Descrizione botanica e habitat: pianta erbacea perenne alta 1-4 m; fusto eretto, con rami ascendenti; foglie grigio-verde, un anello di peli prende il posto della ligula; fiori in panicolo molto lungo con numerose spighette violetto scuro con 4-6 fiori, peli setosi alla base del fiore; frutto come cariosside; semi sottili, con setola, bruni. Fiorisce da giugno a ottobre. Cresce in canneti al bordo di fiumi, in acque profonde fino a 2 m, pascoli di altura, campi umidi coltivati e boschi umidi (0-1200 m). Comune, spesso piantata per stabilizzare il suolo di argini di fiumi, ruscelli e laghi.
Dati etnobotanici: era una pianta già nota nell'antico Egitto come fonte di materiale da costruzione. In quel contesto, sarebbe stata rappresentata in pitture murali e probabilmente in geroglifici. E citata da Dioscoride, Teofrasto e Plinio il Vecchio. In passato, si beveva un prodotto fermentato a base di semi. Per gli Indiani Navajo del Nord America, si tratta di una pianta a uso rituale, di un oggetto rituale esso stesso, legata a un episodio mitico in cui l'umanità fu salvata da una grande inondazione. Oggigiorno, si impiega come analogo dell'ayahuasca, combinando la radice con ruta siriaca. Nella tarda antichità, si usava in impacco con cipolle per togliere spine e schegge. Si pensava inoltre, che curasse slogature e dolori. In Europa, è usata come diuretico. Gli Indiani Navajo ne bevono il the per problemi di stomaco e malattie delta pelle. Si impiega anche il decotto contro eccesso di muco, tosse e dolori polmonari.
Fitochimica: Contiene DMT, 5-Me0-DMT, bufotenina e gramina. Potrebbe essere infestata da Claviceps purpurea e Claviceps microcephala.
Effetti: Allucinogena e visionaria, come analogo dell'ayahuasca. Potrebbe allucinogena e visionaria per la presenza di alcaloidi dell'ergot da C purea ed eventualmente da C. microcephala.
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