Tra i serpenti, quello degno di maggiore attenzione è il cobra. Si afferma che, in genere, i morsi del cobra producano profondi cambiamenti mentali, con intensificazione delle percezioni e aumento del livello fisiologico di energia. Un uso tradizionale del veleno di cobra è quello praticato in India da religiosi, i quali lo fumano, spesso in miscela con Cannabis indica, dopo aver seccato le ghiandole velenifere o averlo estratto e cristallizzato; i serpenti utilizzati sarebbero il cobra reale (Ophiophagus hannah) e il cobra indiano comune (Naja naja). Sembra che questa pratica derivi da una più antica; infatti, un testo indiano dell' VIII secolo d.C., Sarngadhara Samhita, paragona la droga bhanga (bang, identificata con la canapa indiana) alla saliva del serpente, alludendo in questo modo alle proprietà psicoattive del veleno di serpente, presumibilmente il cobra. Il veleno dei cobra (isolato da un alto numero di specie, in particolare del genere Naja) è costituito essenzialmente da cardiotossine e neurotossine quali acobrotossina, clorotossina e caribdotossina, che agiscono sulla trasmissione del segnale nervoso, bloccandolo anche in modo irreversibile. Il veleno dei cobra è costituito per lo più da proteine, per cui anche in questo caso sarebbero distrutte dal calore della combustione, a meno che non si convertano in altri composti attivi, come evidenziato nel caso del veleno di scorpione fumato. Per il veleno del cobra comune sarebbero riportati effetti afrodisiaci; per esempio, a Saigon si trova un vino di cobra e a Hong Kong un preparato a base del contenuto della vescica biliare del rettile, contro l'impotenza e per aumentare la libido.
Non conosciamo altra bellezza, altra festa che quella che distrugge l'abuso delle banalità quotidiane e dei sentimenti truccati, basterebbe un colpo di vento per trasformare questo delirio permesso nel più grande incendio che la storia conosca.
martedì 23 marzo 2021
lunedì 15 marzo 2021
I GATTI LO SAPRANNO - Cesare Pavese
Ancora cadrà la pioggia
sui tuoi dolci selciati,
una pioggia leggera
come un alito o un passo.
Ancora la brezza e l’alba
fioriranno leggere
come sotto il tuo passo,
quando tu rientrerai.
Tra fiori e davanzali
i gatti lo sapranno.
Ci saranno altri giorni,
ci saranno altre voci.
Sorriderai da sola.
I gatti lo sapranno.
Udrai parole antiche,
parole stanche e vane
come i costumi smessi
delle feste di ieri.
Farai gesti anche tu.
Risponderai parole ?
viso di primavera,
farai gesti anche tu.
I gatti lo sapranno,
viso di primavera;
e la pioggia leggera,
l’alba color giacinto,
che dilaniano il cuore
di chi piu non ti spera,
sono il triste sorriso
che sorridi da sola.
Ci saranno altri giorni,
altre voci e risvegli.
Soffriremo nell’alba,
viso di primavera.
lunedì 8 marzo 2021
A WELL RESPECT MAN - The Kinks
mercoledì 3 marzo 2021
GOLTZIUS AND THE PELICAN COMPANY – Peter Greenaway
La profondità di messaggio del film è straordinaria, veicolata da dialoghi sofisticati ma straordinariamente brillanti, che lo rendono una gigantesca metafora perfettamente leggibile e declinabile agli ambiti più vari, dal cinema alla religione passando per la politica e la morale. La messa in scena di episodi scottanti tratti dalla Bibbia sottolinea, da un lato, l’incapacità da parte della corte del Margravio di distaccarsi da un’interpretazione meramente letterale del testo sacro: dall’altra, antiteticamente ma in modo perfettamente parallelo, sottolinea l’incredibile carica violenta e animale dei testi stessi. L’effetto sullo spettatore è quello di un messaggio distillato, di cui ad ogni scena viene rilasciata una goccia, una sorta di mosaico di tessere che creano un’immagine finale compiuta di cui, durante la visione, avevamo già intuito l’efficacia e la potenza.
Dietro le immagini erotiche e attraverso la vita del pittore Hendrick Goltzius e del suo rapporto con il margravio di Alsazia, Greenaway racconta, nel suo modo inconfondibile di girare, la nascita della epoca moderna dove è il sesso a dominare i media e la comunicazione. È La legge economica della domanda e dell’offerta. La tecnologia del ‘600 era la pittura a olio e la rappresentazione dell’eros in varie forme ed espressioni trovava concreta realizzazione nel dipinto, evoluta poi in fotografia nell’800, nel cinema nel ‘900 arrivando infine agli strumenti digitali dei giorni nostri.
E la tecnologia è ben presente in quest’opera, non solo a livello diegetico ma soprattutto come elemento di ricerca formale che conferisce al film un’estetica raffinatissima e particolarmente innovativa. Immagini “multilayers”, suoni e parole a rincorrersi, creando un continuo gioco di luci, ombre e colori. Lo studio cromatico si alterna o si sovrappone all’uso portentoso dello screen text, i corpi nudi degli attori si fanno schermi o tele da dipingere o integrare nello spazio, le strutture architettoniche sono studi prospettici che rimandano direttamente alla pittura rinascimentale e che farebbero impallidire qualsiasi blasonato film in 3D