La produzione di documenti che devono fornire lo stock e la base della memoria collettiva e il risultato di scelte e manipolazioni destinate ad imporre al futuro una visione orientata dal passato. Il documento non è innocente, esso serve ad avvertire, esso deforma quanto informa, impone un punto di vista durevole, è un documento/monumento.
Da ultimo, gli psicologi e gli psicanalisti hanno insistito, sia a proposito del ricordo, sia a proposito dell'oblio, sulle manipolazioni, consce o inconsce, esercitate sulla memoria individuale dall'interesse, dall'affettività, dall'inibizione, dalla censura.
Analogamente, la memoria collettiva ha costituito un'importante posta in gioco nella lotta per il potere condotta dalle forze sociali. Impadronirsi della memoria e dell'oblio è una delle massime preoccupazioni delle classi, dei gruppi, degli individui che hanno dominato e dominano le società storiche. Gli oblii, i silenzi della storia sono rivelatori di questi meccanismi di manipolazione della memoria collettiva.
Il potere sulla memoria ha dato origine ad aspre lotte sociali e politiche e a continui sforzi da parte dello Stato per accaparrare la memoria collettiva.
Non conosciamo altra bellezza, altra festa che quella che distrugge l'abuso delle banalità quotidiane e dei sentimenti truccati, basterebbe un colpo di vento per trasformare questo delirio permesso nel più grande incendio che la storia conosca.
giovedì 28 novembre 2019
martedì 19 novembre 2019
Il mondo alla rovescia (Diggers)
Nel 1649
Sulla collina di St George
Una banda di straccioni che chiamavano Zappatori
Giunse a manifestare la volontà del popolo.
Sfidarono i proprietari terrieri
Sfidarono le leggi
Erano i diseredati
Che reclamavano ciò che spettava loro.
Veniamo in pace, dicevano
Per zappare e seminare.
Veniamo a lavorare la terra insieme
E a far fiorire le lande incolte.
A questa terra divisa
Restituiremo l’integrità
Affinché possa essere
Un tesoro comune, per tutti.
Il peccato della proprietà
Noi disprezziamo.
Nessuno ha diritto di comprare e vendere
La terra per profitto personale.
Con il furto e l’assassinio
Si sono impadroniti delle terre.
Ora ovunque i muri
Si ergono al loro comando.
Fanno le leggi
Per incatenarci meglio.
I preti ci abbagliano con il paradiso
O ci condannano all’inferno.
Non adoreremo
Il Dio che servono.
Il Dio dell’avidità che nutre i ricchi
Mentre i poveri muoiono di fame.
Lavoriamo, mangiamo insieme
Non abbiamo bisogno di spade.
Non ci inchineremo ai padroni
Né pagheremo il fitto ai signori.
Siamo uomini liberi
Anche se siamo poveri.
Zappatori tutti, ribellatevi, per la gloria
Ribellatevi ora!
Dai possidenti
Giunsero gli ordini.
Mandarono i mercenari e i soldati
Per spazzare via gli Zappatori
Demolire le loro case
Distruggere il loro granturco.
Vennero dispersi,
Soltanto la visione perdura.
Poveri, fatevi coraggio.
Ricchi, fate attenzione.
La terra è stata fatta tesoro comune
Perché tutti la condividano
Tutto in comune
Un solo popolo
Veniamo in pace.
E giunse l’ordine di falciarli via tutti.
"Ho scritto questa canzone nel 1974...E' la storia della Comune dei Diggers del 1649 e della loro visione della terra come 'tesoro in comune'. È diventata una specie di inno per diversi gruppi radicali, specialmente da quando Billy Bragg la ha incisa [1985], e non è adattata da nessun'altra canzone. Il titolo è tratto dal libro di Christopher Hill sulla Rivoluzione Inglese." (Leon Rosselson)
Nonostante le affermazioni di Leon Rosselson, di questa canzone di epoca moderna, è quantomeno probabile che, almeno nello spirito, essa si ispiri o abbia reminiscenze da The Diggers’ Song (o Levellers and Diggers) composta da Gerrard Winstanley, leader del movimento egualitario dei Diggers.
