venerdì 29 giugno 2018

GALERA di Sante Notarnicola

Là, dov’era più umido
fecero un fosso enorme
e nella roccia scavarono
nicchie e le sbarrarono

alzarono poi garitte e torrioni
e ci misero dei soldati, a guardia

ci fecero indossare la casacca
e ci chiamarono delinquenti

Infine
vollero sbarrare il cielo

...

non ci riuscirono del tutto

altissimi
guardiamo i gabbiani che volano



lunedì 18 giugno 2018

Le diverse forme dell’anarchia

La teoria anarchica è sempre più considerata come qualcosa che va oltre un semplice anti-statalismo, un’opposizione alle costrizioni, una ribellione contro l’autorità. Al suo interno ha sviluppato diverse forme e rappresenta sia una profonda critica a tutte le espressioni del dominio sia una pratica di trasformazione sociale che si fonda sulla cooperazione non autoritaria. Reclus ha dato un notevole contributo allo sviluppo di questa visione positiva di una futura società anarchica.
L’anarchia rappresenta per lui una fonte d’ispirazione ideale che può dare un orientamento alle battaglie del momento. In L’anarchia egli ha riassunto così quest’ideale: «Parità di diritti e reciprocità di servizi», mentre la base dell’etica anarchica viene illustrata con il noto principio «a ciascuno secondo i suoi bisogni, da ciascuno secondo le sue possibilità». L’affermazione dell’anarchia rappresenterebbe dunque la creazione di una società libera, basata sulla reciprocità e la cooperazione, al posto di quella attuale fondata sulla competizione e sullo sfruttamento.
In alcuni casi Reclus appare disposto a elaborare alcune delle istituzioni che potrebbero esistere dopo una rivoluzione sociale.
Al Congresso di Berna della Lega per la Pace e la Libertà nel 1868 propone che la società futura sia una in cui tutte le strutture politiche precedentemente esistenti vengano sostituite dalle associazioni operaie. In quest’ottica, le suddivisioni amministrative esistenti, dalle regioni alle circoscrizioni di quartiere, non sono altro che «strumenti del dispotismo» creati da chi vuole centralizzare il potere. Anche i confini cosiddetti «naturali», pur essendo di indubbio interesse geografico, non vanno sfruttati per frapporre ostacoli tra i popoli. Infatti Reclus arriva a dire che non esiste niente che si possa definire «confine naturale».
Gli individui liberi, egli sostiene, respingeranno tutti i limiti territoriali artificiali e raggiungeranno la «giustizia ideale» riorganizzando la società attraverso «associazioni produttive e gruppi formati da queste associazioni». Le libere associazioni possono corrispondere più o meno alle comunità preesistenti, a seconda della scelta di chi vi fa parte.

