lunedì 25 maggio 2020

LA DATURA INOXIA

L'uso rituale della  Datura inoxia nei riti della pubertà presso gli Indiani Cahuilla  della California del Sud, è stato descritto da parecchi  antropologi, la descrizione più completa è quella di William Duncan  Strong che ha raccontato che i Cahuilla consideravano la Datura come un grande sciamano con il quale essi dovevano comunicare nel corso delle loro cerimonie. Esistevano dei canti speciali manet connessi con i rituali Datura che   soltanto gli sciamani avrebbero potuto capire, poiché essi non erano in lingua Cahuilla, ma in una particolare ed esoterica “lingua  oceanica” con la quale si parlava agli sciamani e agli esseri sovrannaturali che vivevano sul fondo del mare. 
In un recente lavoro sull'etnobotanica Cahuilla  scritto dall'antropologo Lowell J. Bean e da Katherine Siva Saubel  - membro del consiglio tritiate della Riserva Cahuilla a Los Coyotes e lei stessa una eminente studiosa delle tradizioni e della cultura del suo popolo - troviamo una vasta discussione su quegli aspetti che  sono sopravvissuti nel rito della Datura e sui suoi significati molteplici presso i moderni Cahuilla, la cui lingua appartiene al ramo Shoshone degli Ute-Aztechi e che storicamente sono in stretta relazione non soltanto con i loro vicini di lingua Shoshone ma anche con gli Hopi dell'Arizona, e con quelli un po'più distanti, ovvero: gli  Huichol, i Cora e gli altri popoli che parlano le lingue Uto-Azteche in Mesoamerica. Oltre al ruolo cruciale
svolto dalla pianta nel rituale dell'iniziazione dei giovani, che sono simili tra i Luiseno, i Gabrieleno e altre tribù del deserto e della costa della California meridionale, gli autori hanno rilevato che la Datura consente al puul (sciamano) di trascendere dalla realtà quotidiana ed entrare in contatto con degli speciali spiriti guardiani, nonché di volare magicamente verso l’Aldilà o trasformare se stesso in certi animali come il leone di montagna o l'aquila. Questi voli e queste trasformazioni nella trance della  Datura fanno parte della necessaria routine dello sciamano, affinché egli porti informazioni sull’ Aldilà e sull’oltretomba, dopo aver visitato i morti o recuperato le anime smarrite e vagabonde. 
La Datura è molto importante anche in medicina. Come tra gli Zuni e gli Aztechi, la pianta è anche impiegata dagli sciamani Cahuilla come calmante sotto forma di unguento o di crema da usare per la sistemazione di fratture o slogature o per far passare il mal di testa e come antidolorifico in generale. A seconda dell'effetto desiderato, gli Indiani di solito usavano la radice sotto forma di bevanda o fumandone le foglie, o mescolando radici e foglie con altre parti della pianta combinandole in modo tale da ricavarne un impiastro medicinale.

