venerdì 21 aprile 2023

La Storia della Hammer – Parte III°

A differenza della maggior parte delle altre compagnie cinematografiche britanniche, alla fine degli Anni Cinquanta la Hammer godeva di un'eccellente situazione finanziaria. Nel 1957 la casa annunciò la costruzione di nuovi studi a Bray e l'anno successivo firmò un accordo con la Columbia, per conto della quale si impegnava a produrre cinque film all'anno nel successivo quinquennio. Sulla scia del successo  ottenuto con i suoi film imperniati su Quatermass, Frankenstein e Dracula, la Hammer si riorganizzò secondo schemi produttivi che non avevano precedenti nel cinema britannico. Nella struttura che ne risultò vi era forse un'eco della Ealing, come ha sottolineato David Pine: «Forse l'analogia più evidente è con uno di quei piccoli studi hollywoodiani degli Anni Trenta e Quaranta, come la Republic o la Monogram. In un baleno la Hammer diventò l'efficiente fabbrica di una lunga serie di film commerciali a basso costo, con una compagnia fissa di attori e alcuni spazi per le riprese in esterni, riproposti fin troppo spesso». Naturalmente è quasi superfluo dire che la produzione della Hammer fu sempre accusata di sensazionalismo, di sadismo e di banalità dai critici britannici, che peraltro non facevano che ripetere la reazione del mondo letterario di fronte alla comparsa dei primi romanzi gotici. Michael Carreras commentò:«L'opinione dei critici non ci interessa affatto. Giudichiamo i nostri film in base all'incasso. Siamo una società meramente commerciale e i film che produciamo sono a nostro avviso una sorta di favole». È questa mescolanza di elementi ultra commerciali e fiabeschi che rende la Hammer così interessante. Essa ha reintrodotto in Gran Bretagna il film d'azione, spettacolare e fantastico, in un periodo in cui le uniche alternative alla letterarietà ossessivamente piccolo-borghese del cinema britannico erano rappresentate dal gruppo del Free Cinema e da film realisti del tipo della Strada dei quartieri alti (Room at the Top, 1959)

Piccoli capolavori dell'horror 

I cicli di Frankenstein e di Dracula continuarono negli Anni Settanta: il primo si chiuse in bellezza con Frankenstein and the Monster From Hell (1973) di Terence Fisher; il secondo, invece, terminò con due malcongegnati tentativi di trasportare Dracula nell'ambiente londinese contemporaneo, 1972: Dracula colpisce ancora (Dracula AD 1972), che uscì nel 1972, e I satanici riti di Dracula (The Satanic Rites of Dracula, 1973). I film su Dracula diedero però il via a un'interessante produzione che comprendeva Vampiri amanti (The Vampire Lovers, 1970), una  co-produzione con la American International, una casa cinematografica specializzata in film dell'orrore, Mircalla, l'amante immortale (Lust for a Vampire, 1970) e Le figlie di Dracula (Twins of Evil, 1971). Film affine è La morte va a braccetto con le vergini (Countess  Dracula, 1970), basato sulla storia di una contessa ungherese, Elizabeth Bàthory, che, si dice, facesse il bagno nel sangue delle vergini per ottenere un ipotetico ringiovanimento. Caratterizzati da una certa abbondanza di sesso e nudità, questi film beneficiarono di un notevole allentamento della censura iniziato sul finire degli Anni Sessanta. Un'altra interessante appendice  al ciclo dei vampiri si ebbe nel 1974 quando, sulla scia del boom del kung-fu, la Hammer co-produsse con la Shaw Brothers di Hong  Kong La leggenda dei sette vampiri d'oro (The Legend of the 7 Golden Vampires)



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