Diggers (in italiano: zappatori o scavatori) è il nome con cui sono conosciuti alcuni gruppi di cristiani protestanti e ruralisti che, ai tempi della rivoluzione inglese, si unirono per lavorare le terre comuni secondo principi comunitari. In Inghilterra nacquero diverse comunità di diggers, la più nota delle quali è quella del Surrey, nata a Saint George's Hill e poi trasferita a Little Heath (entrambe le località si trovano nei pressi di Cobham), che ebbe come principale portavoce Gerrard Winstanley. Il termine Diggers, che significa "zappatori", deriva da un passo della Bibbia contenuto negli Atti degli Apostoli, in cui questi ultimi suggeriscono la pratica di un determinato stile di vita basato sulla fede in Cristo e sul comunitarismo. Cercarono inoltre di riformare l'ordine costituito con i loro principi egualitaristici e con la creazione di piccole e rurali comunità di fedeli. Insieme ai Livellatori, i Diggers furono tra i gruppi di dissenzienti inglesi durante la dittatura di Oliver Cromwell.
Sulla collina di St George
Una banda di straccioni che chiamavano Zappatori
Giunse a manifestare la volontà del popolo.
Sfidarono i proprietari terrieri
Sfidarono le leggi
Erano i diseredati
Che reclamavano ciò che spettava loro.
Veniamo in pace, dicevano
Per zappare e seminare.
Veniamo a lavorare la terra insieme
E a far fiorire le lande incolte.
A questa terra divisa
Restituiremo l’integrità
Affinché possa essere
Un tesoro comune, per tutti.
Il peccato della proprietà
Noi disprezziamo.
Nessuno ha diritto di comprare e vendere
La terra per profitto personale.
Con il furto e l’assassinio
Si sono impadroniti delle terre.
Ora ovunque i muri
Si ergono al loro comando.
Fanno le leggi
Per incatenarci meglio.
I preti ci abbagliano con il paradiso
O ci condannano all’inferno.
Non adoreremo
Il Dio che servono.
Il Dio dell’avidità che nutre i ricchi
Mentre i poveri muoiono di fame.
Lavoriamo, mangiamo insieme
Non abbiamo bisogno di spade.
Non ci inchineremo ai padroni
Né pagheremo il fitto ai signori.
Siamo uomini liberi
Anche se siamo poveri.
Zappatori tutti, ribellatevi, per la gloria
Ribellatevi ora!
Dai possidenti
Giunsero gli ordini.
Mandarono i mercenari e i soldati
Per spazzare via gli Zappatori
Demolire le loro case
Distruggere il loro granturco.
Vennero dispersi,
Soltanto la visione perdura.
Poveri, fatevi coraggio.
Ricchi, fate attenzione.
La terra è stata fatta tesoro comune
Perché tutti la condividano
Tutto in comune
Un solo popolo
Veniamo in pace.
E giunse l’ordine di falciarli via tutti.
"Ho scritto questa canzone nel 1974...E' la storia della Comune dei Diggers del 1649 e della loro visione della terra come 'tesoro in comune'. È diventata una specie di inno per diversi gruppi radicali, specialmente da quando Billy Bragg la ha incisa [1985], e non è adattata da nessun'altra canzone. Il titolo è tratto dal libro di Christopher Hill sulla Rivoluzione Inglese." (Leon Rosselson)
Nonostante le affermazioni di Leon Rosselson, di questa canzone di epoca moderna, è quantomeno probabile che, almeno nello spirito, essa si ispiri o abbia reminiscenze da The Diggers’ Song (o Levellers and Diggers) composta da Gerrard Winstanley, leader del movimento egualitario dei Diggers.
Diggers (in italiano: zappatori o scavatori) è il nome con cui sono conosciuti alcuni gruppi di cristiani protestanti e ruralisti che, ai tempi della rivoluzione inglese, si unirono per lavorare le terre comuni secondo principi comunitari. In Inghilterra nacquero diverse comunità di diggers, la più nota delle quali è quella del Surrey, nata a Saint George's Hill e poi trasferita a Little Heath (entrambe le località si trovano nei pressi di Cobham), che ebbe come principale portavoce Gerrard Winstanley. Il termine Diggers, che significa "zappatori", deriva da un passo della Bibbia contenuto negli Atti degli Apostoli, in cui questi ultimi suggeriscono la pratica di un determinato stile di vita basato sulla fede in Cristo e sul comunitarismo. Cercarono inoltre di riformare l'ordine costituito con i loro principi egualitaristici e con la creazione di piccole e rurali comunità di fedeli. Insieme ai Livellatori, i Diggers furono tra i gruppi di dissenzienti inglesi durante la dittatura di Oliver Cromwell.
