Lora Meredith, un'attrice vedova e in cattive acque, assume come governante Annie Johnson, una povera nera con una figlioletta a carico. Lora è decisa a sfondare, anche se questo significa trascurare sua figlia Susie. Parla dei suoi progetti a Steve Archer ma respinge la sua proposta di matrimonio. Sarah Jane, la figlia di Annie, cresce in casa Meredith, ma la sua amicizia per Susie si fa problematica quando comincia a rendersi conto di che cosa significhi vivere in una società dominata dai bianchi. Sapendo di essere rifiutata come mulatta, Sarah Jane cerca di farsi passare per bianca a scuola e col suo ragazzo, Frankie, che però la picchia quando viene a sapere che sua madre è nera. Rincasata, Sarah Jane sfoga la sua rabbia su Susie. Anche i suoi rapporti con la madre si fanno sempre più tesi e un giorno, mentre un regista cinematografico è ospite di Lora, Sarah Jane fa da cameriera parodiando il comportamento servile ritenuto tipico dei neri. Lora giunge finalmente al successo, ma il suo divismo le aliena definitivamente l'affetto di Susie, che lo riversa su Annie. Sarah Jane scappa di casa e va a lavorare come spogliarellista in un night-club. Sua madre la cerca e scopre dove lavora. La prolungata assenza della figlia spezza il cuore ad Annie, che si ammala e muore. Al suo sontuoso funerale - per il quale aveva risparmiato tutta una vita - Mahalia Jackson canta per lei un commovente inno funebre. Nello Specchio della vita, il clima sociale è tale che gli uomini – se pure giungono a farne parte - vengono respinti ai margini. Persino il ritorno di Steve, alla conclusione del film, è solo una concessione meramente formale alle esigenze dell'inevitabile lieto fine. Il milieu del film è essenzialmente femminile, forse a immagine e somiglianza dell'esistenza delle donne a cui è dedicato, insieme a tutti gli altri melodrammi prodotti da Hunter e diretti da Sirk. Destinatario del film è il matriarcato piccolo-borghese americano, il cui ruolo, in una società fondata sugli ideali cristiani della famiglia e del focolare, è lungi dall'essere quello passivo e rinunciatario che vorrebbe il filone dei film 'strappalacrime per signore'. Ciò che Sirk presenta con Lo specchio della vita è una mostruosa metafora di una società avida, arrivista, classista. intollerante e razzista, di cui Lora è vittima non meno di Annie. Ha osservato il regista tedesco Rainer Werner Fassbinder, ammiratore e imitatore dichiarato di Sirk: «Nessuno dei protagonisti riesce a comprendere come tutto - pensieri, sogni o desideri - nasca direttamente dalla realtà sociale o venga influenzato da essa. Non conosco nessun altro film in cui questo fatto venga espresso con tanta lucidità e tanta disperazione». L'audacia del Lo Specchio della vita sta tuttavia nel fatto che in esso il regista Douglas Sirk scinde in due parti il personaggio della madre, affidandone una a una donna di colore e rinfacciando in modo provocatorio alla famiglia borghese e bianca americana lo scottante problema del pregiudizio razziale, ma anche quello dei rapporti di classe e dell'oppressione sessuale.
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