"Questo film ha un certo peso, sotto molti punti di vista. Siamo partiti da un romanzo di nessun valore. Yordan e io abbiamo lavorato come dannati alla sceneggiatura per cercate di dare importanza al fattore tempo. E mi sarebbe piaciuto che le nostre idee sui veri momenti che si nascondono dietro una emozione legittima fossero state espresse ancor più chiaramente".
(Nicholas Ray, citato in G. Sadoul “Il cinema”, Sansoni, Firenze 1968)
"Possiamo dire che il cowboy solitario abbia cominciato a cavalcare sulle pianure del West con il cavaliere della valle solitaria di George Stevens, John Farrow e Nicholas Ray, autori rispettivamente di Hondo e Johnny Guitar, furono i primi volgarizzatori del nuovo personaggio che doveva avere tanta fortuna negli anni successivi. Il cowboy solitario è il frutto della crisi hollywoodiana. Il western aveva bisogno di nuovi eroi ma non poteva ricorrere a quelli vecchio stile perché nuove esigenze del pubblico e nuovi criteri di produzione impedivano la rinascita dei “serial” o comunque dell'eroe fisso. Occorreva trovare un modello nel quale potessero calarsi di volta in volta i grandi divi: uno scafandro anonimo da immergere in qualsiasi avventura e situazione".
(J.L. Rieupeyraut e André Bazin, “Il Western”, Cappelli, Bologna 1957)
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