Il nome divino di ADONAI (sfera superiore) «allude all'apertura o al movimento spontaneo dell'Unità eterna». Comprende sei forze seminali in potenza. Nella S situata al centro si nasconde il mistero dell'androginia divina, ma essa simboleggia anche Sophia e il Figlio della vergine.
Nell'inspirazione ed espirazione divine il trisillabo del Tetragramma JE-HO-VA, come eterno susseguirsi di diastole e sistole, solve e coagula, genera, a mo' di primo contraccolpo, il principio pneumatico del Padre in collera: il mondo delle tenebre. Quest'ultimo è caratterizzato da tre qualità:
1. Forza centripeta, d'attrazione (Saturno). Da essa sgorgano asprezza, durezza e freddo.
2. La forza di repulsione della «pungente amarezza», detta anche «pungiglione della sensibilità». Da essa nasce la mobilità mercuriale e la vita dei sensi.
3. Dalla contrapposizione di attrazione e repulsione (1 e 2) ha origine il movimento rotatorio della «ruota della paura» (Marte).
4. A causa dell'attrito e della rotazione si genera, come quarta qualità, al duplice fuoco di luce e tenebre, un lampo o «schrack». Da quest'ultimo sorge, come terzo principio, la natura bipolare formata dai quattro elementi e da tutte le creature viventi. L'espirante secondo principio del Figlio, che nasce dal chiaro fuoco dello Spirito, si fonda sulle seguenti qualità:
5. Luce o amore, il vero spirito (Venere).
6. Suono, tono, timbro: il gioioso ribollire dei cinque sensi (Giove).
7. II carattere di realtà, il «Mysterium magnum», o la sostanza propria del mondo visibile (Luna-Sophia).
«Secondo Böhme, gli antichi saggi avevano dato il nome ai pianeti sulla base di queste sette qualità della natura, “hanno compreso ben altro non solo le sette stelle, bensì anche le sette qualità presenti nella generazione di tutti gli esseri. Non v’è cosa nell’essere di tutto ciò che è che non sia dotato di sette qualità, perché esse sono la ruota centrale, la causa dello zolfo, in cui Mercurio prepara la pozione per il supplizio della paura”. Tutte le sette qualità “si generano reciprocamente e contemporaneamente, nessuna è la prima, nessuna è l’ultima».
(D.A. Freher, in Works of J. Behmen, edizioni Law, 1764)
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