L’anarchia rappresenta per lui una fonte d’ispirazione ideale che può dare un orientamento alle battaglie del momento. In L’anarchia egli ha riassunto così quest’ideale: «Parità di diritti e reciprocità di servizi», mentre la base dell’etica anarchica viene illustrata con il noto principio «a ciascuno secondo i suoi bisogni, da ciascuno secondo le sue possibilità». L’affermazione dell’anarchia rappresenterebbe dunque la creazione di una società libera, basata sulla reciprocità e la cooperazione, al posto di quella attuale fondata sulla competizione e sullo sfruttamento.
In alcuni casi Reclus appare disposto a elaborare alcune delle istituzioni che potrebbero esistere dopo una rivoluzione sociale.
Al Congresso di Berna della Lega per la Pace e la Libertà nel 1868 propone che la società futura sia una in cui tutte le strutture politiche precedentemente esistenti vengano sostituite dalle associazioni operaie. In quest’ottica, le suddivisioni amministrative esistenti, dalle regioni alle circoscrizioni di quartiere, non sono altro che «strumenti del dispotismo» creati da chi vuole centralizzare il potere. Anche i confini cosiddetti «naturali», pur essendo di indubbio interesse geografico, non vanno sfruttati per frapporre ostacoli tra i popoli. Infatti Reclus arriva a dire che non esiste niente che si possa definire «confine naturale».
Gli individui liberi, egli sostiene, respingeranno tutti i limiti territoriali artificiali e raggiungeranno la «giustizia ideale» riorganizzando la società attraverso «associazioni produttive e gruppi formati da queste associazioni». Le libere associazioni possono corrispondere più o meno alle comunità preesistenti, a seconda della scelta di chi vi fa parte.
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