Paese prossimo al POIC-TESME. La capitale è Novogath. Un'unica legge governa Philistia: ciascuno deve fare ciò che ci si aspetta da lui. Così, poiché i Philistini si aspettano che le donne e i sacerdoti si comportino in maniera imprevedibile, questi due gruppi fanno assolutamente tutto ciò che vogliono, e gli uomini del paese sono loro sottomessi. Il che spiega perché Philistia è sempre stata retta da una regina. I Philistini venerano tre dèi principali: Sesphara, Ageus e Vel Tyno. Quest'ultimo predilige il grigio: "Ogni altro colore", dice il suo motto, "è da considerarsi abominevole, finché io non muti parere". A Philistia i bambini vengono portati dalle cicogne, invocate allo scopo secondo un rito usuale alle streghe della Tessaglia. Anzitutto si pronuncia una lunga formula in latino, si tracciano sul pavimento due linee col gesso, e si pongono cinque stelle nere in un cerchio. Poi il marito cammina su una delle due linee, fa un cenno a sua moglie affinché lo raggiunga, e la bacia. Allora appare la cicogna, che riceve l'ordinazione del figlio. I Philistini non comprendono assolutamente qualsiasi riferimento ad altre tecniche per ottenere bambini. Una piccola setta, tuttavia, diffonde la credenza che i neonati si trovino sotto i cavoli. La regina di Philistia è convinta che la poesia sia popolare tra i suoi sudditi, benché essa stessa non ne abbia mai letta una riga. In realtà la sua opinione non è fondata: i Philistini ritengono per lo più che la letteratura sia sinonimo di noia. Degli unici tre scrittori esistiti nel paese due furono esiliati e il terzo fu spaventato abbastanza perché se ne andasse da solo. Tra la fauna locale segnaleremo il tumblebug, insetto maleodorante ma rispettato, il quale afferma che le persone ancora in vita sono aggressive, lascive e oscene, e parla bene solo dei morti. (James Branch Cabell, Figures of Earth. A Comedy of Appearances, New York, 1921; Jurgen. A Comedy of Justice, New York, 1919)
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