domenica 17 maggio 2020

Sulla tomba di Robert Louis Stevenson

Salito sulla macchina di Bob percorremmo qualche centinaio di metri su un sentiero fiancheggiato da enormi alberi di tek. Sulla sinistra apparve una grande casa antica di due piani, costruita in mezzo a prati verdi e a una vegetazione dai colori brillanti Ford fece un cenno in quella direzione. “La chiamano Vailima. Un tempo era l'abitazione dello scrittore Robert Louis Stevenson e adesso è la residenza ufficiale del Capo di Stato. Stevenson è sepolto lassù.”E indicò questa volta un pendio collinoso quasi perpendicolare, che torreggiava davanti a loro, alto circa cinquecento  metri. “E' il monte Vaea”. 
Ci trovammo la strada sbarrata da un ruscello. Bob posteggiò la macchina e scendemmo. Guardai in su verso la cima della collina. “E' una salita piuttosto ripida”, disse Bob. “L'ho fatta una volta. Per certi turisti é una specie di pellegrinaggio”. 
Feci di si con la testa, cercando di recuperare dei brandelli di ricordi di tanti anni prima. “Adesso ricordo di avere letto da ragazzo, Il giardino poetico del fanciullo, L'Isola del Tesoro e Il fanciullo rapito”. Bob aggiunse: “Il dottor Jekill e il signor Hyde, ha passato qualche anno negli Stati Uniti prima di venire quaggiù. Era ammalato di polmoni, tubercolotico, ed è morto nel 1894, mi pare”. 
Attraversammo il ruscello e poi prendemmo un sentiero tortuoso che saliva su per il ripido fianco della collina, tutto boscoso. Dopo poche centinaia di metri la mia camicia era impregnata di sudore. Salimmo faticosamente per un quarto d'ora, “Quanto manca alla cima?” chiesi. “Siamo più o meno a metà strada” disse Bob. Così riprendemmo la salita finché non arrivammo in cima e qui superando una specie di mensola, arrivammo a una spianata  aperta e disboscata. Poco più avanti c'era la tomba di Robert Louis Stevenson, una lapide posata su una base di blocchi di pietra. Bob si avvicinò barcollando e sedette sul bordo della tomba. “Non faccio molto moto di questi giorni” disse ansimando. “Mi sento le gambe come se fossero di gomma”. 
Io lessi l'epitaffio inciso sulla tomba. Era tratto da una poesia dello stesso Stevenson, Requiem. Lessi ad alta voce gli ultimi tre versi: “Qui egli giace dove desiderava posare, E' a casa il marinaio, di ritorno dal mare, E il cacciatore è tornato dalla collina”. Mi infilai le mani in tasca e presi a gironzolare. Il panorama da lassù era splendido, si vedevano Apia, la campagna circostante e il mare.
(Tatto da ROMANZO IN POLVERE di Gepy Goodtime, edizioni La Paz , Caracas 1977)

domenica 10 maggio 2020

STRAWBERRY FIELDS FOREVER - The Beatles

Pur essendo per eccellenza una canzone di Lennon, Strawberry Fields Forever raccolse precisi contributi da tutti coloro che furono coinvolti nella sua realizzazione. A parte l'indispensabile  lavoro di costruzione di Ringo Starr, le caratteristiche eminenti della tessitura sonora furono fornite dal Mellotron suonato da Paul McCartney e da una specie di cetra da tavolo indiana chiamata svarmandal impiegata da George Harrison per la scala discendente raga che si diffonde attraverso lo spettro stereofonico nei finali dei ritornelli centrali. Rifacendosi a questa modulazione indiana, George Martin intreccia esoticamente i suoi violoncelli attorno agli interventi di chitarra simil-sitar nella dissolvenza, e la sua fanfara con gli ottoni su una sola nota — probabilmente basata sulla tecnica vocale consistente nell’imitazione di uno strumento da parte della voce, con sillabe o parole senza senso di Lennon, McCartney e Harrison.
"Lascia che ti porti con me, 
vado nei Campi di Fragole. 
Non c'è nulla di reale e nulla per cui stare in ansia. 
Campi di Fragole per sempre. 
È facile vivere a occhi chiusi 
senza capire quello che vedi. 
Diventa difficile esser qualcuno. 
Ma poi tutto si risolve, 
e non me ne importa molto. 
Lascia che ti porti con me, 
vado nei Campi di Fragole. 
Non c’è nulla di reale e nulla per cui stare in ansia. 
Campi di Fragole per sempre. 
Penso che non ci sia nessuno sul mio albero, 
voglio dire cioè che deve essere alto o basso, 
cioè, non puoi, lo sai, metterti in sintonia. 
Ma va tutto bene, 
voglio dire cioè che non va troppo male. 
Lascia che ti porti con me, 
vado nei Campi di Fragole. 
Non c'e nulla di reale e nulla per cui stare in ansia. 
Campi di Fragole per sempre. 
Per sempre, no, per qualche volta, pensa che sono io, 
ma  tu sai che io so quando è un sogno. 
Penso di sapere, voglio dire un “si”. 
Ma è tutto sbagliato, 
cioè penso di non essere d’accordo. 
Lascia che ti porti con me, 
vado nei Campi di Fragole. 
Non c'è nulla di reale e nulla per cui stare in ansia. 
Campi di Fragole per sempre, 
 per sempre."
Strawberry Fields Forever, viene registrata alla fine del 1966 per essere inserita nell'album Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, fu invece pubblicata il 13 febbraio 1967 in Gran Bretagna, e il 17 febbraio 1967 negli Stati Uniti come singolo dal doppio lato A accoppiata con Penny Lane. Il brano fu successivamente incluso nel LP Magical Mystery Tour. Sia Strawberry Fields Forever di Lennon che Penny Lane di McCartney esprimono il tema della nostalgia per la loro infanzia a Liverpool. Non di meno, anche se si riferiscono a due luoghi reali, le due canzoni contengono anche forti connotazioni surreali e psichedeliche tipiche dell'epoca. 
L’orfanotrofio citato nella canzone di Lennon si trova in Beaconsfield Road, nella zona Woolton di Liverpool vicino alla casa di John Lennon, che da piccolo andava a giocare con i suoi amici nei giardini alberati dietro all’orfanotrofio. Nel 1967 Lennon lo rese famoso con la canzone “Strawberry Fields Forever”. Da quel momento il cancello rosso all’entrata dell’orfanotrofio divenne un luogo di pellegrinaggio per i fan dei Beatles. L’edificio originale di Strawberry Field era molto imponente e se ne hanno notizie dagli anni Settanta dell’Ottocento. Nel 1912 venne acquistato da un commerciante la cui vedova decise di lasciarlo in eredità all’Esercito della Salvezza, che nel 1936 ne fece un orfanotrofio. Negli anni Settanta il palazzo venne demolito e sostituito con un edificio più piccolo, vista la sempre minore presenza di bambini da ospitare, che ha portato nel 2005 alla definitiva chiusura dell’orfanotrofio. In seguito venne trasformato in una chiesa.



