La storia dei Jethro Tull è strettamente legata a quella del suo istrionico cantante, Ian Anderson: in scena dal 1963 dapprima coi Blades, poi con i John Evan Smash nell’Inghilterra settentrionale, nel 1967 il folle flautista formò i Jethro Tull (dal nome dell’agronomo inglese che inventò la seminatrice meccanica) con il chitarrista Mick Abraham, il bassista Glenn Cornick ed il batterista Clive Bunker. Il gruppo fece subito scalpore per l’eccentricità del suo leader: barba e capelli incolti, scarpe da tennis rotte ed un flauto quasi strappato barbaramente dalle mani di Rahsaan Roland Kirk; con questa formazione i Jethro Tull entrarono subito in classifica con il primogenito This Was (Island, 1968), un album all’insegna del crossover tra blues, folk e jazz, rivisitati in modo molto personale.
Il nome dei Jethro Tull e lo stesso di un agronomo inglese del XVIII secolo. Il gruppo si impone subito per un originale folk rock blues progressive, caratterizzato dal flauto traverso di Ian Anders. Lo strumento nuovo per il rock, e Anderson lo usa in maniera assai spettacolare, l’icona del gruppo diventerà la silhouette di Anderson che suona il flauto su una gamba sola.
Alla fine dello stesso anno di This Was, Mick Abraham lascia i Jethro Tull per formare i Blodwyn Pig. Dopo aver vagliato chitarristi come Toni Iommi degli Earth, futuri Black Sabbath e Dave O’List dei Nice, a convincere tutti è Martin Lancelot Barre. Il nuovo disco Stand Up esce nell’agosto del 1969. Ottima la copertina con il disegno ligneo di Jimmy Grashow e dal “pop up” con la sagoma del gruppo che salta dalla “gatefold sleeve”,
La distorta A New Day Yesterday apre le danze con un blues pesante, caratterizzato da chitarra, armonica e flauto che danno vita ad una atmosfera alla Cream con il suo giro ipnotico di basso.
In Jeffrey Goes To Leicester Square entra in gioco anche il mandolino, dando alla canzone un taglio folk popolare, tra chitarra elettrica ed effetti "Leslie", flauti e piccoli tamburi, si riferisce a Jeffrey Hammond, amico di Anderson che, due anni più tardi, diverrà il secondo bassista della band.
Il pezzo forte è Bourée, con cui ancora una volta il nuovo rock inglese si accosta a Bach: è un rifacimento per flauto della "Bourrée" una danza tratta dalla Suite per liuto in Mi minore BWV 996, rispettoso del tempo ma diverso nella tonalità d’impianto (Re minore) e nello svolgimento colorato di jazz. Rifacendosi un po’ alle sonorità dei Pentangle Anderson rielabora la melodia della Suite in un’accattivante jazz-blues, lasciando un rilevante spazio al basso di Cornick.
La voce di Anderson si alza su Back To The Family canzone urbana, seguita dalla fragile Look Into The Sun dal sapore popolare, speziato dal flauto dolce e dalla chitarra acustica,
La seconda facciata del LP si apre con Nothing Is Easy il brano più lungo dell’album con sonorità psichedeliche blues degli inizi.
L’esotica Fat Man dai toni orientali da incantatore di serpenti sviluppati dal sitar e con una grandiosa ritmica ai bonghi, la raffinata We Used To Know (a detta di molti il brano fornirà il giro di accordi per “Hotel California” degli Eagles) è un brano un po’ più cupo rispetto al resto dell’album, con Barre in evidenza, tra effetti "wah-wah" e meravigliosi assoli.
La dolce Reasons For Waiting quasi una pastorale, una canzone di una dolcezza incredibile, dove l’orchestra aggiunge un tocco classico che concentra l’attenzione sulle arrangiamenti degli archi, coprendo tutti gli altri strumenti.
Chiude l’album For a thousand Mothers punteggiata da incredibili assoli al flauto di Anderson.
Nessun commento:
Posta un commento