giovedì 2 aprile 2020

Noise (Rumore) di Henry Bean

David ama New York. Non potrebbe vivere da nessun’altra parte. Da un po' di tempo, però, si trova a vivere una strana situazione: New York non gli piace più come una volta. Qualcosa lo tormenta e dopo notti insonni, angoscia, ansia e stress, scopre finalmente di che si tratta: non tollera più il rumore che la città provoca in continuazione. Per questo motivo decide di impegnarsi in una crociata notturna contro i produttori di rumori molesti per poter ricominciare a vivere tranquillamente. Inizia così a prendere di mira i sistemi antifurto delle automobili. Incappucciato e armato di martello, inizia a perlustrare le strade, diventando noto alle cronache cittadine come il "correttore", un misterioso uomo incappucciato che spacca vetri, riga e distrugge tutte le macchine che creano inquinamento acustico. A David non spaventa il fatto di essere sbattuto continuamente in prigione, di essere cacciato dal lavoro o di essere stato lasciato dalla moglie Helene esausta e poco comprensibile verso un marito idealista. Lui continua inesorabile nella sua “battaglia”.
Noise punta sulla commedia per far riflettere sulle piccole e grandi ingiustizie della vita moderna e sull'abuso di potere che troppo spesso mette in atto chi ci governa. "Il rumore qui è la metafora del potere: qualcosa che siamo obbligati a sentire e a subire, e su cui non abbiamo nessun controllo, proprio come gli allarmi delle macchine. Per questo in Noise ho messo una citazione di George Orwell, secondo cui 'il governo ha bocca ma non ha orecchie, parla ma non ascolta'. Pronuncia discorsi e dichiara guerre, ma noi cittadini non possiamo mai replicare". 
"Il film se la prende con gli allarmi, perché stupidi custodi della proprietà privata, sacra e inviolabile, ormai, più di una persona e dei suoi diritti. Alla fine il rumore diventa un simbolo del potere: entra nelle nostre case, influisce sulle nostre vite, e noi non possiamo difenderci, e non possiamo farci ascoltare.
Intraprendere una piccola battaglia quotidiana, apparentemente inutile su grande scala, non serve solo da valvola di sfogo per liberare le proprie frustrazioni o la propria rabbia, ma può essere un piccolo segnale per fermarsi, anche se per poco, e riflettere.
Henry Bean nasce a Philadelphia nel 1945. Si laurea a Yale e si specializza a Standford. Nel 1978 si trasferisce a Los Angeles e comincia a lavorare nel cinema. È autore di numerose sceneggiature tra cui 1988: The Remake (1977), Internal Affairs (1990), Deep Cover (1992), Venus Rising (1995). The Believer (2001) rappresenta il suo esordio alla regia di lungometraggi.


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