"Guardate cosa sta accadendo fuori nella strada:
è la rivoluzione, dobbiamo fare la rivoluzione!
Hey sto danzando giù nella strada,
è la rivoluzione, dobbiamo fare la rivoluzione!
Non è sorprendente tutta la gente che incontro?
E’ la rivoluzione, dobbiamo fare la rivoluzione!
Una generazione è invecchiata
una generazione ha trovato la sua anima.
Questa generazione non ha mete da raggiungere:
raccogliete il grido.
Hey, adesso è il momento per voi e per me.
E’ la rivoluzione, dobbiamo fare la rivoluzione!
Su, venite, stiamo marciando verso il mare,
è la rivoluzione, dobbiamo fare la rivoluzione!
Chi vi spazzerà via?
Saremo noi. E chi siamo noi?
Siamo i volontari d’Amerika,
i volontari d’Amerika,
i volontari d’Amerika!"
ingenuo e derivativo: la formazione di queste prime sessions è già cambiata rispetto agli esordi, con il batterista Skip Spence al posto di Peloquin e bassista Jack Casady invece di Harvey. Il 1967 è l'anno d'oro della scena di San Francisco, che vive giorni esaltanti nel nome della nuova musica ispirata da droghe. pace e amore. I Jefferson sono alla testa del nuovo movimento, con una formazione ancora una volta rivoluzionata ma finalmente stabile: non ci sono più Skip Spence e Signe Anderson, ma il nuovo batterista Spencer Dryden e la cantante Grace Slick, già celebre nell'ambiente cittadino come leader della Great Society. Proprio la Slick, con la sua personalità e il fascino prepotente, conferisce al gruppo quel plus che faceva difetto: energia, grande presenza scenica ma anche due canzoni vincenti come Somebody To Love e White Rabbit. Scritti a suo tempo con il primo marito Jerry Slick, quei brani diventeranno la chiave di volta dei nuovi Jefferson e i pezzi forti del loro secondo long playing, Surrealistic Pillow, colonna sonora dell'estate più bella di San Francisco, quella del 1967. L'album fa uscire il complesso dal bozzolo e lo impone clamorosamente in testa alle classifiche statunitensi: la musica ha perso la timidezza degli esordi e traccia fantastici disegni di folk rock psichedelico, come dimostrano anche i pezzi di Marty Balin, principale autore del gruppo. Il successo ottenuto dal long playing e la fama acquisita nel corso di leggendarie esibizioni ancora al Matrix, al Fillmore Auditorium e al festival di Monterey spingono i Jefferson a insistere sulla via della sperimentazione psichedelica e a “cogliere l'attimo fuggente” della civiltà di San Francisco in un disco audace e free form come After Bathing At Baxter's, uscito nel novembre 1967. Quelle del disco smettono di essere semplici canzoni ma diventano lunghe suite lunatiche con spazio all'improvvisazione, come dimostra soprattutto il deliquio chitarristico di Kaukonen in Spare Chaynge e il gusto rumoristico a "collage" che deve qualcosa alle Mothers Of Invention; tra i brani, un omaggio all'adunata hippie dello Human Be-In, Saturday Afternoon, e una delle più incantevoli fiabe Slickiane, Martha. Echi di quel mondo in fermento si colgono ancora con un tono però più tranquillo, sul successivo Crown Of Creation del 1968; alla tempesta sonora di House At Pooneil Corners fanno riscontro deliziose ballate come Lather (da una poesia di James Joyce) e Triad (vietatissima canzone sull'amore libero, di David Crosby). Con quelle opere e un'attività in concerto sempre intensa, testimoniata dal live Bless Its Pointed Little Head del 1969. Il successo non ha intaccato il loro gusto polemico e la voglia di prese di posizione radicali. Lo dimostra nell'estate 1969 un album crudo come Volunteers, violenta satira antimilitarista in linea con la protesta studentesca nei campus e con il movimento delle «pantere bianche» di Jerry Rubin.
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