Nei 15 anni intercorsi tra la fine della seconda guerra mondiale e l'uscita della Ballata di un soldato l'atteggiamento nei confronti della guerra era a poco a poco mutato nei paesi che erano stati coinvolti nel conflitto. Da una visione puramente eroica il cinema passò a prendere in esame gli aspetti avventurosi, sentimentali e umoristici o, più raramente, a considerare il lato etico della tragedia bellica. Nell'Unione Sovietica questa evoluzione venne artificiosamente rallentata da Stalin, il cui dogma 'qualità, non quantità' significava in pratica che solo le sceneggiature di suo gradimento potevano raggiungere gli schermi: quindi la guerra poté essere rappresentata (a parte alcune ottime eccezioni) solo come stolida ricostruzione di battaglie e di scontri militari. Nel 1953, anno della morte di Stalin, la produzione cinematografica si era ormai praticamente arenata. Il disgelo politico riportò in luce fermenti culturali rimasti lungamente repressi: vecchi registi con sceneggiature da lungo progettate e giovani diplomati della VGIK (la scuola di cinematografia moscovita) erano ansiosi di mettersi al lavoro. Il cinema sovietico fu percorso da una ventata d'aria fresca e dalla volontà di affrontare con un approccio più personale i film di tutti i generi, compresi quelli di guerra. Tra i cineasti di talento che si fecero strada in questo periodo c'era Grigorij Cuchraj, che aveva studiato alla VGIK con registi del calibro di Sergej Jutkevic e di Michail Romm. Il suo primo film, Il quarantunesimo (Sorok pervyj, 1956),vinse il premio speciale della giuria al festival internazionale di Cannes. Remake del famoso film muto di Jakov Protazanov, era imperniato sul dissidio interiore di una giovane partigiana che durante la guerra civile s'innamora di un soldato bianco. Due anni più tardi, Michail Kalatozov affascinò il mondo intero con Quando volano le cicogne (Letjat Zuravli, 1958). Restando nel contesto di un'accattivante storia d'amore in tempo di guerra, il regista si servì molto più audacemente che nel Quarantunesimo del tema dell'amore che si scontra con la guerra e spazzò via una quantità di vecchi tabù toccando episodi di vigliaccheria, di corruzione e di diserzione. Il film si aggiudicò molti premi internazionali e rappresentò una svolta nella cinematografia di guerra. Con La ballata di un soldato, il suo secondo film, il più elegiaco Cuchraj seguì la strada aperta in modo così brillante da Kalatozov. Realizzato nei teatri di posa di Mosca e in esterni a Vladimir, La ballata di un soldato si apre con una sequenza terrificante e tecnicamente brillante in cui Alesa, il giovane soldato che combatte in prima linea, viene inseguito dai carri armati. E l'unica scena di battaglia del film: da questo momento il soggetto sarà sviluppato in una serie di episodi collegati al viaggio di Alésa e avrà come tema gli effetti della guerra sulla vita degli individui. Alésa diventa un eroe più per caso che per intenzione. Giovane di campagna, di buoni sentimenti, egli chiede una licenza, al posto della medaglia che gli è offerta in premio, poiché vuole tornare al paese a salutare la madre e a riparare il tetto di casa. Durante il suo lungo e movimentato viaggio attraverso la Russia devastata dalla guerra, fra tragedie, infedeltà, lealtà, speranze, delusioni e amore, egli riesce a conservare una sorta d'ingenua innocenza, in ciò simile più ai personaggi delle leggende russe che a un vero soldato di una vera guerra. La gente che egli incontra sulle strade e sui treni è riccamente caratterizzata, e il film è pieno di minute e preziose osservazioni che illustrano come le debolezze e le preoccupazioni di ogni giorno vengono ingigantite dalla guerra. I vari episodi che concorrono a dar corpo alla storia sono ispirati alle esperienze dello stesso Grigorij Cuchraj (che combattendo con i paracadutisti era rimasto ferito ben cinque volte) e del suo cosceneggiatore Valentin Ezov, che aveva combattuto in Marina. Gli interpreti principali - a quell'epoca entrambi studenti - sono perfetti. Vladimir Ivagev, scelto tra più di settanta attori per la parte di Alèsa, studiava recitazione alla VGIK, mentre Sanna Prochorenko, che interpreta Sura, era allieva del Teatro dell'arte di Mosca. Il film è al tempo stesso comico e commovente, specialmente nelle scene delle accoglienze e dei commiati sulle banchine delle stazioni ferroviarie (caratteristica, questa, ricorrente nel cinema sovietico, e forse risalente alla 'Anna Karenina' di Tolstoj). I mutamenti d'atmosfera sono sottolineati dalla splendida fotografia di paesaggi mossi, affollati di autocarri e di treni stracarichi, e un'ulteriore vena di pathos nasce dalla consapevolezza che forse Alèsa non sopravvivrà alla guerra. La semplicità e la trasparenza della Ballata di un soldato conquistarono il pubblico sia in patria sia all'estero e il film fu uno degli ultimi e migliori esempi della tendenza al 'realismo romantico' della cinematografia di guerra sovietica degli Anni Cinquanta, annunciando quella più aspra e approfondita ricognizione del tema della guerra che si sarebbe sviluppata nel decennio seguente.
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