LA TERRA TREMA di Luchino Visconti
Ad Aci Trezza, centro peschereccio nei pressi di Catania, il pescatore Ntoni Vallastro tenta di lottare contro i grossisti del pesce che sfruttano tutta la comunità. A tale scopo, egli cerca la solidarietà dei compaesani, ma rimane isolato, e così ipoteca la casa per poter comprare una barca e lavorare in proprio. Dopo i primi limitati successi, la barca si schianta in una tempesta. La famiglia Vallastro torna in miseria più di prima, si sgretola, è costretta anche ad abbandonare la casa. Ntoni torna a cercare lavoro a giornata, ma non è un vinto: ha preso coscienza degli errori compiuti, e sa cosa resta da fare per mutare le condizioni di vita di tutto il paese
"A me, lettore lombardo, abituato per tradizionale consuetudine al limpido rigore della fantasia manzoniana, il mondo primitivo e gigantesco dei pescatori di Aci Trezza e dei pasori di Marimeo era sempre apparso sollevato in un tono immaginoso e violento di epopea: ai miei occhi lombardi la Sicilia di Verga era apparsa davvero l'isola di Ulisse, un isola di avventure di fervide passioni, situata immobile e fiera contro i marosi del mare Jonio. Pensai così a un film sui Malavoglia" (Luchino Visconti, in "Stile" volume VII, inverno 1941)
"L'epoca d'oro del cinema italiano si conclude con un solo grande film sul Mezzogiorno: La Terra Trema di Visconti. Un film che vale a riscattare e colmare il vuoto che lo circonda, capace com'è di porsi come un faro - assai difficile da raggiungere, in verità - per i giovani registi che attraversano le nebbie della crisi del neorealismo. Quelle coppie di remi che sospingono la barca - e il mare è simbolo di speranza - richiamano alla mente, e non v'è azzardo, il pulsare dei pistoni e delle bielle della corazzata Potemkin."
(Dario Natoli, in "Cronache meridionali" numero 6, dicembre 1961)
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