Tomas Milian l'eroe del western politico
LA RESA DEI CONTI, (1967) L'ultimo incarico di un bounty -Killer (Lee Van Cleef) è quello di catturare un messicano (Milian) accusato di stupro e omicidio: ma il colpevole è in realtà il figlio di un ricco.Così Sollima (regista) spiegava il risultato del film:"Cuchillo (Millian) ha funzionato anche perché le platee, e i giovani in particolare, lo vivevano come uno di loro,non il supereroe molto freddo alla Clint Eastwood, era uno molto umano, che se doveva rubare rubava, che mentiva continuamente, che aveva tutti i difetti umani ed era di una classe sociale che nel western non era mai stata raccontata. e poi era il periodo del '68, della contestazione, e anche se da parte mia non c'era nessuna intenzione di fare un film specificatamente per quel pubblico, è andata criticamente così, il film è caduto in quel periodo, ed è stato visto e amato proprio da quel pubblico".
FACCIA A FACCIA, (1967) Un professore (Gian Maria Volonté) preso in ostaggio da un fuorilegge (Tomas Milian impara talmente bene la lezione di violenza che domina nel West da trasformarsi in uno spietato criminale. E al bandito, che invece ha ritrovato dentro di sé barlumi di una coscienza dimenticata, non resta che ucciderlo. Se da una parte il professore ricorda le guardie rosse con la sua rivoluzione culturale imposta a quei desperados di frontiera attraverso formule che potremmo paragonare al partito-guida, al culto della personalità, alla direzione individuale e al terrore staliniano, dall'altra Milian fa pensare a certi movimenti popolari messi in disparte o addirittura sconfessati dai burocrati moscoviti per ragioni di opportunità, di calcolo politico, o perché non perfettamente allineati con un piano d'ordine generale.
CORRI UOMO CORRI, (1968) Un peone simpatico e cialtrone, Cuchillo (Millian), finito in cella con un oppositore di Porfirio Diaz, viene convertito alla rivoluzione e si impossessa di un tesoro con cui finanziare la lotta. Film volutamente più politico. A cominciare dai titoli, che mischiano disegni alla Guttuso sulla rivoluzione messicana, a prime pagine di giornali rivoluzionari con la scritta "La lucha continua". O come le frasi di Cuchillo che diventano slogan: "Adiòs, non mi prenderete mai, Cuchillo se ne va". Cose, che al tempo, in pieno '68, venivano viste in sala come piccole avventure rivoluzionarie.
TEPEPA,(1968) In Messico un bandito rivoluzionario, Terpepa (Milian), viene braccato dal medico (Steiner) a cui avrebbe violentato la fidanzata. Nelle interviste di allora Tomas Milian si lancia decisamente nell'esaltazione del film e del suo personaggio: "Tepepa è il più felice incontro della mia carriera e mi porta ad essere molto vicino alla mia gente e nel modo più sincero. Gli eroi crudeli e romantici del western, i vendicatori, i giustizieri mi hanno conferito una certa popolarità, ma Tepepa - così lontano dalla tipologia del western - è qualche cosa di nuovo e di più importante".
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