martedì 7 giugno 2022

IO LA CONOSCEVO BENE - Antonio Pietrangeli

Adriana, una ragazza del Pistoiese, lascia la famiglia e la provincia per trasferirsi a Roma in cerca di fortuna. Dopo essersi sistemata in un piccolo appartamento di fronte al Gazometro, comincia a passare da un impiego all'altro: domestica, parrucchiera, maschera in un cinema, cassiera in un bowling. Conosce vari uomini: Dario, un ladruncolo che le fa passare una notte in un albergo e al mattino fugge lasciando il conto in sospeso; Carlo, un bel ragazzo della borghesia romana di cui si invaghisce, ma che è  innamorato di un'altra; poi uno scrittore e infine il garagista del suo stabile, con cui ha un'avventura notturna. Nel frattempo Adriana, piena di speranza, affida il poco denaro guadagnato a un ambiguo agente che le prospetta la possibilità di lavorare nel cinema. Le uniche cose che riesce a fare sono partecipare come comparsa in un film mitologico, presentare qualche vestito in teatrini di provincia e apparire in un cinegiornale (fa un provino con il massimo della serietà e ne risulta uno sketch ridicolo). Rimasta incinta, senza neanche sapere chi sia il padre, Adriana si vede costretta ad abortire. Torna nel Pistoiese a visitare la famiglia e scopre che la sorellina minore, Stefanella, è morta in seguito a una malattia. Di nuovo a Roma, Adriana scivola da una festa all'altra, circondata da uno stuolo di dubbi corteggiatori. Una sera va in un night, balla, si ubriaca e passa la notte a gironzolare con uno sconosciuto, a bordo di una  Fiat 500. All'alba torna nel suo appartamento, mette un nuovo disco, si sfila la parrucca e si butta dalla finestra. 
«Nella primavera del 1961 avvicinai decine di ragazze che giravano attorno al mondo dello spettacolo, il sottobosco delle attricette, modelle e simili. E condussi una vera e propria inchiesta da sociologo, con tanto di schede e di indagini parallele. Naturalmente queste ragazze erano vive, vegete e magari anche soddisfatte. Tutte esistenze sorprendentemente uguali e tutte ugualmente miserevoli anche se le ragazze che me ne parlavano non se ne rendevano affatto conto. Da quell’inchiesta nacque, con la prepotente evidenza della verità, il personaggio di Adriana Astarelli». Antonio Pietrangeli ha debuttato come critico cinematografico su riviste come «Cinema», «Bianco & Nero», «Si gira» e «Star». In seguito ha partecipato alla sceneggiatura di molte pellicole, tra cui Gioventù perduta di Pietro Germi ed Europa ’51 di Roberto Rossellini. Ha esordito dietro la macchina da presa con Il sole negli occhi (1953), film in cui emerge l’interesse per la psicologia femminile che caratterizzerà molti suoi film, come Nata di marzo (1957) e Adua e le compagne (1960). Nel 1961 ha diretto Fantasmi a Roma, l’anno seguente Il magnifico cornuto (con protagonista Ugo Tognazzi) e nel 1965 Io la conoscevo bene, vincitore di tre Nastri d’argento nel 1966. Due anni dopo, Pietrangeli è annegato durante le riprese di Come, quando e perché, uscito postumo nel 1969.



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