mercoledì 25 marzo 2020

I Funghi Meravigliosi

A oggi nel mondo sono note più di 150 specie di funghi psicoattivi, e il loro numero sembra in crescita. Essi si possono classificare in tre distinte classi biochimiche, a seconda dell'identità dei principi attivi (alcaloidi) biosintetizzati. La prima classe, e nettamente più diffusa, sia come numero di specie che come distribuzione geografica, è la psilocibinica, comprendente funghi che producono perlopiù i composti indolici psilocibina, psilocina e beocistina e che appartengono essenzialmente ai generi Psilocybe (come Stropharia cubensis, Psilocybe cyanescens e Psilocybe semilanceata), Panaeolus (come Panaeolus subbalteatus e Panaeolus cyanescens), Inocybe (come Inocybe aeruginascens), Gymnopilus (come Gymnopilus spectabilis) e Pluteus (come Pluteus salicinus). 
Alcuni di questi funghi, per esempio quelli del genere Panaeolus, si possono definire psilocibinico-latenti, cioè producono alcaloidi psilocibinici in modo incostante principalmente a seconda della zona in cui crescono. La seconda classe è l'isossazolica ed è rappresentata da funghi che producono perlopiù i composti isossazolici acido ibotenico e muscimolo. Essi appartengono al genere Amnita (come Amanita muscaria e Arnanita pantherina). La terza classe comprende funghi che producono composti indolici derivati dell'acido lisergico. Ricordiamo i generi Claviceps, Aspergillus e Penicillium. Si tratta di funghi parassiti che infestano   soprattutto le Graminaceae, sia selvatiche che coltivate. 
Le fonti più antiche circa i funghi sacri del Messico datano al secolo dopo la conquista dell'Impero Azteco nel 1521 da parte degli Spagnoli. Tezozómoc, un indiano istruito, descrisse nel 1598 l'ingestione di funghi inebrianti durante l'incoronazione di Montezuma II nel 1502. 
Questi funghi sono rappresentati nell'arte del periodo, perlopiù nel Codex Vindobonensis, nel Codice Magliabechiano e negli affreschi di Tepantitla a Teotihuacan. Inoltre, in America Centrale sono state scoperte pietre scolpite a forma di fungo associate al culto fungino degli antichi  Maya, datate al 500 a.C.-200  d.C.
De Sahagùn definiva questi funghi come dannosi e affermava che intossicavano come il vino. ll frate F. de Motolinìa (T de Benavente) scrive che erano chiamati teonanàcatl, "carne di Dio", o del Diavolo che adorano, e in questo modo ricevevano la loro comunione. Teonanàcatl è un termine Nàhuatl traducibile più correttamente come "fungo meraviglioso" o "fungo sacro". Il fungo sacro era noto anche come teyhuinti-nanàcatl, "fungo inebriante". Nel 1620 l’Inquisizione dichiarò il consumo dei funghi sacri un'eresia e il loro culto fu considerato idolatrico e perseguito, per cui fu nascosto fino a scomparire virtualmente.

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