martedì 21 luglio 2020

LO SPECCHIO – Wistawa Szymborska

Si, mi ricordo quella parete 
nella nostra città rasa al suolo. 
Si ergeva fin quasi al sesto piano. 
Al quarto c'era uno specchio, 
uno  specchio assurdo 
perché intatto, saldamente fissato. 

Non rifletteva più nessuna faccia, 
nessuna mano a ravviare chiome, 
nessuna porta dirimpetto, 
nulla cui possa darsi il nome 
«luogo ». 

Era  come durante le vacanze — 
vi si rispecchiava il cielo vivo, 
nubi in corsa nell'aria impetuosa, 
polvere di macerie lavata dalla pioggia 
lucente, e uccelli in volo, le stelle, il sole all'alba. 

E così, come ogni oggetto fatto bene, 
funzionava in modo inappuntabile, 
con professionale assenza di stupore.

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