giovedì 14 novembre 2019
DEAR MR: FANTASY - Traffic
Dear Mr. Fantasy"batteria solida e quadrata, riff di chitarra e armonica a ricamo, grandissima prestazione bluesy di Stevie. Una cavalcata acida di British blues divenuta simbolo del primo periodo del gruppo. Mason è magico con la chitarra.
Caro Mister Fantasia suonaci un motivo
qualcosa che ci renda felici
fai qualunque cosa, ma portaci fuori da questa tristezza
Canta una canzone, suona la chitarra
rendila vivace
Tu sei quello che può farci ridere tutti quanti
ma facendolo ci fai scoppiare in lacrime
Per favore, non rattristarti, se fosse un'idea che ti eri fatto
Noi non abbiamo saputo nulla di te per tutti questi anni
Caro Mister Fantasia suonaci un motivo
qualcosa che ci renda felici
fai qualunque cosa, ma portaci fuori da questa tristezza
Canta una canzone, suona la chitarra
rendila vivace
Enfant prodige del beat inglese con lo Spencer Davis Group, il tastierista e cantante Stevie Winwood non ha ancora 20 anni quando fonda i Traffic, contribuendo con brillanti idee alla nuova stagione psico-progressive della scena britannica. Con lui sono il cantante e chitarrista Dave Mason, già roadie con il Davis Group, il batterista ex Deep Feeling ed Hellions Jim Capaldi e il sassofonista e flautista Chris Wood, proveniente dai Locomotive e dai Sounds Of Blue. I quattro si uniscono nella primavera del 1967 e vanno in ritiro in una fattoria del Bethshire a registrare i Ioro primi pezzi, pubblicati dalla Island nel corso del 1967. In repertorio due 45 giri di pura psichedelia (Paper Sun e la fiabesca Hole In My Shoe), un contributo easy alla colonna sonora del film Here We Go 'Round The Mulberry Bush e un album, che esce in Gran Bretagna come Dear Mr. Fantasy e negli Stati Uniti, con un pezzo in più, come Heaven Is In Your Mind (United Artists). Lo stile un pop rock elegante, che accanto agli slanci blues tipici di Winwood conosce libere aperture strumentali con gusto jazz (Smiling Phases) e anche abbandoni romantici (No Face, No Name, No Number), pezzo forte è la trascinante Dear Mr. Fantasy, da cui trarrà spunto Paul McCanney qualche mese più tardi per la coda strumentale di Hey Jude. II gruppo compare come ospite d'onore nel "Magical Mystery Tour" dei Beatles.
Caro Mister Fantasia suonaci un motivo
qualcosa che ci renda felici
fai qualunque cosa, ma portaci fuori da questa tristezza
Canta una canzone, suona la chitarra
rendila vivace
Tu sei quello che può farci ridere tutti quanti
ma facendolo ci fai scoppiare in lacrime
Per favore, non rattristarti, se fosse un'idea che ti eri fatto
Noi non abbiamo saputo nulla di te per tutti questi anni
Caro Mister Fantasia suonaci un motivo
qualcosa che ci renda felici
fai qualunque cosa, ma portaci fuori da questa tristezza
Canta una canzone, suona la chitarra
rendila vivace
Enfant prodige del beat inglese con lo Spencer Davis Group, il tastierista e cantante Stevie Winwood non ha ancora 20 anni quando fonda i Traffic, contribuendo con brillanti idee alla nuova stagione psico-progressive della scena britannica. Con lui sono il cantante e chitarrista Dave Mason, già roadie con il Davis Group, il batterista ex Deep Feeling ed Hellions Jim Capaldi e il sassofonista e flautista Chris Wood, proveniente dai Locomotive e dai Sounds Of Blue. I quattro si uniscono nella primavera del 1967 e vanno in ritiro in una fattoria del Bethshire a registrare i Ioro primi pezzi, pubblicati dalla Island nel corso del 1967. In repertorio due 45 giri di pura psichedelia (Paper Sun e la fiabesca Hole In My Shoe), un contributo easy alla colonna sonora del film Here We Go 'Round The Mulberry Bush e un album, che esce in Gran Bretagna come Dear Mr. Fantasy e negli Stati Uniti, con un pezzo in più, come Heaven Is In Your Mind (United Artists). Lo stile un pop rock elegante, che accanto agli slanci blues tipici di Winwood conosce libere aperture strumentali con gusto jazz (Smiling Phases) e anche abbandoni romantici (No Face, No Name, No Number), pezzo forte è la trascinante Dear Mr. Fantasy, da cui trarrà spunto Paul McCanney qualche mese più tardi per la coda strumentale di Hey Jude. II gruppo compare come ospite d'onore nel "Magical Mystery Tour" dei Beatles.
