giovedì 1 dicembre 2016

LA RICOTTA di Pier Paolo Pasolini

Alla periferia di Roma, un regista inerte e sfiduciato che si atteggia a "intellettuale di sinistra" gira gli esterni di un film oleografico sulla Passione di Cristo. Mentre tecnici, attori e comparse svolgono il loro lavoro senza convinzione e in clima di baldoria, il sottoproletario Stracci, che interpreta la parte di uno dei ladroni, oppresso da fame atavica e dal problema del mantenimento di una moglie e di quattro figli, durante un intervallo delle riprese mangia troppa ricotta e muore di indigestione sulla croce.

Va posto un legame tra le due opere, il Vangelo edificante, estetizzante del suo Orson Welles regista, dove è affermato che chi muore crea lo scandalo, e il suo Vangelo Secondo Matteo, i cui protagonisti sono tutti proletari. Bisogna mostrare da dove lei è partito e quale cammino a percorso. (Jean-Paul Sartre, in "l'Unità" 22 dicembre 1964)

Si sa che per Marx il Lumpenproletariat era oggetto di disprezzo, e anche per le correnti che si richiamano alla sua dottrina simili frange disfatte della società borghese valgono unicamente in quanto elemento di rottura; Pasolini il marxismo è uno dei tanti temi mentali contemporanei di cui egli si impadronisce con l'intelligente dilettantismo del fiancheggiatore. (Gianfranco Contini, "La letteratura italiana", Sansoni, Firenze 1974)

Il mondo del"Passato", della "Tradizione", delle città antiche e di una intera civiltà precapitalistica, è riaffermato da Pasolini come vero "moderno" rispetto alla "Dopostoria" neocapitalistica. Gian Carlo Ferretti, "Pasolini: l'universo orrendo", Editori Riuniti, Roma 1976) 

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