lunedì 2 marzo 2020

EASY VIRTUE Regia di Stephan Elliott

Il film, diretto dall’estroso regista di Priscilla, la regina del deserto, è tratto da un testo teatrale di Noel Coward già portato sul grande schermo da Alfred Hitchcock nel 1928.
Una giovane divorziata americana sposa in fretta e furia, sull’onda della passione, il rampollo di una facoltosa famiglia inglese per poi ritrovarsi a dover affrontare i suoi impossibili genitori, tradizionalisti ed eccentrici signorotti di campagna. Un apologo sulla lotta di classe e le differenze tra America e vecchia Inghilterra, interpretato e diretto con gusto ironico e dissacrante.
Stephan Elliott è nato a Sydney nel 1964. Ha scritto e diretto il suo primo lungometraggio intitolato Frauds (Intrighi maligni) nel 1993. Un anno dopo, ha diretto The Adventures of Priscilla Queen of the Desert (Priscilla, la regina del deserto), vincitore di un Oscar e divenuto un cult movie. Seguono due film: la black comedy Welcome to Woop Woop (Benvenuti a Woop Woop, 1997) e il thriller Eye of the Beholder (The Eye – Lo sguardo, 1999). Dopo quasi un decennio lontano dai set cinematografici, torna alla regia con Easy Virtue.
In un panorama cinematografico dove l’estetica, la forza dell’immagine è costantemente messa davanti alla struttura narrativa, all’importanza della sceneggiatura, questo notevole Easy Virtue potrebbe essere preso come esempio, e raccontare che il cinema è ancora un’arte di scrittura, di dialogo, di storia. Elliott ha compiuto un’operazione davvero preziosa, e non ci si lasci ingannare dalla confezione vagamente retrò di Easy Virtue, perché in realtà si tratta di un film molto più attuale e moderno di quanto non appaia in un primo momento.
Il film è certamente impregnato di humor britannico mirabile ed educato, ma sembra talvolta fuggire da esso in attimi di ribellione. Una fuga dal genere così come dalle convenzioni della famiglia protagonista del film, proprio come succede nella sequenza della caccia con una Larita in moto che taglia con forza sia i fasti del genere sia le intoccabili tradizioni della famiglia, lasciando i partecipanti stupefatti. Ribellione ovviamente culminata da un finale che a suo modo lascia pochi sprazzi di riconciliazione. Tutto sottendente un logico riferimento alla lotta di classe e alla contrapposizione nuovo/vecchio, Stati Uniti/Gran Bretagna.

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