mercoledì 4 marzo 2015

La fine di San Pietroburgo di Vsvolod Pudovkin

 Vsvolod Pudovkin
Un giovane contadino è costretto dalla fame e dalla miseria a lasciare il suo villaggio e andare a Pietroburgo per lavorare come operaio. Qui denuncia il comitato di sciopero della sua fabbrica, poi prende coscienza di classe e si ribella al direttore e al padrone. Finisce in prigione, quindi viene mandato al fronte quando scoppia la guerra; nell'Ottobre è uno dei rivoluzionari che danno l'assalto al Palazzo d'Inverno.


Questo film ci permise di sperimentare una nuova e grande possibilità del cinema: quella di raffigurare visivamente il nesso tra i fenomeni reali non solo per darne una descrizione poetica, ma soprattutto per rivelare il significato più riposto di tale nesso. Sullo schermo viveva ed agiva un uomo concreto, che si occupava dei suoi fatti personali. Egli non era un rappresentate del popolo e non pronunciava una sola frase che risonasse come una parola d'ordine; tutti i suoi atti erano legati a interessi individuali, privati. E, persino nel finale, il protagonista non entrava nel Palazzo d'Inverno come un simbolico vincitore, perché la macchina da presa lo coglieva quasi per caso tra i soldati e gli operai feriti.
(  Vsvolod Pudovkin, 1946 "La settima arte" Editori Riuniti, Roma 1961)

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