mercoledì 22 gennaio 2020

RUFUS THOMAS - Pensieri e Parole

Nel 1953 incisi Bear Cat, una sorta di parodia di Hound Dog di Big Mama Thornton, poi portata al successo da Elvis Presley. Il mio brano raggiunse il terzo posto nelle classifiche rhythm'n'blues e vendette 100mila copie. In un certo senso permise alla Sun di Sam Phillips di mettere sotto contratto altri musicisti e di porre le fondamenta del rock'n'roll. Prima di Bear Cat avevo inciso solo I’ Il Be A Good Boy, che vendette tante copie quanti erano i miei parenti, visto che gli amici erano più poveri di me. Grazie al successo di Bear Cat fui messo sotto contratto da Roscoe Gordon, un uomo incredibilmente ricco di talento, che non ha ottenuto gratificazioni pari ai suoi meriti. E poi B. B. King. E grazie a tutti quanti noi esplose Elvis Presley, quel ragazzo che frequentava i club nei paraggi di Beale Street, come il Club  Handy, per rubare, in senso buono, i segreti del blues, l'anima del blues. Elvis seppe combinare la spiritualità del suo paese, Tupelo, con la religiosità delle chiese nere di Memphis e con il suono di strada dei blues singer degli anni Quaranta e Cinquanta. Elvis frequentava le chiese battiste. Da lì nacque la sua grande passione per il gospel che completò la sua anima nera. Le radici di Elvis sono nere, e se fosse vivo te lo confermerebbe lui stesso. Fu proprio l'assidua frequentazione di Elvis ai club e alle funzioni religiose a consentirgli di diventare un grande interprete bianco di blues. Uno dei pochi che poteva prendere in mano un classico della mia gente e aggiungerci qualcosa di suo. Per questo lo stimavamo. La gente può pensare che i musicisti di colore non amino i bianchi che cantano il blues. Noi non amiamo i bianchi che cantano male il blues. Ma Elvis lo sapeva cantare, eccome. Incisi Tiger Man nello stesso anno di Bear Cat. il 1953, ma non ebbe lo stesso impatto. Ed è giusto così perché Bear Cat fu la luce, l'elettricità per la Sun Records ancora abituata alle candele. Peccato che Sam Phillips, rifiutando di pagare i diritti a Leiber & Stoller per le citazioni di Hound Dog, rovinò un poco l'immagine dell'etichetta. Tiger Man non era un mio brano, e per questo faticai a cantarlo. Dovevo urlare con tutto il fiato che avevo in gola, come Tarzan. II batterista, per aiutarmi, gettò via le bacchette e prese a tamburellare la batteria con le mani. Anche Elvis registrò quel brano, mi pare in uno dei suoi molti film, ma non  certo uno dei pezzi che ricordo con grande amore. 
I miei brani preferiti sono: Do The Funky Chicken  e  Do The Funky Penguin. E poi, naturalmente, la trilogia del cane: The Dog, Walking The Dog e Can Your Monkey Do The Dog?.
Qualche tempo fa mi trovavo in Francia, ospite di un programma televisivo, e l'intervistatore mi disse che un suo amico aveva rintracciato 44 versioni di Walking The Dog. E sapeva che ne esistevano altre. Una bella soddisfazione davvero, per un povero bluesman come me. E il complimento più bello lo fece quando disse che ne sarebbero arrivate almeno altre 44 negli anni a venire.
Ho costruito la mia fortuna sugli animali. Tutti i titoli delle mie canzoni più famose contengono nomi di animali. Credo sia la giusta storia di un vecchio animale da palcoscenico, di una vecchia bestia del blues.
La cosa più bella del blues è che puoi migliorarlo e migliorarlo, aggiungervi ritmo e umorismo, sudore e lacrime, strumenti e arrangiamenti, ma sotto sentirai sempre quei due o tre accordi di base. Vai avanti, avanti e avanti e poi scopri che sei tornato alle radici, all'inizio. Il blues non è solo immortale: è musica senza tempo. Ascolta un blues di Dwight Gatempouth Brown e vediamo se sei in grado di capire se è stato scritto nel 1941 o due mesi fa. Il blues non ha età. Potrà passare di moda ma non scomparirà mai. Perché non è legato a un momento preciso, ma accompagna tutti i momenti della nostra vita. Perché verrà sempre, a un bianco o a un nero, quel sentimento che si chiama blues. 
"He's got the blues", ha il blues, è un'espressione bellissima e intraducibile per chi non è americano. Significa tutte quelle cose che non riuscirai mai a spiegare a fondo: la tristezza, la malinconia, il dolore, l'angoscia che si tramutano in canto, in musica. Il blues non lo puoi costruire proprio perché nasce dalla sofferenza.

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