mercoledì 23 novembre 2016

Coscienza mistica

Il dominio  dell' alcool  sull' umanità è indubbiamente  dovuto  al  suo  potere di  stimolare  le  facoltà   mistiche  insite  nella  natura  umana,  normalmente schiacciate  dai  freddi  fatti  e  dall' arido  criticismo  dell'ora  sobria. La  sobrietà  diminuisce,  discrimina  e  dice  no.
L'ubriachezza  espande, unisce  e  dice  sì.  E'  di  fatto  il  più grande  stimolatore  della  funzione del  SI'  nell'uomo.  Porta  il  fedele  dalla  gelida  periferia  delle  cose  al radiante  nucleo.   Lo  rende  per  un  istante  una  cosa  sola  con  la  verità. Non  e'  solo  per  pura  perversità  che  gli  uomini  lo  inseguono.   Per  il  povero e  l'illetterato  l' alcool  sta  al  posto  dei  concerti  sinfonici  e  della  letteratura  ed  è  parte  del  più  profondo  mistero  e  della  tragedia  della  vita che  soffia  e  balugina  di  qualcosa   che  immediatamente  riconosciamo  come   eccellente    e  che  dovrebbe  essere  concesso  a  così  tanti  di  noi  nelle  prime fasi  di  ciò  che,  nella  sua  totalità,  è  un  veleno   così   degradante.  La  coscienza  ebbra  e'  una  parte  della  coscienza  mistica,  e  la  nostra  opinione globale  di  ciò  deve  trovare  posto  all' interno  di  quel  piu'  grande  tutto. 

domenica 13 novembre 2016

Buon viaggio Leonard Cohen

Uno scrittore prestato alla musica, diventato con gli anni un personaggio di culto nel campo della canzone d'autore. Diviso fin dalla giovinezza fra l'amore per le lettere e il gusto per il folk, Cohen studia in Canada e intorno alla metà degli anni Cinquanta si trasferisce a New York, dove comincia a pubblicare poesie. Nel 1959 ottiene una borsa di studio e parte per un lungo viaggio in Grecia, stabilendosi nell'isola di Idra: li rivela le sue qualità letterarie scrivendo racconti, liriche e anche un romanzo Il gioco favorito, che ne fanno conoscere il nome negli ambienti letterari. Tornato in America consolida la sua fama con altre opere Flowers for Hitler, e Parasites of heaven dove vi è traccia di alcuni testi che anni dopo diverranno con successo canzoni. Nel 1966 la cantautrice Judy Collins esegue due brani di Cohen nel suo album In my life, suscitando grande interesse per il personaggio, che esce allo scoperto l'anno dopo con un'apparizione al festival di Newport e a un concerto della stessa Collins, al Central Park di New York. Il successo è notevole e porta a un ingaggio discografico con la Columbia, che nel 1968 pubblica Songs Of Leonard Cohen e l'anno seguente Songs From A Room.

Fu subito chiaro che non sarei potuto sopravvivere facendo solo lo scrittore. Avevo appena pubblicato "Belli e perdenti", anno 1966, accolto da recensioni eclatanti in tutto il mondo e discrete in America. Ma le vendite erano disastrose. Decisi di diventare cantante per risolvere i miei problemi economici. Decisione saggia col senno di poi, ma sciocca come presupposto, visto che ci sono più cantanti che scrittori a morire di fame. Gli appassionati di letteratura cominciarono con il prendermi meno sul serio; chi ascoltava musica pensava a me come a un poeta che musicava le sue poesie, e non apparteneva comunque al mondo della canzone.

Quando ascoltai Dylan per la prima volta, quando compresi ciò che stava facendo mi resi conto che interpretava un ruolo che io avevo progettato per me stesso. Mi dava proprio fastidio che lui ce l'avesse fatta e io no.

Mi interessa l'uso combinato di parole e musica perché crea qualcosa che i due elementi non sono in grado di offrire separatamente. Il che non significa che la somma delle parti sia comunque maggiore delle parti singole. E' semplicemente un prodotto diverso. Musica e parole insieme alterano i significati della musica e delle parole separate. Ma non esiste conflitto. Così come è assente lo stridio tra musica e letteratura, tra lo spartito e il foglio di un libro. Seduto a un tavolino qualunque, non vedo conflitto. Scrivo. Questo è ciò che conta: riempire pagine.

