Nel settembre del 1944, quando l'Armata Rossa vittoriosa era ormai vicina, Varsavia insorge contro gli occupanti tedeschi e sopporta una durissima repressione. Alcuni insorti cercano scampo fuggendo nelle fognature della città. Nell'allucinante dedalo dei canali sotterranei, costoro muoiono a uno a uno, suicidi o uccisi dai nazisti.
Forse c'erano delle ragioni specifiche che contribuiscono al successo dei miei film. Per quanto concerne I dannati di Varsavia, è possibile che sia stata una cosa che si vede raramente al cinema: il fatto che l'accanimento umano, l'accanimento nella difesa della vita, può raggiungere proporzioni tali da far si che la gente scenda in fogne puzzolenti, cosa che è già di per se stessa simbolo di qualcosa di atroce. Del resto, l'avvenimento stesso, l'insurrezione di Varsavia, era generalmente noto. E' uno di quegli episodi della storia - strano, paradossale, tragico - che reclama di per se stesso una opera d'arte che lo rappresenti. Mi sembra che esistano nel mondo dei soggetti che richiedono un film. (Andrzej Wajda, in "E'tudes Cinématographiques" n. 69-72, ottobre 1968)
I dannati di Varsavia è un opera originale, matura e sconvolgente, sulla sollevazione di Varsavia nel 1944. Wajda considera questo film la sua realizzazione più completa. Infatti è irripetibile la nebbiolina che si solleva dai liquami della cloaca di Varsavia e a momenti la trasforma in Eden di musica e di amore nel quale i tragici eroi di Wajda si confrontano senza speranze con il proprio destino. (Sveta Lukic, in "Cinema Nuovo" n. 257, febbraio 1979)
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