mercoledì 4 dicembre 2019

7:19 di Jorge Michel Grau

Città del Messico, 19 settembre 1985. Primo mattino, in un edificio governativo: tutti i dipendenti vengono convocati per una riunione straordinaria. Mentre prendono posto, improvvisamente un violento terremoto li seppellisce sotto nove strati di cemento e lamiere contorte. Bloccati tra le macerie del palazzo, i pochi sopravvissuti, tra cui Martin, il guardiano notturno, e Fernando, alto funzionario dello stato, sono lasciati soli nell’oscurità, aggrappati alle loro vite e in disperata attesa di aiuto.
Brividi e nostalgia accompagnano i miei ricordi. Non è tanto il terremoto in sé, gli oggetti che rimbalzano, o le vertigini. Non sono nemmeno la paura o l’ansia che mi sono rimaste. Mio padre stava portando me e mio fratello in macchina, lungo la Havre Avenue a Città del Messico, quando improvvisamente decine di edifici sono crollati come i giocattoli di carta, in un attimo. Mi sono rimasti impressi gli odori. Ricordo l’odore di gas che fuoriusciva dai tubi in frantumi sotto centinaia di tonnellate di macerie. Mi ricordo l’odore della morte che sentivo nel naso. È accaduto di mattina molto presto. Ricordo quell’odore che mi ha insegnato cosa fosse la morte. C’è un detto nel mio paese, una battuta che ha un fondo di verità, si dice che hai già qualcosa da raccontare ai tuoi nipoti. E sì, questo è quello che voglio dire loro: erano le 7:19 del 19 settembre 1985. Io avevo dodici anni. Un terremoto distrusse gran parte di Città del Messico, lasciando migliaia di persone sepolte sotto le macerie e altre migliaia senza più niente. Così la catastrofe ha raggiunto il Messico. La più grande tragedia ha colpito un paese che non era pronto a farle fronte.
Jorge Michel Grau è nato in Messico, diplomato in regia al Centro de Capacitación Cinematográfica, inizia la sua carriera producendo documentari culturali e programmi educativi. Nel 2004 si specializza alla Escola Superior de Cinema y Audivisuals de Catalunya di Barcellona e in seguito studia regia teatrale alla Escuela de Teatro de la Universidad Nacional. Tra il 2003 e il 2007 gira numerosi cortometraggi tra cui Mi hermano e Kaliman, mentre nel 2010 gira il suo primo lungometraggio, Somos lo que hay, selezionato per la sezione Quinzaine des Réalisateurs a Cannes e premiato ai Festival di Chicago, Montreal e Austin. Grau è anche docente di produzione cinematografica per la facoltà di Scienze Sociali dell’Università nazionale autonoma del Messico.

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