venerdì 2 marzo 2018

Hermitage di Carmelo Bene


Nella camera di un albergo un uomo gioca simbolicamente con se stesso, con ciò che lo circonda, oggetti e forme evanescenti, sino a stabilire, nella profondità della sua psiche, una identità "uomo-donna" che gli è intimamente radicata.

Nel cinema esiste il montaggio, sicché il film non è soltanto già scritto, ma anche già letto, dal momento che viene montato. Sicché è già criticato, criticato, criticato. Un'ultima critica che si aggiunga al montaggio non può essere che una diffamazione. Durante il montaggio, critico quello che ho girato. La critica può sparire a patto che la critica sia stata portata a termine; è può ricominciare il cinema. Se ci si rifiuta di essere contemporanei, bisogna prendere posizione. Io non mi interesso degli operai perché non mi interesso di me stesso. Bisogna rifiutare l'attualità. Se le strade non ti vanno, non c'è bisogno che tu esca. Non devi uscire. Lo ripeto: bisogna rifiutarsi di essere contemporanei. Provo vergogna per quelli come me, ritengo anzi che occorra assumere un atteggiamento aristocratico; e occorre il coraggio di sostenerlo. E' la migliore soluzione. Non so dire se sono un idealista ma, certo, mi vergogno di essere un cineasta.
(Carmelo Bene, in "Zoom" n.1,1975) 

Questo film è importante perché ha il carattere di un vero e proprio manifesto della poetica di Bene. In esso, infatti, sono contenuti, in nuce, i temi, i motivi, lo stile, le tendenze e i rimandi culturali di tutta quanta la sua opera.  

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