Nel blues classico non tutti i soggetti sono trattati con ironia: Victoria Spivey, che iniziò a incidere a sedici anni, toccava spesso argomenti come la violenza e le malattie nelle sue canzoni, e il suo amaro T. B. Blues (Blues della tisi) del 1927 entrò nel repertorio di parecchi artisti e fu variamente adattato in un periodo in cui l'inadeguatezza dell'assistenza medica e la sua subordinazione ai pregiudizi razziali erano la regola nel Sud (una volta Ethel Waters fu trovata dopo un incidente d'auto da un bianco che, prima di aiutarla controvoglia, come prima reazione si mise a ridere e disse "più negri muoiono e meglio è, per me" e la tubercolosi imperversava nelle abitazioni umide e sovraffollate, negli slums del Nord.
Intervistata da Paul Oliver nel 1960, Victoria Spivey diceva: "Mi ero interessata dei malati di tubercolosi in una zona del paese, e a quel tempo se avevi la tubercolosi nessuno voleva avere a che fare con te; ti sbattevano in ospedale, e allora eri proprio condannato, dovevi morire. così pensai che fosse un argomento interessante sul quale scrivere."
Yes, he railroaded me to the sanatorium,
It's too late, but I have finished my run,
This is the way all the women are done when get the dirty
Yes, I run around for months and months,
From gin-mill to honky-tonk,
Now it's too late, just look what I've done done, now I've got the dirty TB.
(Sì, lui mi ha portato in treno al sanatorio, / troppo tardi, troppo tardi, è finita la mia corsa, / ecco cosa succede a tutte le donne quando prendono la sporca tisi. / Sì, me ne sono andata in giro per mesi e mesi / da un bar all'altro, da un bordello all'altro, / ora è troppo tardi, guarda cosa ho fatto, mi son preso la tisi )
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