

La vita è piena di concetti astratti e l'unico modo per venirne a capo è usare l'intuito. intuire è vedere la soluzione: vederla, conoscerla. Ragione e sentimento camminano a braccetto.
Come fare perché una cosa ti sembra ben fatta? Tutti hanno a disposizione gli stessi strumenti. E' qui entra in scena l'intuito. Credo che l'intuito si possa affinare e dilatare con la meditazione, immergendosi nel Sé. C'è un oceano di coscienza in ciascuno di noi, un oceano di soluzioni. quando ti immergi in questo oceano, nella coscienza, lo ravvivi.
Non ti immergi però alla ricerca di una soluzione in particolare; lo fai per ravvivare l'oceano di coscienza. allora l'intuito si affina e trovi un modo per risolvere i problemi: sai quando una cosa non va del tutto bene e sai come fare in modo che per te sia ben fatta. questa facoltà cresce e tutto fila molto più liscio.

Benvenuti


Arriva sull'isola magica e osserva un antico albero
è un mistero, come un albero diventi un albero
ma qualcosa sta dicendo che niente è così per niente
niente è per una sola vita. Bisogna comprenderlo per essere