Rivoluzionario francese, precursore degli anarchici moderni. Vicario della parrocchia di Saint Nicolas des Champs a Parigi, soprannominato il predicatore dei sanculotti, membro del consiglio generale della Comune nel 1791 (e redattore del suo Bollettino Ufficiale), anima il movimento degli arrabbiati. Commissario al Tempio, condurrà lui stesso Luigi XVI al patibolo. Nel 1792 e 1793 si batte, con le parole e con gli atti, contro la miseria del popolo e la speculazione, attaccando frontalmente la borghesia commerciante, approfittatrice della carestia e accaparratrice della rivoluzione. Qualifica delle semplici restituzioni i saccheggi delle merci nei negozi e nei magazzini (nello stesso ordine di idee, un secolo dopo, i fautori dell'illegalità parleranno di ripresa individuale). Partecipa alle giornate del 31 maggio e del 2 giugno e pronuncia il 25 giugno 1793, un violento discorso alla Convenzione, attaccando deliberatamente, attraverso la borghesia commerciante intesa come classe (senza che evidentemente la parola sia pronunciata), la direzione montagnarda e il suo autoritarismo giacobino. Dopo la morte di Marat, il 13 luglio 1793, continua egli stesso le pubblicazioni dell'Ami du peuple fino al 5 settembre, data in cui la Montagna riesce a farlo accusare e arrestare. Dalla sua prigione di Bicetre (in cui si pugnalerà il 10 febbraio 1794, per non essere condotto al patibolo), riesce ancora a far pubblicare un giornale, Le Publiciste.
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