Garcia Lorca, è stato lui a spingermi involontariamente verso la letteratura. Avevo 15 anni quando mi accostai alla sua opera. Il primo verso che lessi fu "voglio passare sotto gli archi di Elvira per vedere le tue cosce e piangere". Quella frase distrusse la mia vita, compresi che la mia esistenza sarebbe stato uno sforzo continuo per scrivere, un giorno, una frase come quella. Lavorare a "Poet in New York", l'omaggio a Lorca, è stato dunque un grande onore e ho deciso di inserire "Take This Waltz" anche nell'album "I'm Your Man". Tra l'altro, mia figlia si chiama Lorca.
Leonard Cohen, Adam Cohen,  Lorca Cohen, Suzanne Elrod,


giovedì 10 novembre 2016

L'Anarchia di Carlo Cafiero

Anarchia, oggi vuol dire l’attacco, la guerra ad ogni autorità, ad ogni potere, ad ogni Stato. Nella società futura l’anarchia sarà difesa, l’impedimento innalzato contro la restaurazione di ogni autorità, potere e Stato: piena ed intera libertà dell’individuo che, liberamente e spinto soltanto dai suoi bisogni, gusti e simpatie, si unisce ad altri individui nel gruppo o nell’associazione; libero sviluppo dell’associazione che si collega in federazione con altre nella comune o nel quartiere; libero sviluppo delle comuni che si federano nella regione e così via; le regioni nella nazione; le nazioni nell’umanità. Il comunismo, cioè la questione che ci interessa in modo particolare, rappresenta il secondo puinto del nostro ideale rivoluzionario. Esso è attualmente ancora l’attacco; non è la distruzione dell’autorità, ma è la presa di possesso, a nome di tutta l’umanità, della ricchezza esistente nel globo. Bisogna sottolineare, soprattutto nei confronti dei nostri avversari, i comunisti autoritari o statalisti, che la presa di possesso e il godimento di tutta la ricchezza esistente spettano al popolo stesso. Niente intermediari o rappresentanti che finiscono sempre col rappresentare solo se stessi, no ai moderatori dell’eguaglianza e tanto più ai moderatori della libertà, no ad un nuovo governo e ad un nuovo Stato, sia che si dica popolare o democratico, rivoluzionario o provvisorio. In effetti, la minima idea di un limite qualsiasi contiene già in sé i germi dell’autoritarismo. Non potrebbe manifestarsi senza comportare immediatamente la legge, il giudice, il gendarme. 

giovedì 3 novembre 2016

NOVE GIORNI DI UN ANNO di Michajl Romm

In una centrale atomica un fisico viene contaminato dalle radiazioni durante un esperimento nucleare; i giorni che lo separano dall'intervento chirurgico, che lo deve strappare alla morte, si svolgono nella ricerca, attraverso il suo rapporto con la moglie e un amico, del significato della scienza e del progresso umano.


Da nove anni non facevo più un film. Da nove anni non facevo più nulla. Avevo sessant'anni e volevo fare qualcosa di nuovo e, soprattutto, volevo fare un film più giovane di me, perché il cinema è un'arte giovane. In poche parole non volevo iniziare la lavorazione di un film senza aver prima risolto degli interrogativi che erano in me.
(Michajl Romm, in "Cinema Nuovo" n.174, marzo-aprile 1965)

Credo che potrei essere inserito in questa tendenza - il "cinema poetico" esemplificato da La ballata di un soldato di Cuchrai e da L'uomo che segue il sole di Michail Kalik - giacché non amo seguire un intreccio serrato e dei rapporti logici. Non mi piace cercare giustificazioni alle azioni degli eroi. Dall'altro lato, troviamo quello che in URSS chiamano il "cinema intellettuale" di Michajl Romm. Benché un tempo sia stato suo allievo, non posso dire niente di questo cinema, perché non lo comprendo.
(Andrej Tarkovskij, in "Lettres Francaises", 13 settembre 1962)

Il tema della guerra continua ad affascinare il cinema sovietico, ma l'interesse si rivolge soprattutto al contrasto tra i valori umani - valori di pace - e le distruzioni belliche. I registi sovietici si rivelano più imbarazzati nel trattare la realtà della vita contemporanea. Ma notevole è lo sforzo di onesta narrativa in Nove giorni di un anno, uno studio sulla vita dei giovani scienziati.
(John Howard Lawson, "Teoria e storia del cinema, Laterza, Bari 1966)
Michajl Romm