martedì 1 marzo 2016

EUROPA '51 di Roberto Rossellini

Irene Richard è moglie di un ricco diplomatico straniero e madre di un ragazzo tredicenne che si uccide perché da lei trascurato. Questo tragico evento getta Irene in una crisi esistenziale: abbandona i vuoti divertimenti della borghesia bene e cerca una consolazione e una nuova ragione di vita interessandosi di problemi sociali. Seguendo i consigli del cugino Andrea, un intellettuale comunista, prende contatto con il mondo del sottoproletariato romano; diventa così la benefattrice di un gruppo di persone che vivono nella miseria. La sua attività umanitaria la porta ad una ricerca mistica che la allontana sia dal marito, sia dall'impegno politico di Andrea: viene perciò considerata una diversa, una pazza e rinchiusa in manicomio.

Due sono le tendenze dell'uomo: quella della concretezza e quella della fantasia. Oggi si tende brutalmente a sopprimere la seconda. Il mondo, infatti, si va sempre più dividendo in due gruppi: quelli che vogliono uccidere la fantasia e quelli che vogliono salvarla; quelli che vogliono vivere e quelli che vogliono morire. E' questo il problema che ho affrontato in Europa '51. Dimenticando la seconda tendenza, dicevo, quella della fantasia, si intende a uccidere in noi ogni sentimento di umanità, a creare l'uomo robot: il quale deve pensare in un solo modo, e tendere al concreto. Un tentativo così inumano è denunciato apertamente, in Europa '51. Ho voluto dire francamente la mia opinione, nell'interesse mio e dei miei figli. Tale è stato lo scopo che ho cercato di raggiungere in questo film.
(Roberto Rossellini, in "Bianco e Nero" n.2, febbraio 1952)
Rossellini rappresenta il momento autentico del neorealismo, cioè il neorealismo meta-storico; perché Rossellini è tutto talento tutto capacità inventiva tutto magia; non aveva, voglio dire, intenti immediatamente di denuncia; se li aveva, li aveva in malafede; e infatti il neorealismo di Rossellini è quello che s'è trasferito poi in Francia con la "nouvelle vague" e poi con Godard, quindi in Inghilterra con la "nuova ondata" inglese ed è poi tornato in Italia.
(Pier Paolo Pasolini, in F. Camon, "La moglie del tiranno", Lerici, Roma 1968)  

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