Non conosciamo altra bellezza, altra festa che quella che distrugge l'abuso delle banalità quotidiane e dei sentimenti truccati, basterebbe un colpo di vento per trasformare questo delirio permesso nel più grande incendio che la storia conosca.
Sire, di grazia, statemi a sentire: Sire, io vengo dalla prigione Io sono ladro, voi siete re agiamo allo stesso modo, manco fossimo fratelli Le persone per bene mi fanno orrore Io ho il cuore duro e l’animo vile Sono senza pietà, senza onore Ah, fatemi sindaco d’una città. Bene! Già mi ci vedo, come sindaco: ma, sire, è ben poco io penso L’appetito mi vien mangiando Andiamo sire, un po’ d’indulgenza Sono astioso come un cane ringhioso. Ho la malizia d’un vecchio scimmione In Francia io varrei un Gisquet Fatemi prefetto di polizia. Grand Dio! Altro che se sono un buon prefetto! Ogni prigione è troppo piccola questo mestiere pertanto non è fatto io lo sento bene, per dar merito a me. io so ingoiare un budget so fare imbrogli in un registro firmerò “Suddito vostro” Ah, fatemi ministro! Sire, che vostra maestà non pigli collera io conto sulla vostra bontà perché la mia richiesta è temeraria io sono ipocrita e villano la mia dolcezza non è che una gramigna io ho fatto….impiccare mio cugino Sire, datemi il posto vostro!
Il processo rivoluzionario non potrà avere mai più i tratti esclusivi della guerra civile, i tratti della Comune di Parigi o della Mackhnovicina. Ma è sempre più probabile che la produzione «in vitro» della guerra civile, lo spettacolo speciale pirotecnico e sensazionale del terrorismo teleguidato, ottenga un relativo successo, e di conseguenza un relativo coinvolgimento di una parte del proletariato rivoluzionario nella sua pratica alienata. E proprio attraverso l’esperienza vissuta di questa alienazione, apparirà sempre più chiaro il necessario passaggio alla fase ultimativa del processo: la disgregazione attivamente perseguita, la liquidazione «armata (con tutte le anni necessarie) dell’universo concreto in cui il capitale assolutamente dominante realizza la propria valorizzazione. La vera guerra civile si scatena a partire dall’interno di ogni essere: nella maturazione accelerata «di una consapevolezza che strappa l’essere al sembrare, il vero all’apparente, la realtà in processo alla rappresentazione in dissolvimento, una consapevolezza che rifiutando insieme l’essenza selvaggia della guerra e l’essenza mortifera della «civiltà» superi entrambe nell’affermazione «incivile» della propria assoluta estraneità al mondo delle apparenze, e che lo combatte per liquidarlo concretamente una volta per sempre. La lotta sarà armata, perché si seppelliscano per sempre gli strumenti di morte. Distinguere i rivoluzionari armati dai sicari della falsa guerra sembrerà talvolta difficile, ma lo sembrerà soltanto, e non alla dialettica radicale: il corpo proletario della specie si è riconosciuto istantaneamente nei fatti di Detroit, di Danzica, di Stettino, e altrettanto istantaneamente si riconoscerà nei tratti inconfondibili delle insurrezioni vitali.
Nel 1964 la musica inglese invade gli Stati Uniti. I Beatles piazzano sei diversi 45 giri al numero 1. Sono primi anche Petr e Gordon, Manfred Mann e gli Animals con The House of The Rising Sun. È una canzone folk tradizionale di un autore sconosciuto. Eric Burdon già a 10 anni era rimasto colpito dalla versione di Josh White. Sono già nati gli Animals a Newcastle quando ascolta e apprezza una versione di Bob Dylan. Chiede allora ad Allan Price di riarrangiarla. Il risultato è sorprendente: dopo l’iniziale arpeggio di chitarra, l’organo di Price accompagna magnificamente la voce sempre più struggente di Eric. Si tratta della prima registrazione in studio, ma il brano dura più di 4 minuti. Troppo per la Columbia, che decide di far debuttare il gruppo con Baby Let Me Take You Home, 21° in classifica Poi, finalmente, la casa discografica decide per The House of The Rising Sun. È primo in patria, negli Stati Uniti e in tanti paesi nel mondo. In Italia viene incisa come "la casa del sole”, da Marcellos Ferial, Cousins, Guidone, Luigi Chiocca, Fausto Billi, Riki Maiocchi. Eric Burdon per IO anni, il periodo di crisi seguito alla morte del suo amico Jimi Hendrix, si rifiuterà di cantarla nonostante le richieste del pubblico. "Poi, una sera finito il concerto ero già nel mio camerino, la gente non andava via. Ho sentito il chitarrista che ha attaccato con l'arpeggio un boato immenso. Sono corso sul palco furioso con lui, ma sono stato rapito dall’energia, portato al microfono e, senza rendermene conto ho ricominciato a cantarla. Ho capito che sarà per sempre nella mia vita".
