lunedì 30 marzo 2015

And your bird can sing The Beatles

Durante gli intensi ultimi giorni di lavorazione di Rubber Soul, i Beatles avevano ottenuto la libertà di organizzare le sedute di registrazione più o meno a loro piacimento, e avevano preso l'abitudine di installarsi ad Abbey Road per giornate intere, elaborando le canzoni in studio e registrandole man mano che andavano avanti. Con And your bird can sing, Lennon elabora l'onniscenza psichedelica dell' "io-sono-più-avanti-di-te", facendosi beffe della limitatezza della mente analitica che, per quanto istruita, non può mai comprendere la creatività.
Il brano è memorabile soprattutto per il suo swing rotolante e per la complessità delle sue parti di chitarra, che comprendono un passaggio cromatico arpeggiato e un ricorrente arabesco in terze parallele suonato da Harrison e McCartney.

E il tuo uccello può cantare
Tu mi dici che hai tutto quello che vuoi,
e che il tuo uccello può cantare,
ma tu non riesci ad impressionarmi,
a impressionarmi.
Tu dici che hai visto le sette meraviglie,
e che il tuo uccello è verde,
ma tu non riesci a vedere me,
a vedere me.
Quando le tue beneamate ricchezze cominceranno a stancarti,
guarda nella mia direzione,
io ti sarò vicino, ti sarò vicino.
Quando il tuo uccello si romperà,
sarai avvilita?
Ma di una cosa puoi essere sicura:
io ti sarò vicino, ti sarò vicino.
Tu mi dici che hai ascoltato tutti i suoni del mondo,
e che il tuo uccello ha ritmo,
ma tu non riesci a sentire me,
a sentire me.


martedì 24 marzo 2015

VEGAN

Come visionario, il vegan vede un mondo privo di sfruttamento animale. Inoltre, vede un rapporto veramente pacifico e sano tra la società umana e il suo ambiente naturale. Il movimento dell'ecologia profonda ci ha dimostrato che la natura non-animale ha un valore che non può essere quantificato in termini economici, così come i vegani hanno dimostrato il valore degli animali non umani, un patrimonio che non può essere calcolato dagli economisti, ma misurato solo dalla compassione umana, la stessa compassione di quella provata dai vegani e dagli ambientalisti radicali verso il mondo non umano.
Una sola olistica teoria,visione, strategia e pratica. Solo una prospettiva ed uno stile di vita basato sulla vera compassione può distruggere le strutture oppressive della società  attuale e cominciare a creare relazioni gradevoli e  giuste. Questa, è l'essenza dell'anarchia..

mercoledì 18 marzo 2015

Ciao DAEVID ALLEN

Nel 1963 Daevid Allen forma un trio di jazz e poesia, il DAEVID ALLEN TRIO, con Robert Wyatt e Hugh Hopper.
Nel 1965 Mike Ratledge, stanco degli studi all'Università di Oxford, torna a Canterbury e si unisce ad Allen, Robert Wyatt e Kevin Ayers sostituendo Larry Nolan nel gruppo MISTER HEAD e, prendendo il nome di DAEVID ALLEN QUARTET.

Nello stesso anno il gruppo cambia ancora nome ispirandosi al titolo di una novella di William Burroughs, diventano quindi i SOFT MACHINE. La musica è un frantumarsi di immagini sonore, dove il jazz di Ratledge è sfigurato dalla mania omicida degli altri: Wyatt in piedi a scandire il tempo in tasselli musicali frantumati sotto i tacchi di Ayers, con Allen preso dalla creazione totale di un'altra musica.

Nel 1968, bloccato al confine con la Gran Bretagna Daevid Allen rimane in Francia. Vive a Parigi partecipando a modo suo al Maggio Francese (light show proiettati dalle finestre della sua camera da letto sopra le barricate brucianti).
I GONG si creano una certa fama suonando in qualche club parigino, la loro musica risente di mille influenze, ma è sempre libera e improvvisata, autentica trascrizione sonora della costante ebbrezza del fumo che regna tra i suoi componenti. Questo basta alla polizia francese per ritenere la musica del gruppo socialmente pericolosa e costringere la band a lasciare Parigi per qualche tempo.
La GONG band crea un nuovo stile di canto mondiale, una musica chiamata sussurro spaziale, derivante dai canti dei templi di Atlantide. Questo sussurro spaziale unito alla magica tecnica della chitarra battente chiamata glissando praticata da Allen, è il veicolo basilare per l'elevazione della coscienza. I GONG operano tramite una triplice combinazione di musica, rituale, parole, simboli teatrali e suggestioni poetiche, bilanciate e spiritualizzate dalla pura musica.
Nasce così la trilogia di Radio Gnome Invisibile: The Flying Teapot, Angels Egg e You.

Daevid Allen narra di essere stato visitato in una notte di luna piena da essere verdognoli chiamati Pot Head Pixies (folletti testa di cosa), originariamente introdottisi in figurine di inchiostro tramite una pipa d'hashish piena di sogni visibili. Essi provengono da un luminoso pianeta verde di nome Gong, sconosciuto agli astronomi e situato nel settimo cielo in armonia con le leggi della musica e delle sfere. Questi esseri misteriosi hanno delle teste a punta che terminano con un'elica che serve come ricevitore. Noti per le loro capriole, si spostano su teiere volanti, possono rendersi invisibili quando vogliono. Sul loro pianeta madre si governano da sè tramite un sistema chiamato Anarchia flottante.