sabato 2 maggio 2020

NAMIBIA: THE STRUGGLE FOR LIBERATION – Charles Burnett

Namibia: The Struggle for Liberation racconta la storia di Sam Nujoma, primo presidente della Namibia, che ha combattuto tutta la vita per l'indipendenza del suo paese oppresso dal governo Sudafricano.
1945: il giovane Samuel Nujoma, interpretato da Carl Lumbly, incontra dei ragazzi che cantano una canzone per l’indipendenza della Namibia e ricorda il suo passaggio all’età adulta avvenuto pochi anni prima, nel 1938, con il pericoloso viaggio di iniziazione alla salina. Ampi spazi e immagini color seppia caratterizzano i primi momenti di Namibia: The Struggle for Liberation: il giovane Samuel si trova nella zona contesa di Walvis Bay e inizia ad avvicinarsi alla politica. Qui conosce Padre Elias, interpretato da Danny Glover, che incontrerà successivamente a Windhoek dove - 
nel corso di una protesta pacifica e disarmata - dodici persone rimangono uccise dall’esercito sudafricano che spara sulla folla: uno degli episodi chiave del percorso umano e politico di Nujoma, più tardi costretto all’esilio.
Da questo momento Sam rappresenta la voce della Namibia presso le Nazioni Unite, dove lotterà per quasi trent’anni per ottenere il riconoscimento dei propri diritti. Dopo il massacro di Shaperville, nel 1960, in Egitto inizia l’addestramento dell’esercito della SWAPO (South-West Africa People’s  Organisation) con il supporto di Cuba e dell’Unione Sovietica. Lo scontro tra Sudafrica e Namibia diventa quindi un’altra delle tante rappresentazioni di una guerra più vasta, quello tra le super potenze, tra Unione Sovietica e USA: i sudafricani, i nemici, incarnati nell’accento duro degli afrikaans, diventano in questo contesto i nemici spietati da combattere.

Burnett usa un linguaggio visionario che raccoglie sessant'anni di storia africana attraverso gli occhi di un personaggio fuori dal comune. Si tratta del primo film prodotto dal governo della Namibia, uno sforzo economico notevole ed una scommessa della cinematografia africana.
Charles Burnett è un regista di colore, originario del Mississippi, il cui cinema si è sempre sottratto alle logiche di mercato. Con le sue opere ha dipinto un ritratto duro e tutt'altro che convenzionale della vita afro-americana contemporanea, con chiari spunti – lo afferma orgogliosamente lui stesso - d'ispirazione neorealista. Il suo Killer of Sheep (1977) è stato acclamato in patria e all'estero senza mai ottenere il favore delle grandi distribuzioni. Nel 1990 realizza To Sleep With Anger, altro caposaldo della sua filmografia.