House Of The Rising Sun C'è una casa a New Orleans la chiamano il sole nascente ed è stata la rovina di più di un povero ragazzo, e Dio, so di essere uno di loro mia madre era una sarta cucì i miei blue jeans nuovi mio padre era un giocatore d'azzardo giù a New Orleans ora l'unica cosa di cui ha bisogno un giocatore d'azzardo è una valigia e un bagagliaio e l'unica volta che è soddisfatto è quando è completamente ubriaco [Assolo d'organo] oh mamma dì ai tuoi figli di non fare quello che ho fatto io passate la vostra vita nel peccato e nella miseria nella casa del sole nascente beh, ho un piede sulla banchinae l'altro piede sul treno sto tornando a New Orleans per mettere quella palla al piede beh, c'è una casa a New Orleans la chiamano il sole nascente ed è stata la rovina di più di un povero ragazzo, e Dio, so di essere uno di loro
Probabilmente il più grande gruppo di R&B bianco dei primi anni Sessanta, comunque uno dei più influenti sulla scena britannica. Originari di Newcastle, gli Animals derivano da una formazione attiva già dalla fine degli anni Cinquanta, i Kansas City Five, il cui nucleo era costituito dal pianista Alan Price (County Durham, 1942), dal batterista John Steele (Gateshead, 1941) e dal cantante Eric Burdon (Newcastle, 1941), in origine trombonista. Nel 1962 Price abbandona il gruppo e va a raggiungere i rivali Kontours, dove trova il bassista Bryan 'Chas' Chandler (Newcastle, 1948); anche Burdon lascia e per un po' si muove senza fortuna a Londra. La storia riprende a Newcastle all'inizio del 1963 con un nuovo complesso, l'Alan Price Combo, dove sono il leader, Burdon, Steele e Chandler; dopo un abortito tentativo con una sezione fiati, i quattro prendono con sé il chitarrista Hilton Valentine (Worth Shields, 1943), ex Wild Cats, e si ribattezzano Animals. Ingaggiati dal manager Mike Jeffries, gli Animals si distinguono con una serie di belle esibizioni al Crawdaddy Club di Londra e al Club A Go-Go di Newcastle, accompagnando anche l'armonicista blues Sonny Boy Williamson prima di esordire su disco con la cura del produttore Mickie Most. I primi due singoli sono adattamenti di brani tradizionali americani, entrambi già ripresi da Bob Dylan (e da Josh White); ma se Baby Let Me Take You Home arriva solo al 21 posto delle charts britanniche, House Of The Rising Sun si spinge al numero 1 e impone la sigla Animals in tutta Europa e anche negli Stati Uniti.
In un palazzo (che può essere albergo, casa di cura o altro) immenso, barocco, uno sconosciuto (“X”) fa credere a una giovane donna (“A”) di averla già incontrata tempo prima a Marienbad, o altrove. Verità? follia? errore di persona? immaginazione? Comunque sia, la donna, già legata a un altro uomo (“M”), viene irretita dalla loquela dello sconosciuto e, alla fine, dopo un ultimo tentativo di resistergli, pane con lui (ma parte davvero?) verso qualcosa di ignoto: l'amore? la poesia? la libertà? la morte?
(L'anno scorso a Marienbad) non pretende di sopprimere radicalmente ogni intrigo, ma piuttosto di servirsene con tale disinvoltura da edificare altra cosa: un racconto cinematografico. Vi si possono dunque reperire temi psicologici più o meno consacrati come la persuasione per mezzo della parola, la paura davanti all'elemento sconosciuto, la violazione come unione rituale ecc.. Infine vi si fa grande uso di elementi classici del nostro mondo mentale moderno: la ripresentazione di serie non casuali, la realtà materializzata dell'immaginario, attualismo del passato o del futuro e una combinazione dei tempi in generale. L'anno scorso a Marienbad non è il solo tentativo di questo genere. I suoi autori si sentono al contrario incoraggiati nel loro rigore dalla certezza che essi lavorano sulla strada verso la quale si avvia più o meno inconsciamente tutto il cinema contemporaneo. (Alain Resnais, “ L'Unità”, 10 gennaio 1961)
Che cosa fanno [i personaggi] quando sono altrove? Si sarebbe tentati di rispondere: nulla! Altrove, essi non esistono. Quanto al passato che il protagonista introduce di forza in questo mondo chiuso e vuoto, si ha l'impressione che egli lo inventi man mano che parla, qui e subito. Non esiste un anno scorso, e Marienbad non esiste più su alcuna carta geografica. Questo passato non ha alcuna realtà al di fuori dell'istante in cui è evocato con tanta forza. Senza dubbio il cinema è un mezzo d'espressione predestinato per questo genere di trama. La caratteristica essenziale dell’immagine è la sua presenza. Mentre la letteratura dispone di tutta una gamma di tempi grammaticali si può dire che, nell'immagine, i verbi sono sempre al presente: con ogni evidenza, ciò che si vede sullo schermo sta accadendo in quel momento. (Alain Robbe-Grillet, “L'année dernière à Marienbad”, Les editions Minuit, Parigi 1961)