Sono Zero l'eroe e la mia testa
è volata via nel cielo, non so perché
e adesso questa navicella spaziale viene da me
penso di essermi perso nello spazio
& adesso tutte queste facce
e ancora non posso parlare
è veramente una magia o
è esattamente quello che mi sta succedendo ...
(Tratto da Angels Egg)

La musica dei Gong è un inno alla libertà e alla pura creazione. Daevid Allen ci ha insegnato per anni a pestare chiodi di garofano nel mortaio della vita, a non accontentarsi delle parvenze che spesso nascondono il senso vero della realtà, ci ha convinti a scavalcare il muro del vicino per rubare le mele che i genitori ci avevano assicurato non essere assolutamente musica.

lunedì 16 marzo 2015

IL DESIDERIO

Sera, hotel di bassa categoria, in centro città.
La luce fievole illumina malamente la stanza 49.
Due uomini seduti sul letto matrimoniale, sono in canottiera, uno fuma l’altro sorseggia del gin.
Il fumatore: “Ho un desiderio struggente di una donna, di una donna qualsiasi. Ogni donna mi suscita questo desiderio e credo che capiti a tutti gli uomini. E poiché lo so e non posso ignorarlo; non voglio più attaccarmi a una donna. So che potrebbe essere diversa da come è, non so come si potrebbe vivere con una donna.”
L’uomo del gin: “Se non è possibile, bisogna renderlo possibile. Non si può vivere così, senza potersi immaginare più un cambiamento o volerselo augurare.”
Il fumatore: “Naturalmente vorrei essere una sola cosa con una donna. Ma vorrei altrettanto essere me stesso e a ciò non voglio più rinunciare.”
L’uomo del gin: Bisogna saper sopportare questa condizione!”
Il fumatore: “Io non credo neanche ad esempio, scopando si è nella donna. Ma in quel momento hai mai avuto l’impressione di essere insieme a lei?”
L’uomo del gin, resta interdetto e non risponde.
Il fumatore: “Mi sono sempre sentito solo dentro una donna, profondamente solo.”
L’uomo del gin: “Non riesco a immaginare come scopi!”
Il fumatore: “Io, te sì: ansimi come un film pornografico mal sincronizzato:”
La lampadina si spegne friggendo. 

(Tatto da ROMANZO IN POLVERE di Gepy Goodtime, edizioni La Paz, Caracas 1977)



martedì 10 marzo 2015

La LibertⒶ

Io posso dirmi e sentirmi libero solo in presenza degli altri uomini ed in rapporto a loro. Io stesso sono umano e libero soltanto nella misura in cui riconosco la libertà e l’umanità di tutti gli uomini che mi circondano. Sono veramente libero solo quando tutti gli esseri umani, uomini e donne, sono egualmente liberi. La libertà di ogni individuo è infatti soltanto il riflesso della sua umanità. La libertà degli altri, lungi dall’essere un limite o la negazione della mia libertà, ne è al contrario la condizione necessaria e la conferma. Non divengo veramente libero se non attraverso la libertà altrui, così che più numerosi sono gli uomini liberi – e più profonda e più ampia è la loro libertà -, più estesa, più profonda e più ampia diviene la mia libertà. Si realizza la libertà illimitata di ognuno per mezzo della libertà di tutti. Confermata dalla libertà di tutti, la mia libertà si estende all’infinito”. (Michail Bakunin) 

mercoledì 4 marzo 2015

La fine di San Pietroburgo di Vsvolod Pudovkin

 Vsvolod Pudovkin
Un giovane contadino è costretto dalla fame e dalla miseria a lasciare il suo villaggio e andare a Pietroburgo per lavorare come operaio. Qui denuncia il comitato di sciopero della sua fabbrica, poi prende coscienza di classe e si ribella al direttore e al padrone. Finisce in prigione, quindi viene mandato al fronte quando scoppia la guerra; nell'Ottobre è uno dei rivoluzionari che danno l'assalto al Palazzo d'Inverno.


Questo film ci permise di sperimentare una nuova e grande possibilità del cinema: quella di raffigurare visivamente il nesso tra i fenomeni reali non solo per darne una descrizione poetica, ma soprattutto per rivelare il significato più riposto di tale nesso. Sullo schermo viveva ed agiva un uomo concreto, che si occupava dei suoi fatti personali. Egli non era un rappresentate del popolo e non pronunciava una sola frase che risonasse come una parola d'ordine; tutti i suoi atti erano legati a interessi individuali, privati. E, persino nel finale, il protagonista non entrava nel Palazzo d'Inverno come un simbolico vincitore, perché la macchina da presa lo coglieva quasi per caso tra i soldati e gli operai feriti.
(  Vsvolod Pudovkin, 1946 "La settima arte" Editori Riuniti, Roma 1961)