Siamo nel 1967, venti di trasformazione. L’album Days of Future Passed, inciso con una grande orchestra, segna il passaggio dei Moody Blues dal beat al pop progressivo. Contiene il capolavoro Night in white satin, scritto dal nuovo cantante Justin Hayward. Diciannovesimo in patria, non compare nella classifica americana, ma si riscatterà quando ripubblicato nel 1972, sarà secondo negli USA e nono nel Regno Unito. Il brano è lento e racconta del triste bisogno d’amore che si prova nella notte. In Italia diventa la storia di un condannato che ha ucciso per gelosia. “Ho difeso il mio amore”, per i Nomadi, Profeti, Gatti Rossi e Bit-Nik, per Dalida è “Un po’ d’amore.
Che non finiscono mai
Lettere scritte
Non per essere spedite
La bellezza che mi è sempre mancata
davanti a questi occhi
Quale sia realmente la verità
Non lo so più dire
Perché io ti amo
Sì, io ti amo
Oh, come ti amo
Guardo la gente
Che cammina mano nella mano
Quello che io sto passando non lo possono capire
Alcuni cercano di raccontarmi pensieri che sfuggono
Alla fine tu sarai proprio ciò che vuoi essere
Ed io ti amo
Sì ti amo
Oh, come ti amo
Oh, come ti amo
Notti in raso bianco
Che non finiscono mai
Lettere scritte
La bellezza che mi è sempre mancata
davanti a questi occhi
Che mi è sempre mancata
Quale sia realmente la verità
Non lo so più dire
Perché io ti amo
Sì, io ti amo
Oh, come ti amo
Oh, come ti amo
Perché io ti amo
Sì, io ti amo
Oh, come ti amo
Oh, come ti amo
Uno dei gruppi del beat originale, i Moody Blues si sono evoluti con gli anni verso forme di progressive molto apprezzate dal pubblico e ancora oggi, con un repertorio di nostalgie pop, vantano una vasta schiera di ammiratori. È Birmingham la patria del complesso, che si forma nel 1964 sulle ceneri di alcuni complessi locali: il chitarrista Denny Laine viene dai Diplomats, il tastierista Mike Pinder dai Crew Cats, l'armonicista e flautista Ray Thomas da El Riot & The Rebels, il batterista Graeme Edge dagli Avengers mentre il bassista Clint Warwick è troppo giovane per avere esperienze di nota. Preso il nome da un pezzo di Slim Harpo, i cinque debuttano alla Carlton Ballroom di Birmingham e si assicurano presto un ingaggio discografico presso la Decca, stentando all'esordio di Lose Your Money ma cogliendo uno straordinario centro con il secondo 45 giri, Go Now, cover di un pezzo di Bessie Banks che va nei Top 10 americani e inglesi. L' hit resterà unico in quei primi giorni ma consente al gruppo di muoversi con tranquillità sulla scena, incidendo senza affanni una serie di pezzi raccolti in Gran Bretagna come The Magnificent Moodies e negli Stati Uniti come Go Now: fra i brani, una cover dei Drifters I Don't Want To Go On Without You, I'll Go Crazy di James Brown ma anche un pezzo di George Gershwin e citazioni da Willie Dixon. La crisi del beat, nel 1966, è fatale per la formazione, che dopo due 45 giri deludenti come Stop! e Boulevard De La Madeleine finisce per sciogliersi. Laine a quel punto va nei Move e poi nei Wings di Paul McCartney. Pinder, Thomas e Edge tornano però presto sui loro passi e nel novembre 1966 sono pronti con una seconda edizione dei Moody Blues, con il chitarrista Justin Hayward e il bassista John Lodge. Il beat è lontano e nei progetti del complesso si affacciano ambiziose idee di progressive. Lo spunto originale è una trascrizione rock della Sinfonia del Mondo Nuovo di Dvorak, che viene però accantonata per un concept album meno ambizioso ma egualmente altisonante come Days Of Future Passed (1967), condotto dai Moody con l'arrangiatore Peter Knight. Il disco si rivela tra i più influenti del periodo, con i liquidi suoni del mellotron (all'epoca, una novità assoluta), gli eterei passaggi vocali di Hayward e Thomas e i colori classici della London Symphony Orchestra, in uno scenario esotico fra pop romantico, fiaba di Tolkien e psichedelia: Nights In White Satin è il pezzo più celebre, più volte in classifica negli anni.
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