Vagone del metrò: un giovane nero è sedotto da una ragazza bianca; il gioco delle avances si farà progressivamente più crudele. Dalla pièce di Amiri Baraka, (poeta e saggista di colore leader intellettuale del movimento afroamericano), il film parte quasi come un esasperato pamphlet sulla blaxpoitation per presto radicalizzarsi in un discorso allegorico potente e contorto su intolleranza e supremazia razziale. Harvey la cui regia statica detona la forza del testo ribalta gli stereotipi sulla sessualità sottolineando gli abusi di Lula quanto la sottomissione socio-culturale di Clay.
Il film, aforisma sullo scontro fra civiltà bianca e civiltà nera, mantiene un'unità di tempo e di luogo quasi assoluta e si basa su un tipo di recitazione tesa e vibrata, propria del teatro americano. Il lavoro, aspro nel linguaggio e feroce nella scena dell'assassinio, sembra proporre la tesi delle Pantere Nere: alla violenza è indispensabile contrapporre violenza; se il Nero non uccide viene eliminato.
Anthony Harvey (3 giugno 1930 - 23 Novembre 2017) è stato un regista britannico che ha iniziato la sua carriera come attore adolescente, è stato un montatore nel 1950 e si è trasferito alla regia a metà degli anni 1960.
Harvey iniziò a lavorare a Hollywood agli inizi degli anni Cinquanta come montatore cinematografico, collaborando a numerosi film. Tra gli altri è stato montatore per i film di Stanley Kubrick Lolita (1962) e Il dottor Stranamore (1964). Debuttò nella regia nel 1966 con Il treno fantasma.
Nel 1967 Anthony Harvey diresse Il leone d'inverno, per il quale ricevette una candidatura all'Oscar per il miglior regista..
Tra gli altri film diretti da lui figurano Lo zoo di vetro (1973), La rinuncia (1974), L'ultimo gioco (1979), Io, grande cacciatore (1979), Gli amori di Richard (1980) e Agenzia omicidi (1984).
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