martedì 12 giugno 2018

Bookends di Simon and Garfunkel

Il 1968 è l’anno che consacra Simon e Garfunkel sia dal punto di vista commerciale che artistico. Oltre al successo del film Grammy Award per la colonna sonora; Mrs. Robinson votata canzone dell'anno arriva anche quello per l'album Bookends, nuovamente in cima alle chart americane e inglesi contemporaneamente. Grande seguito in America, sia la stampa specializzata e la televisione non cessano di occuparsi di loro mentre in  Inghilterra tutti gli album dei due sono presenti contemporaneamente in classifica. 
Prodotto per la prima volta in proprio sempre con l’aiuto del tecnico del suono Roy Halee, presente fin dai primi lavori, Bookends contende al successivo LP Bridge over Troubled Water il titolo di grande capolavoro di Simon & Garfunkel. L'impressione che si ha ascoltando il disco è quella di un percorso artistico che giunge a un apice espressivo, come se gli album precedenti fossero in qualche modo preparazione graduale a questo lavoro. Il minimalismo in grande stile, la letteratura tascabile del duo è ai massimi livelli. Simon & Garfunkel mettono  in discussione le proprie radici e influenze, leggi: Everly Brothers, Dylan, folk, il nuovo rock, per reimpostare un discorso musicale il più personale possibile. E' un disco discreto, che nulla inventa, ma è la storia della gente comune. È la storia dell'America minore. Una realtà dipinta con poche pennellate leggere ma che lasciano il segno. Ascoltiamo attraverso il disco le impressioni di due giovani musicisti in piena evoluzione, forse addirittura impreparati dal successo che li sta travolgendo. Musica urbana ma anche tradizionale che si insinua tra donne che percorrono velocemente la strada per andare al lavoro; tra uomini avvolti dallo smog e dal fumo delle loro sigarette in monotone giornate urbane, tutto tra speranza e insoddisfazione della vita quotidiana. Insomma è un album di vecchie foto sulla voglia di fuggire e sul passare delle stagioni, la fine dei sogni e dell'innocenza. 
Dodici canzoni in stato di grazia, da ascoltare tutte d'un
fiato.
L'album inizia dolcemente con la breve strumentale Bookends Theme, ma con la seconda traccia Save the Life of My Child la musica prende un improvviso e più pesante cambiamento utilizzando suoni di un sintetizzatore distorto e segna un allontanamento del duo dalla tradizionale
delicatezza delle loro composizioni. Save the Life of My Child contiene inoltre un estratto di The Sound of Silence. Mentre il brano precedente sfuma, parte America traccia che racconta il viaggio di due giovani amanti.
Di prettamente acustico sussurrato troviamo soltanto Overs e Old Friends, ambedue sincere divagazioni su vita di coppia e successi condivisi insieme. Old Friend contiene l'apporto strumentale di archi e fiati ed è una celebrazione della vecchiaia.
Segue America, un'altra ballata autobiografica, tra le migliori dell'intero repertorio di Simon. 
Voices Of Old People, un intermezzo solo parlato, due minuti di dialoghi tra anziani, registrazioni eseguite personalmente da Art Garfunkel in varie case di cura ed ospizi.
La prima facciata si chiude con lo stesso brano strumentale Bookends con l’aggiunta delle voci. 
Il lato B, parte con la poetica Fakin'It, segue l’orwelliana Punky's Dilemma.
La terza traccia è la versione definitiva di Mrs. Robinson, brano divenuto grandemente famoso per la sua inclusione nel film Il laureato (1967), con l'introduzione ritmata di voci e quel ritornello mandato a memoria da almeno tre generazioni. 
Con Hazy Shade Of Winter assistiamo ad un tentativo non molto riuscito di hard rock.
Il disco si chiude con At the Zoo, una canzone di Paul Simon dedicata a New York City, la canzone racconta la storia di un viaggio verso lo Zoo di Central Park, forse sotto l'effetto di droghe; quando il cantante raggiunge lo zoo, dà caratteristiche umane agli animali, e ne viene fuori una visione cinica verso la vita umana e la società.
La brevità del disco riflette la tecnica estremamente perfezionista utilizzata per la produzione. I musicisti passarono più di 50 ore in studio per incidere la sola Punky's Dilemma, per fare esempio, e le parti vocali furono sovra-incise diverse volte, in alcuni casi anche nota per nota, fino a quando tutti non erano soddisfatti del risultato.






martedì 5 giugno 2018

ZERO IN CONDOTTA di Jean Vigo

Alla fine delle vacanze, i giovani convittori tornano in un collegio della provincia francese. Il direttore dell'istituto, i sorveglianti, i professori, sono gli autoritari tutori di un ordine repressivo; soltanto il sorvegliante Huguet riesce a stabilire un rapporto di simpatia umana con i ragazzi. Quattro di questi (Caussat, Bruel, Colin e Tabard) organizzano una rivolta nel dormitorio poi, durante la festa del collegio, dall'alto di un tetto incitano i loro compagni alla ribellione.

Col pretesto che il cinema è nato ieri, noi ce ne serviamo infantilmente nello stesso modo in cui un papà balbetta per farsi comprendere dal suo bimbo. Una macchina da presa non è neppure una macchina pneumatica per fare il vuoto. Dirigersi verso il cinema sociale è consentire di svolgere una miriade di soggetti che l'attualità consentirebbe di rinnovare di continuo.E' liberarsi da due paia di labbra che mettono tremila metri per unirsi, e quasi altrettanti per staccarsi. 
(Jean Vigo, in "Bianco e Nero" n° 3, marzo 1949)

Mi sembra che la grandezza, l'originalità, l'importanza di Vigo risiedano proprio qui: questo mondo gli pareva inaccettabile, ed egli lo ha rifiutato. E' insorto contro di esso. E poi lentamente, dolorosamente, ha trovato una soluzione. Si è riconciliato con questa terra, con questa vita, questa condizione umana, ma non con questa società. Vigo è rimasto un rivoluzionario.
(Barthélemy Amengual, in "Positif" n° 7, maggio 1953