domenica 4 ottobre 2015

M - IL MOSTRO DI DUSSELDORF di Fritz Lang

L'uccisione di alcune bambine semina iòl terrore nella città di Dusseldorf. Anche la malavita organizza la caccia al "mostro". E'un mendicante cieco ad identificarlo. Portato davanti ai malviventi per essere giudicato. Il "mostro" pronuncia un'autodifesa. L'intervento della polizia lo salva da un'esecuzione sommaria.

Sempre di più, a volte con riluttanza, sono giunto alla conclusione che in ogni mente umana alberga un impulso a uccidere. (Friz Lang, in Los Angeles Herald Express, 12 agosto 1947)

M è evidente la preoccupazione di rappresentare in modo realistico uomini e ambienti. Lo stupratore assassino di Peter Lorre è uno dei personaggi più sconvolgenti e meno teatrali che Fritz Lang abbia creato. Nella descrizione dell'ambiente della malavita e della polizia, egli sintetizzò un aspetto caratteristico di Berlino. Gli elementi realistici e quasi documentaristici di questo film crearono la base per le opere di Fritz Lang americano. (Rudolf Arnheim, in Cinema n. 28, 15 dicembre 1949)

L'assassino nei tratti fisionomici di Peter Lorre, ripete il pauroso e vendicativo senso d'inferiorità della piccola borghesia, quindi non è condannabile per se stesso. Non ha colpa se i secoli hanno adunato in lui dolori e mali che lo spingono alla ferocia: è condannato all'assassinio della sua sorte. Si difende da una minaccia che non riesce a distinguere, incrudelendo nel modo più ripugnante contro l'innocenza del prossimo, presa a immagine della società che odia.
((Vito Pandolfi, Il cinema nella storia, Sansoni, Firenze 1957)

Nessun commento:

Posta un commento