La morte è un argomento che la musica pop di solito preferisce evitare. Quando ne ammette l'esistenza, o lo sterilizza con cori celestiali o lo tratta come una storiella di umorismo macabro. Di conseguenza, il triste decesso di una zitella in Eleanor Righby - per non dire della brutale immagine del prete che si ripulisce le mani dalla terra allontanandosi dalla sepoltura - fu nel 1966 un vero shock per gli ascoltatori di musica pop. Arrivando insieme al triste arrangiamento per ottetto di archi di George Martin, il suo impatto fu stupefacente. Spesso rappresentati come produttori di fantasticherie avulse dalla realtà, nei confronti della loro società i Beatles erano, nei loro momenti migliori, più penetranti e realisti di qualsiasi altro artista popolare del loro tempo.
Ah, guarda tutta la gente sola
ah, guarda tutta la gente sola.
Eleanor Righby raccoglie il riso nella chiesa
dove c'è stato un matrimonio,
vive in un sogno.
Aspetta alla finestra con indosso il viso
che tiene in serbo in uma caraffa vicino alla porta,
per chi lo fa?
Tutta la gente sola, da dove viene?
Tutta la gente sola, a chi appartiene?
Padre McKenzie scrive le parole di un sermone
che nessuno sentirà,
nessuno si avvicina.
Guardalo mentre lavora, e di notte quando non c'è nessuno,
si rammenda i calzini.
Di chi si preoccupa?
Tutta la gente sola, da dove viene?
Tutta la gente sola, a chi appartiene?
Ah, guarda tutta la gente sola
ah, guarda tutta la gente sola.
Eleanor Righby morì nella chiesa
e la seppellirono sotto una lapide con il suo nome
Nessuno venne.
Padre McKenzie si allontana dalla sepoltura
pulendosi le mani dalla terra.
Nessuno fu salvato.
Tutta la gente sola, da dove viene?
Tutta la gente sola, a chi appartiene?
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