mercoledì 9 marzo 2016

The Living theatre

L’incontro di due artisti, attivisti, pacifisti, Judith Malina e Julian Beck a New York nel 1943, ha dato la nascita all’idea di un teatro che potesse riunirli in una azione comune. Nel 1947 pensano ad un teatro di repertorio d’avanguardia, teatro sperimentale d’opposizione al teatro istituzionalizzato della Broadway. Vogliono un teatro diverso, che sia manifestazione di vita e creano il teatro vivente, The Living Theatre, che ha la sua prima il 15 agosto 1951 dentro l’appartamento dei Beck. Anarchismo, poesia, teatro politico, pacifismo, teatro orientale, automatismo, ricerca del linguaggio, suggerivano dai primi anni le vie che il gruppo poi percorreva. Fino all’apertura del teatro The Living Theatre nella Fourteenth Street, passando dal Cherry Lane Theatre e dal magazzino The Studio (chiusi dalle autorità per motivi irrisori, ragioni secondo loro, di sicurezza), diciannove spettacoli furono rappresentati, di autori come Paul Goodman, Gertrud Stein, Brecht, Lorca, Picasso, Jarry, Eliot, Auden, Strindberg, cocteau, Racine e Pirandello.
Il primo spettacolo fu “Many Loves” di William Carlos Williams, sulle molteplici forme dell’amore; nello stesso anno, “The Connection” di Jack Gelber, sul jazz, le droghe e la liberazione, seguito da “Questa sera si recita a soggetto” di Pirandello, che molto ha significato nello stile del Living, l’identificazione fra vita e teatro. L’influenza del teatro della crudeltà di Antonin Artaud si fa sentire in questo periodo di denuncia della sofferenza umana: il teatro deve ricondurre la cultura alla Vita. Distruggere i muri, allargare il campo della coscienza, accentuare il carattere sacrale della Vita.
La repressione è sempre presente, Judith e Julian furono arrestati una decina di volte fino al 1963. A causa del loro spettacolo “The Brig / La Galera”sulla violenza delle istituzioni americane, il Living Theatre venne perquisito dagli agenti delle imposte con chiusura del teatro. Julian e Judith furono condannati a 60 e 30 giorni di carcere. Alla fine degli anni 60 il Living va in esilio volontario in Europa. Partecipa a Parigi al movimento del 68’, occupando il Teatro Odeon a Parigi e movimentando il Festival del Teatro ad Avignone, per la prima volta il Living parla dell’anarchia e del pacifismo apertamente sul palcoscenico e finisce lo spettacolo dicendo “Il teatro è per le strade”.
Il suo esilio europeo fra il 1964-1968 ha creato ancora di più delle nuove possibilità; internazionalizzando i suoi elementi, ha imparato ad attraversare frontiere, cultura, linguaggio. Ha viaggiato, è diventato nomade, si è trasformato in un collettivo.
Il Living theatre è costituito da un gruppo di persone, provenienti da diversi paesi, che vivono lavorano insieme come collettivo. Intendono usare il loro lavoro, l’arte di fare teatro, come un contributo alla lotta della gente per la libertà di provare la gioia di una vita senza i limiti della violenza economica, politica e sociale.

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