mercoledì 6 novembre 2019
JOHNNY GUITAR di Nicholas Ray
Johnny Guitar, già galeotto e pistolero, lavora nel saloon della sua ex amante Vienna. Una grossa società che vuole impossessarsi del locale cerca di scacciarne la proprietaria, mentre la popolazione del luogo, aizzata dalla perfida e intrigante Emma, vuole addirittura linciarla, ritenendola responsabile d'una rapina. Vienna, con l'aiuto di Johnny, esce vittoriosa dalla lotta dopo aver perso il saloon in un incendio appiccato dai suoi nemici.
"Questo film ha un certo peso, sotto molti punti di vista. Siamo partiti da un romanzo di nessun valore. Yordan e io abbiamo lavorato come dannati alla sceneggiatura per cercate di dare importanza al fattore tempo. E mi sarebbe piaciuto che le nostre idee sui veri momenti che si nascondono dietro una emozione legittima fossero state espresse ancor più chiaramente".
(Nicholas Ray, citato in G. Sadoul “Il cinema”, Sansoni, Firenze 1968)
"Possiamo dire che il cowboy solitario abbia cominciato a cavalcare sulle pianure del West con il cavaliere della valle solitaria di George Stevens, John Farrow e Nicholas Ray, autori rispettivamente di Hondo e Johnny Guitar, furono i primi volgarizzatori del nuovo personaggio che doveva avere tanta fortuna negli anni successivi. Il cowboy solitario è il frutto della crisi hollywoodiana. Il western aveva bisogno di nuovi eroi ma non poteva ricorrere a quelli vecchio stile perché nuove esigenze del pubblico e nuovi criteri di produzione impedivano la rinascita dei “serial” o comunque dell'eroe fisso. Occorreva trovare un modello nel quale potessero calarsi di volta in volta i grandi divi: uno scafandro anonimo da immergere in qualsiasi avventura e situazione".
(J.L. Rieupeyraut e André Bazin, “Il Western”, Cappelli, Bologna 1957)
"Questo film ha un certo peso, sotto molti punti di vista. Siamo partiti da un romanzo di nessun valore. Yordan e io abbiamo lavorato come dannati alla sceneggiatura per cercate di dare importanza al fattore tempo. E mi sarebbe piaciuto che le nostre idee sui veri momenti che si nascondono dietro una emozione legittima fossero state espresse ancor più chiaramente".
(Nicholas Ray, citato in G. Sadoul “Il cinema”, Sansoni, Firenze 1968)
"Possiamo dire che il cowboy solitario abbia cominciato a cavalcare sulle pianure del West con il cavaliere della valle solitaria di George Stevens, John Farrow e Nicholas Ray, autori rispettivamente di Hondo e Johnny Guitar, furono i primi volgarizzatori del nuovo personaggio che doveva avere tanta fortuna negli anni successivi. Il cowboy solitario è il frutto della crisi hollywoodiana. Il western aveva bisogno di nuovi eroi ma non poteva ricorrere a quelli vecchio stile perché nuove esigenze del pubblico e nuovi criteri di produzione impedivano la rinascita dei “serial” o comunque dell'eroe fisso. Occorreva trovare un modello nel quale potessero calarsi di volta in volta i grandi divi: uno scafandro anonimo da immergere in qualsiasi avventura e situazione".
(J.L. Rieupeyraut e André Bazin, “Il Western”, Cappelli, Bologna 1957)
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